[EMPTYTAG]Zelensky: «Russi come Hitler»
[EMPTYTAG]Il presidente ucraino: «Vogliono la soluzione finale. Incontro con Putin o guerra mondiale»
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[FIRMA&LUOGO]di Fabrizio Finzi
<MC>ROMA
[TESTO]La Russia come i nazisti. Come Adolf Hitler che voleva la «soluzione finale» per sterminare il popolo ebraico. Volodymyr Zelensky picchia duro in questo suo ennesimo intervento online ai Parlamenti. Ma questa volta non si tratta di un'assemblea qualunque: le parole del presidente ucraino rimbombano nelle orecchie dei deputati della Knesset israeliana e rimbalzano nella piazza di Tel Aviv dove è stato allestito un megaschermo per permettere ai cittadini di ascoltare il presidente ucraino ma anche di fede ebraica. E sono aspre e dirette come non mai. Forse troppo per la sensibilità dello Stato ebraico sulla Shoah.
I russi «stanno utilizzando di nuovo queste parole, 'la soluzione finale', in relazione a noi, alla nazione ucraina», premette Zelensky. E aggiunge che l'invasione della Russia «è diretta a distruggere il popolo dell'Ucraina ed è per questo che assomiglia a quello che i nazisti fecero al popolo ebraico durante la Shoah».
La Knesset vibra di fronte a questo accostamento. «Ammiro Zelensky e sostengo il popolo ucraino - ha scritto su twitter il ministro delle comunicazioni Yoaz Hendel - ma la terribile storia della Shoah non può essere riscritta. La guerra è tremenda - ha aggiunto - ma la comparazione con gli orrori della Shoah e la soluzione finale è oltraggiosa».
Il presidente ucraino, in una giornata che vede emergere segnali di riapertura del dialogo, esorta il governo israeliano a scuotersi e a prendere una posizione netta: «Dovete fare una scelta», dice ai parlamentari. «Sono sicuro che sentite la nostra pena, ma potete spiegare perchè vi stiamo ancora chiedendo aiuto?», aggiunge ricordando che Israele non ha ancora fornito armi all'Ucraina e non ha imposto sanzioni alla Russia.
Ma al di là del richiamo a Israele il presidente Volodymyr Zelensy continua instancabile a chiedere un incontro diretto con Vladimir Putin. Anzi, ieri ha alzato i toni del suo appello paventando un'estensione del conflitto: «dobbiamo usare qualsiasi formato, qualsiasi chance di poter parlare con Putin. Se questi tentativi falliscono, allora vuol dire che questa è la terza guerra mondiale. Sono pronto a negoziare. Senza i negoziati non si può mettere fine a questa guerra», ha sottolineato il leader ucraino parlando all'americana Cnn.
A dare un segnale di speranza al mondo è stata la Turchia che, attraverso il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, ha fatto sapere che «le parti sono vicine ad un accordo. Non è facile arrivare a un'intesa mentre la guerra è in corso, i civili vengono uccisi, ma vorremmo dire che lo slancio negoziale sta progredendo». Quasi a confermare che silenziosamente i colloqui si intensificano è stata ufficializzata la conferma che i negoziati bilaterali tra le delegazioni di Mosca e Kiev riprenderanno oggi, seppure online. Che la Turchia possa essere il mediatore perfetto per far incontrare Putin e Zelensky è ormai chiaro. Il presidente Erdogan è riuscito in queste settimane a garantire una giusta distanza tra le parti nonostante la Turchia sia un membro della Nato. Ankara ha ribadito la sua disponibilità a organizzare un incontro tra i tre presidenti, Erdogan, Putin e Zelensky assicurando di star svolgendo «il ruolo di mediatore e facilitatore».
Rimane il massimo riserbo sui punti negoziali e sui passi avanti che potrebbero essere fatti. Sempre secondo la Turchia le parti stanno trattando su sei punti: neutralità, disarmo e garanzie di sicurezza dell'Ucraina, la «denazificazione», la rimozione degli ostacoli all'uso della lingua russa in Ucraina, lo status della regione separatista del Donbass e lo status della Crimea.
<MC>ROMA
[TESTO]La Russia come i nazisti. Come Adolf Hitler che voleva la «soluzione finale» per sterminare il popolo ebraico. Volodymyr Zelensky picchia duro in questo suo ennesimo intervento online ai Parlamenti. Ma questa volta non si tratta di un'assemblea qualunque: le parole del presidente ucraino rimbombano nelle orecchie dei deputati della Knesset israeliana e rimbalzano nella piazza di Tel Aviv dove è stato allestito un megaschermo per permettere ai cittadini di ascoltare il presidente ucraino ma anche di fede ebraica. E sono aspre e dirette come non mai. Forse troppo per la sensibilità dello Stato ebraico sulla Shoah.
I russi «stanno utilizzando di nuovo queste parole, 'la soluzione finale', in relazione a noi, alla nazione ucraina», premette Zelensky. E aggiunge che l'invasione della Russia «è diretta a distruggere il popolo dell'Ucraina ed è per questo che assomiglia a quello che i nazisti fecero al popolo ebraico durante la Shoah».
La Knesset vibra di fronte a questo accostamento. «Ammiro Zelensky e sostengo il popolo ucraino - ha scritto su twitter il ministro delle comunicazioni Yoaz Hendel - ma la terribile storia della Shoah non può essere riscritta. La guerra è tremenda - ha aggiunto - ma la comparazione con gli orrori della Shoah e la soluzione finale è oltraggiosa».
Il presidente ucraino, in una giornata che vede emergere segnali di riapertura del dialogo, esorta il governo israeliano a scuotersi e a prendere una posizione netta: «Dovete fare una scelta», dice ai parlamentari. «Sono sicuro che sentite la nostra pena, ma potete spiegare perchè vi stiamo ancora chiedendo aiuto?», aggiunge ricordando che Israele non ha ancora fornito armi all'Ucraina e non ha imposto sanzioni alla Russia.
Ma al di là del richiamo a Israele il presidente Volodymyr Zelensy continua instancabile a chiedere un incontro diretto con Vladimir Putin. Anzi, ieri ha alzato i toni del suo appello paventando un'estensione del conflitto: «dobbiamo usare qualsiasi formato, qualsiasi chance di poter parlare con Putin. Se questi tentativi falliscono, allora vuol dire che questa è la terza guerra mondiale. Sono pronto a negoziare. Senza i negoziati non si può mettere fine a questa guerra», ha sottolineato il leader ucraino parlando all'americana Cnn.
A dare un segnale di speranza al mondo è stata la Turchia che, attraverso il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, ha fatto sapere che «le parti sono vicine ad un accordo. Non è facile arrivare a un'intesa mentre la guerra è in corso, i civili vengono uccisi, ma vorremmo dire che lo slancio negoziale sta progredendo». Quasi a confermare che silenziosamente i colloqui si intensificano è stata ufficializzata la conferma che i negoziati bilaterali tra le delegazioni di Mosca e Kiev riprenderanno oggi, seppure online. Che la Turchia possa essere il mediatore perfetto per far incontrare Putin e Zelensky è ormai chiaro. Il presidente Erdogan è riuscito in queste settimane a garantire una giusta distanza tra le parti nonostante la Turchia sia un membro della Nato. Ankara ha ribadito la sua disponibilità a organizzare un incontro tra i tre presidenti, Erdogan, Putin e Zelensky assicurando di star svolgendo «il ruolo di mediatore e facilitatore».
Rimane il massimo riserbo sui punti negoziali e sui passi avanti che potrebbero essere fatti. Sempre secondo la Turchia le parti stanno trattando su sei punti: neutralità, disarmo e garanzie di sicurezza dell'Ucraina, la «denazificazione», la rimozione degli ostacoli all'uso della lingua russa in Ucraina, lo status della regione separatista del Donbass e lo status della Crimea.