Da destra a sinistra un coro di delusione
Il testo approvato in Parlamento raccoglie una lunga serie di commenti negativi tra i politici isolani
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SASSARI. Da destra a sinistra c’è un coro unanime di insoddisfazione di fronte alle linee del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
«Non vedo nulla di diretto per i trasporti - dice la vicepresidente della Regione e assessora del Lavoro, Alessandra Zedda - io avrei messo in sicurezza tutto ciò che riguarda il trasporto aereo e marittimo da e per l'Isola». Il deputato di Fratelli d'Italia Salvatore Deidda manifesta «profonda delusione perché la Regione non è mai menzionata nel capitolo sulle ferrovie: solo riferimenti al collegamento tra porto e aeroporto di Olbia e investimenti per la stazione di Oristano, mentre nessuno per la rete ferroviaria Olbia-Nuoro, già oggetto di mie interrogazioni».
Per quanto riguarda la Transizione ecologica, il consigliere regionale di Sardegna 20Venti Stefano Tunis osserva che «il Piano parla di green new deal e del contesto produttivo adatto a non alterare l'ambiente, ma tace sul fatto che altri modelli produttivi l'hanno fortemente inquinato, e la posta sul recupero ambientale è inesistente».
Secondo il vicepresidente della commissione Bilancio Cesare Moriconi (Pd) la domanda da porsi è se la Sardegna potrà superare i divari legati all'insularità: «Purtroppo in quest'occasione non abbiamo saputo combattere la battaglia per colmare il gap - osserva -, non abbiamo colto nemmeno lo spiraglio del fondo aggiuntivo che fa parte dei 248 milioni e che Draghi ha istituito per derogare alle regole rigorose dell'Ue così da recuperare i progetti in eccedenza. Insomma, è mancata la negoziazione politica».
Il consigliere dem Roberto Deriu scrive in una nota che «la Sardegna non arriva pronta alle sfide contemporanee: è sul palcoscenico del XXI secolo da comparsa. Serve una nuova grande azione congiunta delle forze migliori, ovunque siano».
«Nel Pnrr della Sardegna si parla poco e niente – ha detto il progressista Massimo Zedda – Non solo rischiamo di perdere l'anticipazione di 23 miliardi che arriverà a luglio, ma anche di fare da spettatori rispetto agli 82 miliardi destinati al Sud. Non sappiamo neanche quali siano i progetti che il presidente della Regione abbia presentato al Governo nazionale. Sempre che quei progetti esistano. Nel documento l'Isola è nominata due volte in oltre 330 pagine. Zero sulle infrastrutture, trasporti, rigenerazione, recupero ambientale, inclusione sociale e sanità, zero sulle reti tecnologiche».
Secondo Daniele Cocco di Leu, è necessario capire «se le nostre richieste sono state disattese da chi ha redatto il documento del Recovery Plan o c’è stata qualche negligenza da parte della Regione nel presentare i progetti».
«Se il Sud può esultare per essersi garantito il 40 per cento delle risorse - afferma il deputato Andrea Vallascas (L’Alternativa c’è) -, il Governo dimentica che la Sardegna è un’isola con peculiarità e ritardi che la rendonodel tutto dissimile, non solo al Meridione, ma anche alla stessa Sicilia».
«Non vedo nulla di diretto per i trasporti - dice la vicepresidente della Regione e assessora del Lavoro, Alessandra Zedda - io avrei messo in sicurezza tutto ciò che riguarda il trasporto aereo e marittimo da e per l'Isola». Il deputato di Fratelli d'Italia Salvatore Deidda manifesta «profonda delusione perché la Regione non è mai menzionata nel capitolo sulle ferrovie: solo riferimenti al collegamento tra porto e aeroporto di Olbia e investimenti per la stazione di Oristano, mentre nessuno per la rete ferroviaria Olbia-Nuoro, già oggetto di mie interrogazioni».
Per quanto riguarda la Transizione ecologica, il consigliere regionale di Sardegna 20Venti Stefano Tunis osserva che «il Piano parla di green new deal e del contesto produttivo adatto a non alterare l'ambiente, ma tace sul fatto che altri modelli produttivi l'hanno fortemente inquinato, e la posta sul recupero ambientale è inesistente».
Secondo il vicepresidente della commissione Bilancio Cesare Moriconi (Pd) la domanda da porsi è se la Sardegna potrà superare i divari legati all'insularità: «Purtroppo in quest'occasione non abbiamo saputo combattere la battaglia per colmare il gap - osserva -, non abbiamo colto nemmeno lo spiraglio del fondo aggiuntivo che fa parte dei 248 milioni e che Draghi ha istituito per derogare alle regole rigorose dell'Ue così da recuperare i progetti in eccedenza. Insomma, è mancata la negoziazione politica».
Il consigliere dem Roberto Deriu scrive in una nota che «la Sardegna non arriva pronta alle sfide contemporanee: è sul palcoscenico del XXI secolo da comparsa. Serve una nuova grande azione congiunta delle forze migliori, ovunque siano».
«Nel Pnrr della Sardegna si parla poco e niente – ha detto il progressista Massimo Zedda – Non solo rischiamo di perdere l'anticipazione di 23 miliardi che arriverà a luglio, ma anche di fare da spettatori rispetto agli 82 miliardi destinati al Sud. Non sappiamo neanche quali siano i progetti che il presidente della Regione abbia presentato al Governo nazionale. Sempre che quei progetti esistano. Nel documento l'Isola è nominata due volte in oltre 330 pagine. Zero sulle infrastrutture, trasporti, rigenerazione, recupero ambientale, inclusione sociale e sanità, zero sulle reti tecnologiche».
Secondo Daniele Cocco di Leu, è necessario capire «se le nostre richieste sono state disattese da chi ha redatto il documento del Recovery Plan o c’è stata qualche negligenza da parte della Regione nel presentare i progetti».
«Se il Sud può esultare per essersi garantito il 40 per cento delle risorse - afferma il deputato Andrea Vallascas (L’Alternativa c’è) -, il Governo dimentica che la Sardegna è un’isola con peculiarità e ritardi che la rendonodel tutto dissimile, non solo al Meridione, ma anche alla stessa Sicilia».