Realtà molto diverse e costi più alti
Il docente Marcetti è incuriosito dalla linea della ministra ma invita alla cautela
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OLBIA. Dici Ibiza o Tenerife e ti vengono in mente schiere di alberghi multipiano affacciati sul mare. Milioni di turisti che ogni hanno sbarcano nelle isole Baleari o alle Canarie viaggiando su aerei e navi stracolmi. Dici Ibiza e Tenerife e pensi: perché da noi no?
«Ci sono delle differenze fondamentali tra il modello Baleari e la Sardegna - dice Carlo Marcetti, olbiese, docente universitario che ha insegnato Economia dei trasporti e Politiche economiche per il turismo - e per questo serve cautela nel valutare l’esempio spagnolo».
Alcune differenze sono di tipo culturale e politico: «Le Baleari sono una destinazione turistica molto diversa dalla nostra - ricorda - . Il Modello Baleari, al quale forse sta pensando il ministro, ha una sua filosofia che non si è scelto di seguire qui in Sardegna. parlo di alberghi di 12 piani affacciati sul mare mentre nell’isola si è sempre badato a una maggiore salvaguardia dei beni ambientali».
Tolta questa linea di condotta che, seppure con cedimenti non rari e tentativi di introdurre una maggiore tolleranza verso il cemento fronte mare, ha tutto sommato tenuto sino a oggi, è difficile individuare un Modello Sardegna, coerente e organico: «Pur avendo avuto qui un rapporto diverso con il patrimonio ambientale, tutto quello che abbiamo fatto sinora è stato l’accompagnamento di quel che accade. Stiamo sempre cercando modelli e, nel frattempo, non ci preoccupiamo di far funzionare quelli che abbiamo. Credo sia questo il nostro vero problema».
Quindi non sarebbe utile rifarsi all’esempio spagnolo? «Bisogna vedere quanto quelle modalità sono adatte per l'isola. La continuità aerea spagnola con le isole è molto differente dall’idea che abbiamo noi. È una continuità che riguarda tutti gli scali e tutte le compagnie. Non c’è una compagnia che ha in esclusiva il servizio. Ovviamente un sistema del genere ha costi più elevati. Ma non bisogna avere preclusioni: l’intervista alla ministra De Micheli ci lascia ricchi di curiosità. Forse sinora le scelte che abbiamo fatto ci hanno condizionato. Avevamo una compagnia locale che aveva sede in Sardegna e che ora non c’è più. Ora si va verso la creazione di una newco per salvare Alitalia. Immagino che, nelle future scelte per la continuità territoriale, si vorrà salvaguardare Alitalia. Rendiamoci conto che il modello spagnolo aprirebbe a tutti, comprese le compagnie low cost».
Quello che Marcetti contesta è il solito tentativo di andare all’inseguimento di soluzioni già adottate da altri: «Noi italiani siamo sempre stati capaci di creare. Ma spesso inseguiamo gli altri. Per 15 anni abbiamo discusso del modello Corsica, ora non se ne parla più. Perché? Non va più bene? E perché allora non dare uno sguardo al sistema di collegamento tra la Sicilia e le isole minori? Nessuno si lamenta, forse funziona bene». (r.pe.)
«Ci sono delle differenze fondamentali tra il modello Baleari e la Sardegna - dice Carlo Marcetti, olbiese, docente universitario che ha insegnato Economia dei trasporti e Politiche economiche per il turismo - e per questo serve cautela nel valutare l’esempio spagnolo».
Alcune differenze sono di tipo culturale e politico: «Le Baleari sono una destinazione turistica molto diversa dalla nostra - ricorda - . Il Modello Baleari, al quale forse sta pensando il ministro, ha una sua filosofia che non si è scelto di seguire qui in Sardegna. parlo di alberghi di 12 piani affacciati sul mare mentre nell’isola si è sempre badato a una maggiore salvaguardia dei beni ambientali».
Tolta questa linea di condotta che, seppure con cedimenti non rari e tentativi di introdurre una maggiore tolleranza verso il cemento fronte mare, ha tutto sommato tenuto sino a oggi, è difficile individuare un Modello Sardegna, coerente e organico: «Pur avendo avuto qui un rapporto diverso con il patrimonio ambientale, tutto quello che abbiamo fatto sinora è stato l’accompagnamento di quel che accade. Stiamo sempre cercando modelli e, nel frattempo, non ci preoccupiamo di far funzionare quelli che abbiamo. Credo sia questo il nostro vero problema».
Quindi non sarebbe utile rifarsi all’esempio spagnolo? «Bisogna vedere quanto quelle modalità sono adatte per l'isola. La continuità aerea spagnola con le isole è molto differente dall’idea che abbiamo noi. È una continuità che riguarda tutti gli scali e tutte le compagnie. Non c’è una compagnia che ha in esclusiva il servizio. Ovviamente un sistema del genere ha costi più elevati. Ma non bisogna avere preclusioni: l’intervista alla ministra De Micheli ci lascia ricchi di curiosità. Forse sinora le scelte che abbiamo fatto ci hanno condizionato. Avevamo una compagnia locale che aveva sede in Sardegna e che ora non c’è più. Ora si va verso la creazione di una newco per salvare Alitalia. Immagino che, nelle future scelte per la continuità territoriale, si vorrà salvaguardare Alitalia. Rendiamoci conto che il modello spagnolo aprirebbe a tutti, comprese le compagnie low cost».
Quello che Marcetti contesta è il solito tentativo di andare all’inseguimento di soluzioni già adottate da altri: «Noi italiani siamo sempre stati capaci di creare. Ma spesso inseguiamo gli altri. Per 15 anni abbiamo discusso del modello Corsica, ora non se ne parla più. Perché? Non va più bene? E perché allora non dare uno sguardo al sistema di collegamento tra la Sicilia e le isole minori? Nessuno si lamenta, forse funziona bene». (r.pe.)