SASSARI. Il Lazio, sino a ieri sera 5 gennaio, aveva utilizzato oltre il 64 per cento delle dosi di vaccino disponibili: 30mila circa su 45.800. È di gran lunga la Regione italiana che più tempestivamente ha utilizzato le fiale della Pfizer. Come percentuale solo la Provincia autonoma di Trento ha fatto meglio, sfiorando il 68 per cento, ma con numeri ovviamente più bassi: 3.367 su 4.975. Come si spiega questa differenza, ad esempio, con la Sardegna, che nella classifica nazionale della somministrazione occupa da giorni uno degli ultimi posti?
La risposta sta nei numeri, come aveva anticipato il commissario dell’Ares, Massimo Temussi. Il Lazio ha schierato un piccolo esercito: «Attualmente contiamo su 800 vaccinatori effettivi - ha detto l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato -, ma possiamo arrivare a 4.500 sfruttando la rete di medici di medicina generale». E la Sardegna come risponde? «Ogni punto di somministrazione deve avere 4 o 5 persone», ha detto ancora il responsabile dell’Ares: medico, infermiere, oss, farmacista, a volte anche anestesista. Moltiplicando questa cifra per i 12 centri in cui la Sardegna inietta i vaccini, si arriva a una stima di circa 50 addetti. Ecco, probabilmente la spiegazione di quel divario tra la situazione laziale e quella sarda è tutto qui.
Articolo completo e altri servizi sul giornale in edicola e nella versione digitale