Zanda: da lui una lezione ai politici dal super ego
di Giovanni Bua
Il senatore del Pd ricorda l’amico Francesco: «Il suo pensiero politico è ancora attualissimo»
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SASSARI. «Molta parte della vita e del pensiero di Francesco Cossiga parla ancora all'Italia. Che deve superare l’emergenza sanitaria ed economica senza mai abbandonare il senso dello Stato o il rispetto dello stato di diritto. Come lui fece durante gli anni ’70, in uno dei momenti più complessi, duri e decisivi della nostra storia».
Così il senatore cagliaritano Luigi Zanda, che con il presidente ha condiviso gran parte della sua vita politica (è stato il suo portavoce al ministero dell’Interno dal 1976-1978 e alla presidenza dei consiglio dei ministri nel suo primo e il secondo governo) e che dello statista sassarese è rimasto intimo amico fino alla morte. Ieri pomeriggio ha chiuso il convegno dedicato alla memoria dell'ex capo di Stato, ultimo atto della commemorazione organizzata dall’università.
Un evento raccolto, quasi intimo. Ma ricco di importanti spunti e spiazzanti inviti alla riflessione. Stimolati dai relatori, Zanda appunto insieme il sindaco Nanni Campus e il costituzionalista Omar Chessa, moderati dal giornalista Gianni Garrucciu, che hanno raccontato il “loro” presidente, statista, studioso originale e coraggioso, politico di rango, ma soprattutto uomo poliedrico, dotto, divertente ma complesso, e sempre presente nella vita della sua Sassari.
«Cossiga – ha spiegato Zanda – era molto diverso dai frequentatori della politica del suo tempo, era curioso, ricco di humor. Anche se scavava continuamente nella sua anima, e lo faceva da solo, accompagnato dai suoi fantasmi. Era solo anche nel momento in cui la sua vita è stata cambiata, sconvolta, con il sequestro Moro e l’assassinio della sua scorta. Il suo pensiero è attualissimo e insegna che anche nei momenti più tragici della vita di una nazione, e io con lui ne ho vissuti tanti, chi ha responsabilità pubbliche non deve mai cadere in tentazione. Oggi noi vediamo troppi politici far prevalere il loro super ego sull’interesse generale e persino della propria parte politica. Che, in nome dell’emergenza, vogliono piegare i principi che reggono lo Stato. Cossiga ha vissuto, ha fatto politica e ha governato la sicurezza nazionale in momenti molto difficili, in cui il Paese, e il mondo intero ribollivano. E sapeva che lo Stato avrebbe vinto solo se fosse stato in grado di fare una credibile opposizione politica alla violenza. Una lezione, che, soprattutto oggi, dobbiamo tenere bene a mente».
Così il senatore cagliaritano Luigi Zanda, che con il presidente ha condiviso gran parte della sua vita politica (è stato il suo portavoce al ministero dell’Interno dal 1976-1978 e alla presidenza dei consiglio dei ministri nel suo primo e il secondo governo) e che dello statista sassarese è rimasto intimo amico fino alla morte. Ieri pomeriggio ha chiuso il convegno dedicato alla memoria dell'ex capo di Stato, ultimo atto della commemorazione organizzata dall’università.
Un evento raccolto, quasi intimo. Ma ricco di importanti spunti e spiazzanti inviti alla riflessione. Stimolati dai relatori, Zanda appunto insieme il sindaco Nanni Campus e il costituzionalista Omar Chessa, moderati dal giornalista Gianni Garrucciu, che hanno raccontato il “loro” presidente, statista, studioso originale e coraggioso, politico di rango, ma soprattutto uomo poliedrico, dotto, divertente ma complesso, e sempre presente nella vita della sua Sassari.
«Cossiga – ha spiegato Zanda – era molto diverso dai frequentatori della politica del suo tempo, era curioso, ricco di humor. Anche se scavava continuamente nella sua anima, e lo faceva da solo, accompagnato dai suoi fantasmi. Era solo anche nel momento in cui la sua vita è stata cambiata, sconvolta, con il sequestro Moro e l’assassinio della sua scorta. Il suo pensiero è attualissimo e insegna che anche nei momenti più tragici della vita di una nazione, e io con lui ne ho vissuti tanti, chi ha responsabilità pubbliche non deve mai cadere in tentazione. Oggi noi vediamo troppi politici far prevalere il loro super ego sull’interesse generale e persino della propria parte politica. Che, in nome dell’emergenza, vogliono piegare i principi che reggono lo Stato. Cossiga ha vissuto, ha fatto politica e ha governato la sicurezza nazionale in momenti molto difficili, in cui il Paese, e il mondo intero ribollivano. E sapeva che lo Stato avrebbe vinto solo se fosse stato in grado di fare una credibile opposizione politica alla violenza. Una lezione, che, soprattutto oggi, dobbiamo tenere bene a mente».