Il costo dell’energia spinge in alto i prezzi
Aumento anche nell’isola, ma più contenuto rispetto al resto d’Italia. Cagliari tra i capoluoghi meno cari
17 novembre 2021
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SASSARI. Il ministro Cingolani lo aveva detto già a settembre: «Attenzione, le bollette cresceranno anche del 40 per cento». Forse a quel livello non ci siamo ancora arrivati, ma l’aumento dei costi energetici (i sempre attuali petrolio e gas) a cascata hanno effetti su tutto il resto. Trasporti più cari, costi di produzione più alti e giù sino al consumatore finale che vede aumetare anche il prezzo dei pomodori o delle pere.
Secondo i dati Istat la Sardegna è meno colpita di altre regioni italiane dall’aumento dei prezzi, ma il fenomeno si sente anche qui. La vita è più cara, ma di poco: la Sardegna e soprattutto Cagliari sono agli ultimi posti della classifica nazionale degli aumenti dei costi. L'Istat ha reso noti i dati dell'inflazione delle regioni, dei capoluoghi di regione e dei comuni con più di 150 mila abitanti, in base ai quali l'Unione nazionale Consumatori ha stilato la graduatoria delle città e delle regioni più care d'Italia. La Sardegna è in 17esima posizione con un rincaro annuo - per una famiglia di 4 persone - di 826 euro. Con una crescita del 3,4 per cento.
Cifre lontane dal Trentino Alto Adige che, con un aumento del 3,5 per cento, registra un rincaro di 1.359 euro. Anche Cagliari in bassa classifica con un aumento dei costi annuo di 810 euro per un'inflazione che cresce del 3,1 per cento. Numeri ben lontani da quello che succede ad esempio a Bolzano, dove si assiste ad uscite supplementari da portafogli e carte da credito pari quasi al doppio: 1.526 euro all'anno. Con questi numeri Cagliari si piazza al 28esimo posto su 31 città. Meglio del capoluogo sardo soltanto Napoli, Reggio Calabria e Ancora, città più virtuosa con un'inflazione del 2,5% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a «solo» 567 euro su base annua.
La galoppata dei prezzi verso l’alto è in parte legata all’aumento dei costi dell’energia. Le imprese dell'alimentazione della Sardegna rischiano una frenata produttiva causata dai rincari delle materie prime, dell'energia e dei carburanti per l'autotrasporto. «Su latte, burro, zucchero, farina, uova, nocciole, mandorle e tutto ciò che serve per fare pane, dolci e gelati, stiamo registrando incrementi che variano tra il 5 e il 20% che non si registravano dal 2011 - dice Marco Rau, delegato regionale per l'alimentazione di Confartigianato Imprese Sardegna - tutto ciò sta innescando una pericolosa reazione a catena, perché le difficoltà di approvvigionamento e i maggiori costi affrontati dai produttori, poi ricadono anche su chi deve vendere al pubblico determinati generi alimentari e, di conseguenza, sul prodotto finito e sui consumatori».
Ma potrebbero esserci anche conseguenze strutturali. Secondo il Consorzio Sinergia Sardegna, che opera nell’ambito del sistema Confindustria regionale «gli attuali prezzi dell’energia elettrica e gas stanno portando ad un vero e proprio stop produttivo per molte aziende energivore e pesanti aggravi di costo per quelle con meno intensità di consumi. Le piccole e medie imprese della Sardegna saranno colpite ancor più gravemente, stante l’impossibilità di utilizzare gas metano e l’inadeguata diffusione delle energie rinnovabili».
Secondo i dati Istat la Sardegna è meno colpita di altre regioni italiane dall’aumento dei prezzi, ma il fenomeno si sente anche qui. La vita è più cara, ma di poco: la Sardegna e soprattutto Cagliari sono agli ultimi posti della classifica nazionale degli aumenti dei costi. L'Istat ha reso noti i dati dell'inflazione delle regioni, dei capoluoghi di regione e dei comuni con più di 150 mila abitanti, in base ai quali l'Unione nazionale Consumatori ha stilato la graduatoria delle città e delle regioni più care d'Italia. La Sardegna è in 17esima posizione con un rincaro annuo - per una famiglia di 4 persone - di 826 euro. Con una crescita del 3,4 per cento.
Cifre lontane dal Trentino Alto Adige che, con un aumento del 3,5 per cento, registra un rincaro di 1.359 euro. Anche Cagliari in bassa classifica con un aumento dei costi annuo di 810 euro per un'inflazione che cresce del 3,1 per cento. Numeri ben lontani da quello che succede ad esempio a Bolzano, dove si assiste ad uscite supplementari da portafogli e carte da credito pari quasi al doppio: 1.526 euro all'anno. Con questi numeri Cagliari si piazza al 28esimo posto su 31 città. Meglio del capoluogo sardo soltanto Napoli, Reggio Calabria e Ancora, città più virtuosa con un'inflazione del 2,5% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a «solo» 567 euro su base annua.
La galoppata dei prezzi verso l’alto è in parte legata all’aumento dei costi dell’energia. Le imprese dell'alimentazione della Sardegna rischiano una frenata produttiva causata dai rincari delle materie prime, dell'energia e dei carburanti per l'autotrasporto. «Su latte, burro, zucchero, farina, uova, nocciole, mandorle e tutto ciò che serve per fare pane, dolci e gelati, stiamo registrando incrementi che variano tra il 5 e il 20% che non si registravano dal 2011 - dice Marco Rau, delegato regionale per l'alimentazione di Confartigianato Imprese Sardegna - tutto ciò sta innescando una pericolosa reazione a catena, perché le difficoltà di approvvigionamento e i maggiori costi affrontati dai produttori, poi ricadono anche su chi deve vendere al pubblico determinati generi alimentari e, di conseguenza, sul prodotto finito e sui consumatori».
Ma potrebbero esserci anche conseguenze strutturali. Secondo il Consorzio Sinergia Sardegna, che opera nell’ambito del sistema Confindustria regionale «gli attuali prezzi dell’energia elettrica e gas stanno portando ad un vero e proprio stop produttivo per molte aziende energivore e pesanti aggravi di costo per quelle con meno intensità di consumi. Le piccole e medie imprese della Sardegna saranno colpite ancor più gravemente, stante l’impossibilità di utilizzare gas metano e l’inadeguata diffusione delle energie rinnovabili».