La Nuova Sardegna

Terza età

Caldo e solitudine, allarme anziani

Marco Impagliazzo
Anziani
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In Sardegna su 1.611.621 residenti gli over 65 sono ben 394mila, vale a dire il 23,8 per cento, mentre la media italiana si attesta sul 22,8 per cento - IL COMMENTO

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Non dimentichiamoci degli anziani in questa estate attraversata, ormai da alcune settimane, da forti ondate di calore. Non solo per la loro età, che ha bisogno di maggiore protezione rispetto alle altre, ma anche perché rappresentano una grande evidenza della nostra regione. L’Istat, commentando i dati del censimento 2021 che riguardano la Sardegna, sottolineava infatti, qualche mese fa, “il progressivo invecchiamento della popolazione sarda” lanciando un allarme perché ciò avviene “con ritmi superiori alla media nazionale” dato che “tutte le classi di età sotto i 45 anni vedono diminuire il proprio peso relativo rispetto a dieci anni fa”

Queste le cifre: su 1.611.621 residenti gli over 65 sono ben 394mila, vale a dire il 23,8 per cento, mentre la media italiana si attesta sul 22,8%. E l’età media è di 46,8 anni contro il 45,2 di quella nazionale. Percentuali che fanno riflettere perché dietro i numeri si nascondono persone e realtà spesso difficili da sostenere sia per le famiglie che per il welfare regionale. A Sassari è attivo il programma Viva gli anziani della Comunità di sant’Egidio per far fronte a questa emergenza. C’è da considerare infatti che l’invecchiamento della popolazione si affianca al fenomeno dei cittadini che vivono da soli. Basta pensare che in Italia sono ben 4 milioni a cui debbono aggiungersi 5 milioni che vivono da soli in coppia, condizione che può presentare forti problematicità se si tratta di ultraottantenni, quando i figli, per diversi motivi, sono assenti, e il reddito non è elevato. Una realtà che non cambia se letta dalla parte degli stessi familiari delle persone anziane. Gli studi – ma anche l’esperienza quotidiana - evidenziano infatti che, oltre agli aspetti economici, il problema principale segnalato dai parenti sia proprio il sentirsi anche loro “soli” nell’affrontare le questioni legate all’assistenza dei propri cari.

E qui si tocca il cuore del problema. Nell’estate del 2003, quando tutta l’Europa restò prigioniera di un’intensa quanto prolungata ondata di calore, morirono migliaia di anziani. Non solo per il caldo ma piuttosto per la solitudine. Un isolamento sociale che sta diventando una delle più grandi emergenze della nostra società. Non possiamo permetterci di mettere in secondo piano le persone anziane in questa caldissima estate. Occorre intervenire costruendo reti di protezione attorno ai più fragili. È un appello rivolto alle istituzioni, che devono trovare i mezzi e soprattutto le idee per arginare l’isolamento sociale. Ma anche a tutti i cittadini che in questi mesi estivi, più del resto dell’anno, possono essere attenti nei confronti di chi li circonda, anche se non è un parente. A volte basta suonare alla porta di casa, quando da un po’ tempo non si vede uscire nessuno, per salvare una vita. Una protezione che può sfruttare le normali relazioni sociali come i vicini, i negozianti, il farmacista, il portiere.

Lo dobbiamo ai nostri anziani che hanno già vissuto grandemente, come numero di vittime, il dramma della pandemia. E soprattutto a quelli che risiedono negli istituti, nelle case di riposo e nelle Rsa, strutture che, in non pochi casi, restano ancora chiuse alle visite nonostante la vaccinazione di massa. Perché, pur con tutte le cautele del caso – perché siamo in un tempo di ripresa dei contagi – non favorire gli incontri con i parenti e con i volontari, certamente solo se vaccinati e con la mascherina? Occorre pensarci. E anche in fretta: la solitudine, che non è un’infermità ma una condizione sociale, può uccidere però più di una malattia.

Molto si può e si deve fare in questa direzione. È il motivo per cui il governo italiano sta finalmente avviando un importante programma per passare a forme di assistenza, non più istituzionalizzate, ma domiciliate. Sarebbe un vantaggio per le persone anziane che vorrebbero restare a casa loro ma tante volte non vi riescono, risparmierebbero anche le casse dello Stato, e con il miglioramento che ne trarrebbe la qualità della vita di tutti, anziani e parenti degli anziani. Un’attenzione, quella nei confronti dei più deboli, da cui si dovrebbe sempre misurare il livello di civiltà di una società.

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