Il destino di Tirrenia nelle mani degli arbitri
Nominato il collegio che dovrà accertare il debito di Moby verso lo Stato Onorato disposto a pagare i 180 milioni ma chiede lo stop ai sequestri delle navi
09 dicembre 2020
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SASSARI. È stato formato il collegio arbitrale per il pagamento ai commissari di Tirrenia, in amministrazione straordinaria, della somma che il gruppo Cin-Moby della famiglia Onorato deve ancora dopo l’acquisto del ramo d’azienda dell’ex compagnia di Stato. La cifra, che dovrà essere confermata dallo stesso collegio arbitrale, dovrebbe essere di circa 180 milioni di euro. A darne notizia è il Sole 24 Ore. A far parte del collegio sono il professore Daniele Santosuosso, docente di diritto commerciale alla Sapienza, per conto dei commissari straordinari di Tirrenia (Beniamino Caravita, Gerardo Longobardi e Stefano Ambrosini), mentre dall'altra parte per conto degli Onorato è stato nominato Francesco Benatti, già docente di diritto civile alla Statale di Milano. Alexis Mourre, attualmente presidente della Camera arbitrale internazionale di Parigi, giudice di grande esperienza nel campo degli arbitrati, sarà il presidente della camera arbitrale.
La vicenda nasce nel 2012 quando la Tirrenia viene ceduta a Moby, di proprietà dell’armatore Vincenzo Onorato. È in quel momento che viene creata una bad company, appunto Tirrenia in amministrazione straordinaria, per tutelare i crediti vantati dall’ex compagnia di navigazione pubblica. Tra questi ci sono sia le rate ancora dovute da Moby (appunto 180 milioni di euro da pagare entro il 2021) sia alcuni traghetti. Nel 2018 quando gli Onorato hanno deciso di fondere Moby con Tirrenia in una unica società c’è stato l’immediata opposizione dei commissari per paura che i crediti vantati su Tirrenia potrebbero diventare crediti del nuovo gruppo Cin. E dunque crediti da spartire con altri creditori. Di qui la decisione di impugnare la delibera di fusione davanti al tribunale di Milano. Dopo due anni forse la soluzione è vicina. Il passaggio-chiave era la nomina del collegio arbitrale per arrivare a una decisione finale sull'accertamento del debito da 180 milioni, per la cui garanzia sono stati effettuati anche sequestri sulle navi del gruppo Moby Cin. Lo scorso 1 aprile gli Onorato hanno inviato una lettera in cui riconoscono di dover pagare il debito da 180 milioni a condizione di una formale rinuncia ai sequestri. L'arbitrato sarà dunque il giudizio di merito, che fa seguito a quello cautelare.
Nel dettaglio, fa sapere il Sole, sul piatto ci sono attualmente già 155 milioni, ovvero la prima e la seconda rata che Cin avrebbe dovuto saldare con lo Stato nel 2016 e nel 2019. La terza rata è invece prevista il prossimo anno. Ora resta anche da capire come l'arbitrato, che potrebbe durare diversi mesi, andrà a interferire sul possibile accordo in base all'articolo 182 bis del codice fallimentare, procedura che proprio Moby sta cercando di finalizzare con i suoi creditori e con il Tribunale di Milano. Nel caso ci sia il nulla osta alla ristrutturazione dei debiti, anche le pretese dei commissari di Tirrenia potrebbero essere inserite nel piano. Negli scorsi giorni è stata inviata ai creditori di Moby - banche e obbligazionisti - una proposta di ristrutturazione dei debiti che prevede l'ingresso sulla scena di Europa Investimenti-Arrow Global, che dovrà garantire nuova finanza. L'operazione è stata voluta dall’ad Achille Onorato, figlio del presidente Vincenzo, assistito dall'advisor Gianni Origoni e da Pwc. La situazione non si sbloccherà finché non ci sarà il via libera da parte di tutti gli attori.La famiglia Onorato resterebbe azionista e alla guida dell'azienda con un piano di sviluppo già definito. Aspetto cruciale sarà la percentuale di recupero offerta ai creditori.
La vicenda nasce nel 2012 quando la Tirrenia viene ceduta a Moby, di proprietà dell’armatore Vincenzo Onorato. È in quel momento che viene creata una bad company, appunto Tirrenia in amministrazione straordinaria, per tutelare i crediti vantati dall’ex compagnia di navigazione pubblica. Tra questi ci sono sia le rate ancora dovute da Moby (appunto 180 milioni di euro da pagare entro il 2021) sia alcuni traghetti. Nel 2018 quando gli Onorato hanno deciso di fondere Moby con Tirrenia in una unica società c’è stato l’immediata opposizione dei commissari per paura che i crediti vantati su Tirrenia potrebbero diventare crediti del nuovo gruppo Cin. E dunque crediti da spartire con altri creditori. Di qui la decisione di impugnare la delibera di fusione davanti al tribunale di Milano. Dopo due anni forse la soluzione è vicina. Il passaggio-chiave era la nomina del collegio arbitrale per arrivare a una decisione finale sull'accertamento del debito da 180 milioni, per la cui garanzia sono stati effettuati anche sequestri sulle navi del gruppo Moby Cin. Lo scorso 1 aprile gli Onorato hanno inviato una lettera in cui riconoscono di dover pagare il debito da 180 milioni a condizione di una formale rinuncia ai sequestri. L'arbitrato sarà dunque il giudizio di merito, che fa seguito a quello cautelare.
Nel dettaglio, fa sapere il Sole, sul piatto ci sono attualmente già 155 milioni, ovvero la prima e la seconda rata che Cin avrebbe dovuto saldare con lo Stato nel 2016 e nel 2019. La terza rata è invece prevista il prossimo anno. Ora resta anche da capire come l'arbitrato, che potrebbe durare diversi mesi, andrà a interferire sul possibile accordo in base all'articolo 182 bis del codice fallimentare, procedura che proprio Moby sta cercando di finalizzare con i suoi creditori e con il Tribunale di Milano. Nel caso ci sia il nulla osta alla ristrutturazione dei debiti, anche le pretese dei commissari di Tirrenia potrebbero essere inserite nel piano. Negli scorsi giorni è stata inviata ai creditori di Moby - banche e obbligazionisti - una proposta di ristrutturazione dei debiti che prevede l'ingresso sulla scena di Europa Investimenti-Arrow Global, che dovrà garantire nuova finanza. L'operazione è stata voluta dall’ad Achille Onorato, figlio del presidente Vincenzo, assistito dall'advisor Gianni Origoni e da Pwc. La situazione non si sbloccherà finché non ci sarà il via libera da parte di tutti gli attori.La famiglia Onorato resterebbe azionista e alla guida dell'azienda con un piano di sviluppo già definito. Aspetto cruciale sarà la percentuale di recupero offerta ai creditori.