Da arancione a bianco in meno di un mese
SASSARI. Sino a qualche tempo fa poteva sembrare un miraggio, soprattutto quando l’isola era una delle poche regioni italiane a cui era stata imposta la zona arancione. Da allora è passato poco più...
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SASSARI. Sino a qualche tempo fa poteva sembrare un miraggio, soprattutto quando l’isola era una delle poche regioni italiane a cui era stata imposta la zona arancione. Da allora è passato poco più di mese, un tempo sufficiente a riportare i numeri della Sardegna verso i parametri necessari affinché venisse riconosciuta dal ministro della Salute, Roberto Speranza (nella foto), la zona a “basso rischio epidemiologico”. Dietro la nuova condizione dell’isola non ci sono particolari alchimie o calcoli complicati. Anzi. Quello che era stato definito “scenario di tipo 1” avrebbe dovuto fotografare un livello di rischio basso e un’incidenza settimanale dei contagi inferiore ai 50 casi ogni 100mila abitanti.
Per evitare di confondere il rallentamento della pandemia con un fortuito o estemporaneo calo dei contagi, era stato deciso che lo standard sarebbe dovuto resistere per almeno 3 settimane consecutive. Poi, a dare una spinta definitiva verso l’allentamento delle misure di contenimento dei contagi potrebbe aver avuto un peso decisivo anche l’allentamento della pressione sui reparti ospedalieri, compresi quelli di terapia intensiva, registrato negli ultimi giorni. Il rischio moderato e lo scenario di tipo 1, tuttavia, non significano la fine dell’emergenza ma solo un passo deciso verso la normalità.
Per evitare di confondere il rallentamento della pandemia con un fortuito o estemporaneo calo dei contagi, era stato deciso che lo standard sarebbe dovuto resistere per almeno 3 settimane consecutive. Poi, a dare una spinta definitiva verso l’allentamento delle misure di contenimento dei contagi potrebbe aver avuto un peso decisivo anche l’allentamento della pressione sui reparti ospedalieri, compresi quelli di terapia intensiva, registrato negli ultimi giorni. Il rischio moderato e lo scenario di tipo 1, tuttavia, non significano la fine dell’emergenza ma solo un passo deciso verso la normalità.