«Un processo che cerca solo lo scandalo»
di Gianni Bazzoni
La difesa del cardinale: «Interrogatori da annullare perché riguardano la moralità degli imputati su voci non verificabili»
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SASSARI. Se fosse accaduto in un piccolo Tribunale di provincia, forse il ricorso al pettegolezzo e ai si dice avrebbe avuto un minimo di giustificazione, anche se in un’aula di giustizia non dovrebbe accadere mai. Ma se questo succede in udienza davanti al Promotore di giustizia Vaticana, cioè il magistrato del Papa, allora c’è qualcosa che non torna. E lo sa bene il cardinale Angelo Becciu che volutamente non si è presentato in aula - come ha tenuto a sottolineare ieri – e ha affidato ai suoi avvocati i motivi della decisione. Perchè se si ipotizzano “rapporti intimi” fra il cardinale di Pattada e Cecilia Marogna, ma ancora di più si ironizza “sulla provenienza geografica di monsignor Angelo Becciu” indicandolo come uomo della Barbagia (che poi in realtà Pattada è in Goceano, tanto per dire) implicando con il ragionamento che “dovrebbe essere persona esperta o abituata alla odiosa pratica dei sequestri di persona”, viene da domandarsi cosa c’entra tutto questo con le accuse mosse al cardinale sardo? E perchè c’è questa ricerca continua dello scandalo su altri canali, soprattutto su quelli personali?
«I verbali d’interrogatorio di monsignor Alberto Perlasca, redatti sinteticamente dal Promotore di giustizia, presentano varie omissioni – hanno sottolineato gli avvocati Fabio Viglione e Francesco Minciotti – , che riguardano numerose domande formulate dall’Ufficio e risposte dell’interrogato. Le difese hanno potuto constatare tale carenza soltanto dopo aver ripetutamente richiesto e ottenuto, nonostante i plurimi dinieghi dell’Ufficio del Promotore di giustizia, le loro registrazioni, di cui è stata poi ordinata la trascrizione da parte del Tribunale. Quel che più conta, poi, è che nelle parti omesse dalla verbalizzazione sintetica sono emersi gravi esempi di interrogatorio vietati dalla legge, perché riguardanti la moralità degli imputati e perché aventi oggetto voci correnti nel pubblico, cioè non verificabili né attribuibili a una fonte certa». In particolare, i legali e il cardinale Becciu fanno riferimento al verbale del 23 novembre 2020, «dove si registra un ripetuto interesse dell’Ufficio del Promotore sulla possibilità di rapporti intimi fra Sua Eminenza e la signora Marogna, addirittura citando come presunta fonte le criticabili satire televisive del comico Crozza».
Promotore di giustizia e monsignor Perlasca (accusatore del cardinale Becciu) dissertano sul fatto che l’alto prelato ha avviato cause con i giornali ma non contro Crozza: «...Cioè lì era da massacrarlo, lì invece non lo sfidi?...». E ancora, nell’interrogatorio del 15 marzo 2021, si registra una ulteriore interlocuzione fra il magistrato del Promotore di giustizia Alessandro Diddi e monsignor Alberto Perlasca, scoperta solo grazie alle registrazioni. Si ironizza sul fatto che in quanto sardo Angelo Becciu dovrebbe essere esperto di sequestri di persona. Perlasca dice: «…mila dollari, ecco una cifra del genere, ma tanto è vero che quando si ripropose la faccenda della ...(incomprensibile, voce troppo bassa)... faccio "un'altra volta adesso? Ma guardi che non va bene quella cosa lì ho detto...». Diddi: «Va bene, d'altra parte lui viene da una terra dove...». Perlasca: « la Barbagia... (ride) ...». Omissioni gravi, secondo il cardinale Becciu e i legali, «che determinano la nullità di quei verbali, che dovrebbero registrare, seppure per sintesi, tutte le informazioni scambiate, e non soltanto una parte; e, più, che tali parti d’interrogatorio, rese evidenti dai video e dalle trascrizioni integrali, debbano in ogni caso essere dichiarate nulle, perché violano regole processuali previste a tutela della dignità degli interessati».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«I verbali d’interrogatorio di monsignor Alberto Perlasca, redatti sinteticamente dal Promotore di giustizia, presentano varie omissioni – hanno sottolineato gli avvocati Fabio Viglione e Francesco Minciotti – , che riguardano numerose domande formulate dall’Ufficio e risposte dell’interrogato. Le difese hanno potuto constatare tale carenza soltanto dopo aver ripetutamente richiesto e ottenuto, nonostante i plurimi dinieghi dell’Ufficio del Promotore di giustizia, le loro registrazioni, di cui è stata poi ordinata la trascrizione da parte del Tribunale. Quel che più conta, poi, è che nelle parti omesse dalla verbalizzazione sintetica sono emersi gravi esempi di interrogatorio vietati dalla legge, perché riguardanti la moralità degli imputati e perché aventi oggetto voci correnti nel pubblico, cioè non verificabili né attribuibili a una fonte certa». In particolare, i legali e il cardinale Becciu fanno riferimento al verbale del 23 novembre 2020, «dove si registra un ripetuto interesse dell’Ufficio del Promotore sulla possibilità di rapporti intimi fra Sua Eminenza e la signora Marogna, addirittura citando come presunta fonte le criticabili satire televisive del comico Crozza».
Promotore di giustizia e monsignor Perlasca (accusatore del cardinale Becciu) dissertano sul fatto che l’alto prelato ha avviato cause con i giornali ma non contro Crozza: «...Cioè lì era da massacrarlo, lì invece non lo sfidi?...». E ancora, nell’interrogatorio del 15 marzo 2021, si registra una ulteriore interlocuzione fra il magistrato del Promotore di giustizia Alessandro Diddi e monsignor Alberto Perlasca, scoperta solo grazie alle registrazioni. Si ironizza sul fatto che in quanto sardo Angelo Becciu dovrebbe essere esperto di sequestri di persona. Perlasca dice: «…mila dollari, ecco una cifra del genere, ma tanto è vero che quando si ripropose la faccenda della ...(incomprensibile, voce troppo bassa)... faccio "un'altra volta adesso? Ma guardi che non va bene quella cosa lì ho detto...». Diddi: «Va bene, d'altra parte lui viene da una terra dove...». Perlasca: « la Barbagia... (ride) ...». Omissioni gravi, secondo il cardinale Becciu e i legali, «che determinano la nullità di quei verbali, che dovrebbero registrare, seppure per sintesi, tutte le informazioni scambiate, e non soltanto una parte; e, più, che tali parti d’interrogatorio, rese evidenti dai video e dalle trascrizioni integrali, debbano in ogni caso essere dichiarate nulle, perché violano regole processuali previste a tutela della dignità degli interessati».
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