La Nuova Sardegna

blitz nelle campagne di ortueri 

Dall’Anonima ai campi di marijuana arrestato un ex sequestratore

di Kety Sanna
Dall’Anonima ai campi di marijuana arrestato un ex sequestratore

NUORO. Era tornato in libertà due anni fa dopo 30 anni di carcere per il sequestro dell’imprenditore di Dolianova Gianni Murgia, rapito il 20 ottobre del 1990 e rilasciato a Teti dopo 83 giorni di...

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NUORO. Era tornato in libertà due anni fa dopo 30 anni di carcere per il sequestro dell’imprenditore di Dolianova Gianni Murgia, rapito il 20 ottobre del 1990 e rilasciato a Teti dopo 83 giorni di prigionia e il pagamento di 600 milioni di lire di riscatto. Renato Porcu, allevatore 65enne di Austis è stato sorpreso a fare da “guardiano” a una maxi piantagione di marijuana nelle campagne di Ortueri. La sua vita da uomo libero è finita qualche giorno fa, all’interno di una tenda da campeggio sistemata nelle campagne del paese del Mandrolisai, in località “Cheressia”, in un terreno di 5000 metri quadri, tra filari di piante di canapa indiana alte fino a due metri. Circa 3800 ne hanno contato ed estirpato i carabinieri della stazione del paese e delle squadriglie del nucleo investigativo del comando provinciale che hanno scoperto l’ennesima piantagione dopo un’intensa attività di perlustrazione e continui appostamenti. Renato Porcu si era stabilito a tempo pieno nel terreno, in una zona impervia e difficilmente raggiungibile.

Viveva all’interno di una tenda verde, ben mimetizzata tra la vegetazione, fornita di energia elettrica attraverso un pannello solare. L’ex sequestratore si era organizzato alla perfezione per stare nel terreno che da lì a breve avrebbe potuto fruttare tanto. Nell’accampamento non mancava nulla: trovati un frigorifero con all’interno viveri e bevande, un telefonino, stoviglie, un materasso ad acqua e un fornellino per cucinare. Porcu si occupava della coltivazione nonostante fosse munita di un sofisticato impianto di irrigazione a goccia, alimentato da due cisterne in vetroresina. Gli investigatori che da tempo avevano individuato l’area seminata illegalmente in una zona di proprietà privata, al fine di risalire ai responsabili avevano avviato un’attività di osservazione che è durata diversi giorni anche con condizioni climatiche proibitive. Nascosti tra gli arbusti e attenti a non essere visti, controllavano da distanza i movimenti del “guardiano” che però non poteva aver organizzato quell’impresa agricola tutta da solo. Fino a qualche giorno fa quando, approfittando dell’arrivo a “Cheressia” di un’altra persona i militari hanno deciso di uscire allo scoperto. Renato Porcu e Vincenzo Porcu, 40enne di Teti (i due non sono parenti), colti in flagranza mentre erano intenti a curare e innaffiare le piante, hanno visto spuntare dal nulla gli uomini in mimetica che hanno intimato loro di stare fermi. Per i due sono scattate le manette con l’accusa di coltivazione illegale di sostanza stupefacente aggravata dall’ingente quantitativo. Le piante estirpate, infatti, hanno raggiunto un peso complessivo, al netto delle radici, di circa cinque tonnellate. «La canapa avrebbe potuto fruttare sul mercato illegale circa quattro milioni di euro – ha sottolineato ieri mattina nel corso di una conferenza stampa il maggiore Marco Keten –. Smaltita in un apposito impianto, per trasportarla dalle campagne di Ortueri è stata necessaria, ancora una volta, la collaborazione dell’Ente foreste che dopo l’ultimo ritrovamento a Ollolai, ha messo a disposizione per il trasporto delle piante i suoi mezzi pesanti».

A parte i due Porcu, sono stati coinvolti nell’inchiesta coordinata dalla procura di Oristano (nella persona del sostituto procuratore Sara Ghiani), anche altre cinque persone, bloccate a poche centinaia di metri dalla piantagione dopo il blitz dei militari. Per loro è scattata la denuncia in stato di libertà per concorso nel medesimo reato. Si tratta di Gianluca Carboni di Ortueri (assistito dall’avvocato Matteo Etzo), Nicola Carta, Agostino Floris, Francesco Gioi e Lorenzo Mulvoni di Desulo (difesi dall’avvocato Antonello Cucca). I cinque indagati sono stati trovati a bordo di una Opel Corsa nelle campagne di “Cheressia”, la mattina dell’arresto dei due allevatori e del sequestro della maxi piantagione. All’interno dell’auto su cui viaggiavano i militari hanno trovato dei passamontagna. Intanto, ieri mattina Renato e Vincenzo Porcu, difesi dagli avvocati Nazarena Tilocca e Roberto Nuti, sono comparsi davanti al gip del tribunale di Oristano, Annie Cécile Pinello, per l’udienza di convalida e si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

I loro legali hanno chiesto per entrambi gli arresti domiciliari ma dovranno attendere che il giudice sciolga la riserva.



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