La Nuova Sardegna

Tra virus e tagli di Alitalia l'aeroporto di Cagliari è a rischio default

Claudio Zoccheddu
Tra virus e tagli di Alitalia l'aeroporto di Cagliari è a rischio default

540 dipendenti in bilico, servono contributi entro dicembre

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INVIATO A CAGLIARI. C’è una data di scadenza ed è tassativa: 31 dicembre. Dopo non sarà più possibile tornare indietro, il disastro sarà già sulle piste. Sull’aeroporto di Cagliari pende una gigantesca spada di Damocle che minaccia anche il resto dell’isola perché anche solo l’idea di perdere, o di vedere drammaticamente ridimensionata, una delle porte d’ingresso del territorio è un incubo che non dovrebbe mai trasformarsi in realtà. Invece, a causa di una serie di variabili impazzite scatenate dall’emergenza sanitaria e dal regime di incertezza in cui è rinchiuso il sistema della continuità territoriale aerea, anche le paure più recondite sembrano pronte a materializzarsi. Il tracollo si può evitare solo in un modo: aiuti economici. Cioè quello che è già stato fatto in diversi Paesi europei ma che in Italia ancora non è accaduto. E se la Sogaer, la società di gestione dell’aeroporto “Mario Mameli”, è riuscita a sopravvivere fino a oggi solo con le sue forze, aspettarsi che lo sforzo possa prolungarsi sino a data da destinarsi è una pia illusione. Servono soldi e servono subito. In attesa non ci sono solo i 540 lavoratori dell’aeroporto, che tra operativi e amministrativi si alternano in cassa integrazione fino al 31 marzo, ma un’intera Regione che rischia di isolarsi più di quanto dica la geografia.

Voli in bilico. Renato Branca è l’amministratore delegato della società che gestisce l’aeroporto di Cagliari-Elmas, il suo ufficio si affaccia sulla piste e quando gli si chiede una foto mette subito le mani avanti: «Facciamola in veranda, almeno si vedono gli aerei». Della serie, meglio non sprecare nemmeno un’occasione. Il futuro per lui è un periodo limitato e ha una scadenza: «In queste condizioni potremo resistere fino al 31 dicembre, al massimo. Poi il tempo sarà esaurito. E se in questi giorni non riusciremo a programmare la prossima stagione con le compagnie low cost e con i voli in continuità territoriale, avremo altri danni gravissimi oltre a quelli causati dal Covid-19». E da Cagliari non si stanno allontanando solo le low cost: «L’impossibilità di programmare il futuro rischia di far scappare anche Klm, British Airways, Lufthansa – aggiunge Branca –. Ci chiedono certezze che al momento non possiamo offrire. Per le low cost è sufficiente l’esempio di Wizzair che aveva inaugurato la rotta Cagliari-Bucarest ma che ha scelto di lasciare la Sardegna per la Sicilia perché ha ottenuto condizioni aeroportuali migliori».

L’emergenza sanitaria. Branca inizia il racconto da un’altra data simbolo dell’aviazione civile: «Dopo l’11 settembre ero convinto che il modo di volare sarebbe cambiato per sempre – ricorda l’Ad di Sogaer –. Poi è andata davvero così, basti pensare alle nuove norme sui bagagli, ma tutto sommato l’effetto è durato poco. Quella che viviamo adesso, invece, è una situazione mai accaduta che porterà novità che entreranno a far parte della vita di tutti gli aeroporti in pianta stabile, come le mascherine e i test sanitari. Ma per fare in modo che questo accada si dovranno prima salvare gli aeroporti». Il lockdown è costato alla Sogaer, in termini di passeggeri, un calo dell’85 per cento tra marzo e agosto: «Chiuderemo il bilancio in negativo ma copirermo le perdite con le nostre riserve. Abbiamo investito 250mila euro per i misuratori di temperatura, i macchinari per la sanificazione e per la sicurezza del personale dell’aeroporto – spiega Branca –. Per questo è necessario che lo Stato rompa gli indugi e si comporti come sta accadendo altrove. La Germania ha destinato 1,3 miliardi agli aeroporti e 9 miliardi a Lufthansa, con il benestare dell’Unione europea. Hanno capito il problema e stano provando a risolverlo. Noi non abbiamo ricevuto un euro nonostante Assaeroporti abbia chiesto 800 milioni allo Stato. Ora possiamo solo attendere». La Regione, intanto, ha indossato i panni del mediatore: «Sanno che abbiamo pochissimo tempo a disposizione e l’assessorato ai Trasporti ha cercato di sottolineare il problema e di aprire un dialogo durante la conferenza Stato- Regioni». Le risposte, però, non sono ancora arrivare. E in più la continuità territoriale non dà alcuna certezza: «Chiediamo una soluzione per la continuità territoriale ma è necessario che vengano rispettati perlomeno i patti. Alitalia non può tagliare i voli perché l’indice di riempimento è basso. Questa non è continuità territoriale». L’unica cosa che resta in piedi e che, anzi, sembra rinsaldata, è la collaborazione con gli altri due scali sardi: «L’intero mondo dell’aviazione è al centro di una tempesta perfetta. Gli aeroporti sardi remano nella stessa direzione anche grazie al rapporto forte con la Regione a cui chiediamo il supporto necessario per far ripartire gli aeroporti e l’economia dell’isola», conclude Branca.

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