La Nuova Sardegna

Famiglia ostaggio del branco a Nuoro

di Luciano Piras
Famiglia ostaggio del branco a Nuoro

Una banda di giovanissimi terrorizza il quartiere di Seuna. Zuffa in pieno centro, picchiato anche un passante

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NUORO. Una famiglia terrorizzata, costretta a chiudersi in casa per sfuggire alle grinfie di un branco di ragazzini terribili. Una cinquantina in tutto, una vera e propria cricca a briglie sciolte che non prometteva nulla di buono, alle 18.30 di un sabato qualunque, rione Seuna, pieno centro di Nuoro. Ragazzini e ragazzine altezzosi, alticci e prepotenti. Una banda di giovanissimi amici di scorrerie senza mascherina alcuna e a distanza più che ravvicinata l’uno dall’altro. Pronti a sollevare le voci e minacciare a chiare lettere un signore che chiedeva loro di allontanarsi dall’uscio della propria abitazione, di lasciare libero il passaggio e di abbassare le voci.

Poco ci è voluto, perché la situazione non degenerasse. Alla richiesta di lasciare libera la porta di casa, si è scatenato un inferno e i componenti della famiglia sono stati oggetto di una vera e propria aggressione; ad avere la peggio è stato un ignaro passante che per aver voluto civilmente prestare aiuto e soccorso, è stato bloccato da tre dei giovani presenti mentre un quarto lo ha colpito con una raffica di pugni. Solo il tempestivo intervento delle forze dell’ordine ha fatto sì che la serata non precipitasse. In quattro e quattro otto, il baby-branco si è disperso volatilizzandosi nel dedalo di viuzze del centro storico. «Purtroppo si assiste a sempre più frequenti manifestazioni di violenza da parte di gruppi di giovanissimi che aggrediscono, indistintamente e senza motivo, e ciò che più allarma è proprio la giovane età di questi ragazzi» dice l’avvocato Priamo Siotto, al quale la famiglia nuorese che ha subito l’aggressione si è rivolta per avere tutela. Oggi la denuncia verrà presentata direttamente alla Procura della Repubblica. «Situazioni di tal genere si verificano ormai anche nella nostra città» prosegue con amarezza l’avvocato Siotto.

È di pochi giorni fa l’intervista della Nuova Sardegna con la procuratrice del Tribunale per i minorenni di Sassari, Luisella Fenu, che manifestava seria preoccupazione per l’incremento della aggressività nei giovani a proposito della violenza dei gruppi nei confronti dei più fragili che vengono presi di mira. «Concordo con l’analisi del fenomeno fatta dalla dottoressa Fenu – sottolinea Priamo Siotto – ed in particolare ritengo che sia fondamentale il ruolo svolto dai genitori e dalla famiglia in genere, nella gestione del fenomeno». Un problema che sembrava lontano anni luce da un capoluogo di provincia come Nuoro. Ma evidentemente non è così e i fatti di Seuna la dicono lunga.

Il groviglio di vie e viuzze che costituiscono l’antico quartiere di Seuna, da sempre sono sede di ritrovo di giovani e giovanissimi per lo più nuoresi. La presenza, a volte chiassosa ma allegra, è purtroppo sempre più spesso accompagnata da atti di vandalismo: lo testimoniano le facciate esterne sia dell’antico santuario della Madonna delle Grazie, sia degli edifici privati, imbrattati di scritte e grafiti. Persino i cartelli stradali sono stati cannibalizzati, creando confusione dei sensi di marcia. E ancora peggio: il quartiere resta disseminato di rifiuti di ogni genere e di escrementi. Dalla fine dell’estate scorsa, poi, la situazione è peggiorata di molto in quanto la presenza di gruppi di giovani terribili, anzi giovanissimi minorenni, fascia d’età intorno ai quindici anni, in palese stato di alterazione per l’uso di alcol e droghe, si è trasformata in veri e propri assembramenti con il più alto disprezzo delle norme per il contrasto al diffondersi dell’epidemia da Covid-19, visto che non indossano mascherine né altri dispositivi di protezione personale né mantengono il distanziamento, non consentendo neanche ai passanti, residenti e non, di sentirsi sicuri anche sotto questo punto di vista.

Negli ultimi mesi la situazione si è ulteriormente aggravata per il verificarsi di atti di violenza nei confronti degli abitanti del rione che “osano” chiedere rispetto, creando un conseguente palpabile senso di paura che costringe le famiglie a barricarsi in casa sperando di poter aprire almeno le finestre e non dover subire insulti.

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