SASSARI. Il prologo aveva suscitato una marea di polemiche. Ora che il piano sembra completo, perlomeno per l’estate, è lecito attendersi una pesante ricaduta. Dopo aver appaltato ai privati i pronto soccorso degli ospedali di Ghilarza, Oristano e Bosa, la sanità sarda è pronta ad affittare, dal 1° luglio al 30 settembre, i servizi di pronto soccorso, “ovvero del Punto di primo intervento con guardia medica attiva”, come si legge nell’avviso pubblicato dall’Ares, di dodici ospedali. Tre sono conferme: Oristano, Bosa e Ghilarza, dove i “medici in affitto” lavorano già da un anno. Nove sono invece nuove entrate e, non è certamente un caso, mettono in fila le zone dove gli ospedali sono in maggiore sofferenza a causa delle carenze negli organici: San Gavino, Tempio, Isili, Muravera, Lanusei, Nuoro, Sorgono, Carbonia e Iglesias.
Le ore di lavoro da coprire, che comprendono i cinque livelli di triage, sono 19.704. Ares ha fissato un picco di 80 euro all’ora e ha quantificato in 1.576.320 euro l’impegno di spesa necessario a coprire i servizi per tre mesi. La scadenza per la presentazione delle domande è stata fissata per il 10 giugno alle 13, con gli interessati (operatori economici associati o singoli) chiamati ad inviare la manifestazione d’interesse esclusivamente tramite posta elettronica certificata all’indirizzo dip.acquisti@aressardegna.it.
Gli ospedali. La radiografia della sofferenza dei presidi sanitari è messa nera su bianco nelle schede di “presentazione” dell’intervento, dove sono schematizzate le ore necessarie a coprire i turni che, diversamente, sarebbero stati affidati ai medici degli altri reparti, perpetuando quell’effetto domino che ha sconvolto l’organizzazione del lavoro riducendo al minimo indispensabile, spesso nemmeno garantito, i riposi e le ferie del personale medico già provato dall’impegno ormai pluriennale per la gestione della pandemia. Nel conto delle ore da coprire spiccano sicuramente gli ospedali Sirai di Carbonia e San Martino di Oristano. Nel primo, saranno appaltati agli esterni ben 112 turni da 24 ore l’uno, con i medici impegnati nella gestione del “triage minore”, per una spesa quantificata in poco più di 215mila euro. Il secondo caso, quello del San Martino di Oristano, è anche l’unico ad aver necessità di essere coperto nella gestione dei codici bianchi e verdi ma anche in quelli azzurri, gialli e rossi: 70 turni da 24 ore per le gestione delle urgenze, 28 per la gestione dei casi meno gravi. Spesa: 188.160 euro.
La terza posizione nella poco invidiabile graduatoria dell’emergenza è un ex aequo per tre ospedali: Tempio, Ghilarza e Lanusei. Nel primo caso i prolemi nella gestione delle emergenze, con 92 turni da 24 ore da coprire. Nel secondo i turni sono sempre 92, da 24 ore, ma sono tutti nella gestione dei codici “minori”. Identica situazione nel terzo caso, quello di Lanusei. A poca distanza c’è anche il San Francesco di Nuoro, scoperto per 168 turni da 12 ore l’uno nelle gestione delle emergenze da codice azzurro, giallo e rosso. Situazione al limite anche negli ospedali di San Gavino, 92 turni da 12 ore scoperti nella gestione della prima emergenze, e di Lanusei, sempre 92 turni di “triage minore” ma da 24 ore l’uno. Per l’assegnazione degli incarichi, la Regione non chiude la porta in faccia a nessuno e ammette sia i singoli sia le eventuali associazioni ed è aperto “a tutti gli operatori economici, anche stabiliti in altri Stati membri”.
Le Regione. Sulle criticità del sistema sanitario isolano non è possibile avere troppi dubbi. Soffrono gli ospedali, mancano i medici di famiglia, gli infermieri sono introvabili e anche la semplcie gestione delle guardie turistiche è complicatissima. In una situazione come questa, l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ha ripetuto più volte la sua lettura del problema: «Non abbiamo intenzione di privatizzare la sanità ma non riusciamo a trovare le figure professionali necessarie a risolvere una vecchia emergenza che è stata amplificata dal Covid». E dunque, l’isola si prepara ad accogliere squadre di medici in affitto che gestiranno l’emergenza per tutta l’estate. Ed è possibile che l’impegno prosegua anche oltre.