Sassari come Matera: «Dobbiamo provarci la città può farcela»
Piace l’idea di concorrere al titolo di Capitale della cultura. La competizione può portare migliorie ma servono le basi
SASSARI. La città può davvero ambire al ruolo di candidata a capitale della cultura? È un quesito al quale gli operatori del settore, che questo mondo lo vivono e spesso lo soffrono, rispondono in maniera affermativa con una riserva comune: quella che un progetto di questo genere può essere portato avanti solo se si cambia il modo di fare cultura .
«Ben venga un progetto di questo genere, ma solo se serve a far ragionare tutta la comunità su quelli che devono essere gli investimenti culturali» dice Aldo Addis, titolare della libreria Koinè e vicepresidente nazionale dell’Associazione librai italiani. «Credo che per portare avanti un’idea di questo genere debbano esserci due condizioni – aggiunge –. La prima è che fondare tutto sul passato non ha senso, casomai deve essere l’occasione giusta per ragionare insieme sul futuro e su come la città può crescere. La seconda è che si parli di cultura vera, non di quella di cui ci si riempie troppo spesso la bocca: una colpa della classe dirigente cittadina, da anni, è stata quella di non averci saputo dire che cosa significhi veramente fare investimenti culturali. Bisogna sì basarci sul passato, ma per ragionare sul futuro e su tutti i fronti, anche quelli urbanistici ed economici, per arrivare a capire che cosa potremo essere tra dieci anni. Inutile costruire i soliti carrozzoni, si vince coi progetti e le visioni».
«La proposta di Boeri è sicuramente stimolante e positiva, ma una capitale esiste quando c'è uno Stato – dice Barbara Vargiu dell’associazione “Le ragazze terribili”– . Oggi la cultura è scomparsa dal dibattito pubblico sulla ricostruzione: si discute di ambiente, opere pubbliche, salute, innovazione, diritti civili, giustizia e così via. La cultura è un fantasma dimenticato eppure è l'ingrediente che dà profondità e valore a tutti questi temi. Restituiamo alla cultura il suo ruolo di fondamento di una comunità, e allora potremo anche ragionare su quale potrà essere la sua capitale».
«Devo essere sincero: mi piacerebbe moltissimo partecipare alla gara perché permetterebbe ai sassaresi stessi di riscoprire e amare a tutto tondo la loro città» dice lo scrittore Gianni Tetti, candidato al Premio Strega nel 2017. «In fondo Sassari ha tutto per concorrere – aggiunge –: la storia, i veri personaggi, i luoghi, la posizione. Il nostro centro storico è molto vero perché non “turisticizzato”, con Segni e Berlinguer abbiamo avuto realmente Don Camillo e Peppone. Eppure non sempre vedo i sassaresi in grado di rendersi conto di tutto questo, partecipare a una competizione sarebbe utile per migliorare la città e anche capire i nostri limiti. Detto questo, la politica deve finalmente fare la propria parte».
Stefano Visconti, presidente della Camera di Commercio di Sassari assicura il sostegno: «La cultura è un driver di assoluta importanza di cui può beneficiare tutto il sistema locale e che deve essere sviluppato. La nostra Camera crede nel sostegno alla cultura e alle tradizioni locali e lo ha dimostrato con il progetto Salude&Trigu».
Valerio Scanu, presidente del Consorzio industriale, appoggia l’idea ricordando che il Cipss «intende costruire un percorso, anche con la facoltà di Architettura dell’Università per pianificare un nuovo “paesaggio industriale” che possa prevedere specifici concorsi di idee per riscrivere la pianificazione e restituire al territorio nuovi spazi di valore economico e sociale. Ricavare spazi da dedicare alla cultura non significa abbandonare la vocazione industriale del territorio, ricco di esperienze, professionalità, e con importanti prospettive di sviluppo».(r.s.)