La Nuova Sardegna

Il canale tombato non ha retto la pressione

Il canale tombato non ha retto la pressione

Storia dell’ennesimo disastro annunciato in un paese costruito per metà sul letto del rio Cuccureddu

29 novembre 2020
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BITTI. Un disastro terrificante, «Su Bitti è arrivato qualcosa che il territorio non è riuscito a sopportare dal punto di vista idraulico. Con tutta la buona volontà il sindaco ha fatto tutto quello che doveva fare, purtroppo l'evento, per quanto previsto, ha fatto il suo corso in questo modo». Lo ha detto, subito dopo il disastro, il direttore generale della Protezione civile sarda Antonio Belloi. Il paese è letteralmente diviso in due da un fiume, raccolto in un canale tombato che scende da via Cavallotti e passa sotto la piazza Asproni, scendendo poi per via Brigata fino all’uscita del paese verso Onanì. Un canale che ha almeno un centinaio di anni. Prima di arrivare fuori dall’abitato, si incontra con un altro canale tombato sotto via Brescia. Per la messa in sicurezza dell’area urbana sono stati già finanziati, come prima tranche, 20 milioni di euro, ma ne serviranno almeno una sessantina.

Ma quello che è successo ieri a Bitti è andato oltre le capacità di contenimento del canale. Troppa acqua, troppi detriti, una furia incontrollabile. Una bomba meteorologica che si è concentrata su Bitti, “precipitazioni estreme”, come le ha definite il direttore di Forestas Salvatore Mele, che «impongono un totale ripensamento delle opere idrogeologiche di contenimento, come il rimboschimento, e di quelle idrauliche, come casse di compensazione per liberare l’alveo e consentire il deflusso delle acque. Quello che è accaduto è un evento eccezionale di fronte al quale le infrastrutture non hanno tenuto, legato ai mutamenti climatici se è vero che non c’è notizia, nella storia di Bitti, di una emergenza di questa gravità. E la frequenza con la quale questi eventi vanno ripetendosi, nel 2004 a Villagrande, nel 2013 con il ciclone Cleopatra e poi l’anno dopo con l’alluvione di Capoterra, dimostrano quanto stia assottigliandosi l’intervallo temporale tra gli accadimenti».

Bitti si è sviluppata attorno alla piazza Asproni ed è quello il punto di snodo di un dramma devastante. In uno scenario da ground zero, lo stesso Comune, in via Cavallotti, ha dovuto traslocare in altri locali per poter installare il Centro operativo. In una situazione di devastazione, lo stesso sindaco Ciccolini è rimasto, a lungo, l’unico tramite di comunicazione tra la cittadina e il resto della Regione, grazie a un ponte radio attivato dalla Protezione civile nella caserma dei carabinieri.

Nel centro sono arrivate una cinquantina di brandine per gli sfollati. Le cisterne dell’acqua potabile erano già disponibili dal momento in cui è stata dichiarata l’allerta meteo. Che, avvisa Belloi, non è cessata: anche oggi sarà «rosso idraulico con piogge ancora intense che metteranno a dura prova le zone a valle dei territori che non reggono questa quantità di precipitazioni».

Fare la conta delle forze impegnate per aiutare la cittadina a uscire da un disastro senza precedenti è complesso. Almeno 250 uomini tra Vigili del fuoco, Forestas, Corpo forestale; forze dell’ordine, volontari, e l’apparato sanitario. Si scava per far riemergere le strade e per liberare case e esercizi commerciali da fango e detriti. La stessa piazza Asproni è stata sommersa dall’acqua. La conta dei danni inizierà oggi, forse, dopo che si porteranno via detriti che hanno creato una sorta di sopraelevata fatta di tronchi, fango e massi.

In questo momento Bitti ha troppo lavoro da fare, troppe macerie da spostare per pensare al proprio dolore. Alle tre vite portate vie dall’acqua e dal fango. Ancora per un po’, ai bittesi tocca rimboccarsi le maniche. E ricacciare indietro le lacrime. (si.se.)

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