«Conciliare le esigenze di vettori e viaggiatori»
di Roberto Petretto
Il dibattito sulla continuità territoriale: parla il manager della compagnia Dat Vallero: «In Sicilia funziona, in Sardegna il bando non era più appetibile»
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SASSARI. Modello italiano con applicazioni sarde, modello franco-corso, modello spagnolo: la questione della continuità territoriale rischia di diventare più complessa di quella della seclta di un sistema elettorale. Le parole della ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, nell’intervista rilasciata a La Nuova, hanno aperto il dibattito sul cosiddetto modello spagnolo. Il sistema italiano, da queste parti, ha mostrato deipunti deboli. Eppure c’è iIn Italia chi la continuità la applica con buoni risultati: la Dat, compagnia aerea danese, assicura i collegamenti tra la Sicilia e le isole minori.
Luigi Vallero, dopo essere stato tra i top manager della vecchia Meridiana, da tempo è responsabile per l’Italia della compagnia danese. Vive a Olbia e quindi conosce bene anche la realtà sarda: «Ciò che è capitato nell'ultimo anno e mezzo - dice parlando della situazione locale - ha spinto verso un meccanismo che non rendeva appetibile il bando per alcun vettore. Se la Regione vuole che bando sia appetibile, deve fare in modo che il vettore trovi un interesse a partecipare».
Luigi Vallero ricorda le vicissitudini della continuità aerea in Sardegna negli ultimi anni: «La continuità in Sardegna è stata difficile da seguire, ci si è allontanati da un modello di riferimento. Mi pare si sia persa un po' la strada per finire in una situazione che ora diventa difficile da calare nella realtà».
La soluzione deve trovare un punto di equilibrio: «Il modello deve funzionare per il territorio, ma deve anche garantire la sostenibilità economica alle compagnie, almeno a livello di pareggio - prosegue Vallero -. Diciamo che negli ultimi anni sono state adottate soluzioni troppo fantasiose, che non si sposavano più con le esigenze dei vettori. Non pensavo di dover vedere quello che ho visto».
I modelli di continuità attuati in Sardegna e nelle isole minori della Sicilia non sono così diversi tra loro: «Quella che collega Lampedusa e Pantelleria alla Sicilia è una continuità territoriale forse ancora più indispensabile di quella sarda. Le piccole isole sono ancora più sfavorite: in Sardegna si trova tutto ciò che serve per la sussistenza, a Lampedusa e Pantelleria no. La continuità territoriale è in qualche modo più indispensabile per chi le abita durante tutto l'anno e ancora di più durante l'inverno, quando capita che per il maltempo le navi siano costrette a sospendere i collegamenti. A quel punto l'unico mezzo di collegamento rimane l'aereo e a volte neanche noi siamo costretti a fermarci».
Come funziona? «Anche in Sicilia c'è uno stanziamento che ha un ammontare predefinito, con un numero di voli da fare predefinito. È il modello all’italiana, che è diverso dal modello spagnolo, dove non c’è un importo predefinito, ma tariffe agevolate per i residenti. Se aumenta il numero di residenti, aumenta il numero di milioni a disposizione per soddisfare le richieste. In sostanza in Spagna non c’è un tetto di stanziamento per finanziare la continuità territoriale. In Italia c'è invece un ammontare predefinito: se i passeggeri sono mille ci sono formule di rimborso». Il modello adottato in Francia per la Corsica è invece un via di mezzo.
Quale strada seguire, dunque? «Non ci sono facili soluzioni - ammonisce Vallero -: certo, bisogna guardarsi intorno e ispirarsi a modelli virtuosi senza inventarsi cose fantasiose. Il modello spagnolo mi pare abbia dimostrato di funzionare bene, ma comporta la presenza di uno Stato che deve essere disposto a garantire le necessarie sovvenzioni».
Però è necessario prendere il meglio: «Forse il modello italiano ha fatto il suo tempo. Forse è ora di andare verso modello più aperto, che coinvolga diversi vettori, si ottengono stessi risultati».
@Petretto. @RIPRODUZIONE RISERVATA
Luigi Vallero, dopo essere stato tra i top manager della vecchia Meridiana, da tempo è responsabile per l’Italia della compagnia danese. Vive a Olbia e quindi conosce bene anche la realtà sarda: «Ciò che è capitato nell'ultimo anno e mezzo - dice parlando della situazione locale - ha spinto verso un meccanismo che non rendeva appetibile il bando per alcun vettore. Se la Regione vuole che bando sia appetibile, deve fare in modo che il vettore trovi un interesse a partecipare».
Luigi Vallero ricorda le vicissitudini della continuità aerea in Sardegna negli ultimi anni: «La continuità in Sardegna è stata difficile da seguire, ci si è allontanati da un modello di riferimento. Mi pare si sia persa un po' la strada per finire in una situazione che ora diventa difficile da calare nella realtà».
La soluzione deve trovare un punto di equilibrio: «Il modello deve funzionare per il territorio, ma deve anche garantire la sostenibilità economica alle compagnie, almeno a livello di pareggio - prosegue Vallero -. Diciamo che negli ultimi anni sono state adottate soluzioni troppo fantasiose, che non si sposavano più con le esigenze dei vettori. Non pensavo di dover vedere quello che ho visto».
I modelli di continuità attuati in Sardegna e nelle isole minori della Sicilia non sono così diversi tra loro: «Quella che collega Lampedusa e Pantelleria alla Sicilia è una continuità territoriale forse ancora più indispensabile di quella sarda. Le piccole isole sono ancora più sfavorite: in Sardegna si trova tutto ciò che serve per la sussistenza, a Lampedusa e Pantelleria no. La continuità territoriale è in qualche modo più indispensabile per chi le abita durante tutto l'anno e ancora di più durante l'inverno, quando capita che per il maltempo le navi siano costrette a sospendere i collegamenti. A quel punto l'unico mezzo di collegamento rimane l'aereo e a volte neanche noi siamo costretti a fermarci».
Come funziona? «Anche in Sicilia c'è uno stanziamento che ha un ammontare predefinito, con un numero di voli da fare predefinito. È il modello all’italiana, che è diverso dal modello spagnolo, dove non c’è un importo predefinito, ma tariffe agevolate per i residenti. Se aumenta il numero di residenti, aumenta il numero di milioni a disposizione per soddisfare le richieste. In sostanza in Spagna non c’è un tetto di stanziamento per finanziare la continuità territoriale. In Italia c'è invece un ammontare predefinito: se i passeggeri sono mille ci sono formule di rimborso». Il modello adottato in Francia per la Corsica è invece un via di mezzo.
Quale strada seguire, dunque? «Non ci sono facili soluzioni - ammonisce Vallero -: certo, bisogna guardarsi intorno e ispirarsi a modelli virtuosi senza inventarsi cose fantasiose. Il modello spagnolo mi pare abbia dimostrato di funzionare bene, ma comporta la presenza di uno Stato che deve essere disposto a garantire le necessarie sovvenzioni».
Però è necessario prendere il meglio: «Forse il modello italiano ha fatto il suo tempo. Forse è ora di andare verso modello più aperto, che coinvolga diversi vettori, si ottengono stessi risultati».
@Petretto. @RIPRODUZIONE RISERVATA