La Nuova Sardegna

Aggressioni agli infermieri ora il Cpr è a rischio caos

di Paolo Merlini
Aggressioni agli infermieri ora il Cpr è a rischio caos

Centro per rimpatri, i sanitari: non ci sono le condizioni per lavorare in sicurezza I lavoratori denunciano: un migrante ha preso in ostaggio un nostro collega

13 febbraio 2020
3 MINUTI DI LETTURA





MACOMER. Ad appena tre settimane dall’apertura, la situazione del Cpr è incandescente e sta per raggiungere livelli di guardia. La denuncia arriva dal personale sanitario all’interno del centro per rimpatri nella zona industriale di Macomer che minaccia compatto l’astensione dal lavoro e in qualche caso le dimissioni. Motivazioni? Non ci sono le condizioni per lavorare in sicurezza, sostengono i lavoratori, la nostra incolumità è messa a rischio di continuo. Per questo medici e infermieri chiedono di poter avere accanto uomini della sicurezza durante l’assistenza sanitaria ai migranti, e non come sinora sarebbe accaduto in casi di aggressione per così dire conclamati. Dalla denuncia del personale infermieristico e medico si apprende inoltre che gli episodi cruenti – risse o autolesionismi – sono ormai all’ordine del giorno.

Un esempio riguarda la notte tra martedì e mercoledì, particolarmente tormentata per il centro e in certi momenti di terrore per gli operatori. L’episodio più grave attorno alle due, quando uno dei migranti “trattenuti” (questo lo status giuridico) nella struttura avrebbe inveito verso il personale sanitario con urla e calci alla porta dell’infermeria. Nella segnalazione dei lavoratori all’agenzia interinale che li ha assunti si parla addirittura di un “collega tenuto in ostaggio”. Più probabilmente l’uomo si è chiuso a chiave dentro l’infermeria, certo terrorizzato, in attesa dell’arrivo della sicurezza che, sempre secondo la testimonianza dei sanitari, sarebbe arrivata solo dopo un’ora e mezza dalla richiesta di aiuto. È proprio sui ritardi della sicurezza che si concentra la protesta del personale infermieristico, che chiede a gran voce un’assistenza continua durante l’attività, specie di notte, invece che nei soli casi di emergenza. Protesta condivisa dal medico in servizio nella struttura, che secondo indiscrezioni avrebbe annunciato le proprie dimissioni.

Ma che la situazione della sicurezza all’interno del Cpr di Macomer stia raggiungendo livelli di guardia lo dimostra il registro degli interventi dell’infermeria nella stessa notte tra martedì e mercoledì. Registro che fa capire come risse e aggressioni tra gli stessi migranti (di varie nazionalità, una cinquantina al momento) siano frequenti. Attorno alla mezzanotte a un migrante nordafricano sono state riscontrate lesioni al volto e al corpo provocate da un oggetto contundente; un’ora più tardi un altro uomo, originario anche lui del Maghreb, si è presentato in infermeria sanguinante, con lesioni al capo, al collo e a un arto: dopo essere stato medicato è stato condotto dal 118 all’ospedale di Nuoro per ulteriori accertamenti. Episodi, si diceva, avvenuti durante una sola notte, ai quali si sommano alcuni casi eclatanti dei giorni scorsi, trapelati all’esterno nonostante l’obbligo di riservatezza richiesto ai lavoratori: un migrante che ha tentato di impiccarsi, un altro che si è provocato lesioni.

È la faccia oscura dei Cpr, i centri per il rimpatrio dei migranti tanto contestati che per i migranti che vi vengono “trattenuti” (non sono classificati come detenuti perché non devono rispondere di reati penali, ma non possono lasciare la struttura) sono l’ultima stazione prima del rimpatrio coatto nelle nazioni d’origine, dalle quali erano scappati per le ragioni più diverse. Non possono comunicare con l’esterno perché gli vengono sottratti i cellulari. Persone esasperate, dunque, che spesso non hanno più nulla da perdere. In questa situazione si può ben capire la preoccupazione degli operatori sanitari, giovani perlopiù, che ora chiedono le condizioni minime di sicurezza per poter lavorare, minacciando l’astensione in caso contrario. Gli infermieri sono stati assunti da un’agenzia interinale per conto della Ors, la multinazionale svizzera che si occupa di migranti che ha vinto l’appalto per la gestione del centro. «Vari incidenti nel Cpr possono portare a situazioni eccezionali che richiedono misure speciali. Attualmente stiamo discutendo con la prefettura e le autorità locali per migliorare la situazione», è la risposta del responsabile della comunicazione della società nel cui sito si parla di «accoglienza, assistenza e integrazione» ma non si fa cenno ai centri per rimpatri.

Primo piano
Il caso

Torna l’incubo malaria a Olbia: gravissimo un quarantenne

di Carolina Bastiani
Le nostre iniziative