Sfide per il pianeta - La laurea giusta per fare sviluppo sostenibile
Il direttore Roggero: «La Terra merita rispetto». Il mondo ha superato gli 8 miliardi di persone: c’è bisogno di produrre con meno terreno fertile a disposizione e senza danneggiare l’ambiente
Agraria è cambiata in maniera totale, è un altro mondo rispetto a qualche decennio fa, anzi possiamo dire che per certi versi è al centro del mondo. Perché ne studia e ne controlla i meccanismi e le dinamiche in tutti i suoi aspetti. «Chi si iscriveva a questo corso universitario negli anni Cinquanta-Sessanta aveva un’idea molto diversa rispetto a oggi di ciò che questo genere di studio avrebbe potuto dare a lui e alla società – spiega il direttore del dipartimento di Agraria, Pier Paolo Roggero – Da allora però sono cambiate molte cose, perché è cambiata l’agricoltura. Non c’è settore che abbia innovato più dell’agricoltura negli ultimi decenni».
È vero che qui si studiano com’è logico le produzioni agrarie, ma si impara soprattutto a progettare sistemi: «Quelli agrari, forestali e agroalimentari, sono sistemi complessi, che richiedono un approccio scientifico e di sistema, perché devi conoscerne il funzionamento. E nessun altro percorso di studi ha la visione di sistema che fornisce Agraria – afferma – : qui si considera ogni aspetto, dall’economia alla microbiologia, dall’epidemiologia all’entomologia, dall’agronomia alla zootecnia, dall’ingegneria agraria alle costruzioni. È il motivo per il quale l’agronomo è come un “poliglotta”, in grado di interloquire con l’expertise di ciascuno di questi campi». «Agraria –spiega Roggero – è quindi la scelta giusta per chi vuole diventare un manager dello sviluppo sostenibile, progettando sistemi produttivi “verdi”. Grazie alla formazione interdisciplinare, l’agronomo sa contestualizzare i progetti in un’ottica di sistema e di rete, valorizzando le vocazionalità naturali dei territori. In virtù di una base culturale ampia, sa contestualizzare in un’ottica di sistema concetti più specifici. E la gestione di questi sistemi è affidata a delle comunità, c’è quindi una componente umana. In parole povere, se vuoi coltivare le patate e hai un clima adatto, ma non hai le persone adeguate o uno sbocco di mercato, non ci riuscirai. L’agronomo deve saper progettare un sistema prevedendo le risposte di variabili alle diverse scelte gestionali».
Sviluppo sostenibile: concetto mai tanto d’attualità e chiave per il futuro, oggi è un obiettivo primario del dipartimento. «La popolazione mondiale ha superato gli 8 miliardi e sempre più c’è bisogno di produrre, con sempre meno terreno fertile e senza creare danni all’ambiente, anzi migliorandolo – dice Roggero –. Così da noi ciascun tema è considerato non solo sotto il profilo della sostenibilità e dal punto di vista economico, ma anche sotto quello della conoscenza dei processi che generano il cambiamento climatico e che consentono di mitigarne gli effetti». L'incertezza domina gli scenari futuri: «L'agronomo sarà chiamato a sfide indite per la nostra era, come ad esempio la “domesticazione” di nuove piante e animali o il ricorso alle biotecnologie “green” di ultima generazione, per aumentare la resilienza delle colture impiegate per sfamare la popolazione mondiale. Tra le sfide vi è anche il contrasto alla diffusione di nuovi patogeni e insetti, alcuni dei quali vettori di virus».
Cibo. È il primo grande tema al centro dell’attività del dipartimento e di un’agricoltura ha già fatto un salto nel futuro e che è settore portante e crescente nell’economia dell’isola, rappresentando il 24% delle imprese attive e il 6% della forza lavoro. «Ci occupiamo di tutta la filiera, dal campo alla tavola, dalla semina alla raccolta, dalla conservazione all’impacchettamento, dalla distribuzione alla vendita e al consumo, ma anche di aspetti qualitativi, nei quali l’Italia è al top». Roggero sottolinea come l’agricoltore sia «un vero imprenditore, deve fare scelte in condizioni di estrema incertezza di mercato, climatica, di infezioni, attacchi parassitari, costo della manodopera. L’agronomo è capace di progettare sistemi e processi e di metterli a rete: è un facilitatore dello sviluppo sostenibile. Deve saper affrontare le sfide dell’aumento della produzione e della qualità dei cibi riducendo al minimo l’uso di agrofarmaci, che significa sostituire la chimica con la biologia e con le conoscenze dei complessi processi biologici che regolano le coltivazioni e gli allevamenti. Ecco perché Agraria è la scelta giusta per chi vuol entrare come consulente professionista nel sistema Akis che rappresenta l’ecosistema della competenza per la gestione sostenibile degli ecosistemi agrari e forestali».
Acqua. «Quando si coltiva un campo si interferisce sulla qualità e disponibilità di risorse idriche – dice il direttore –: quindi sviluppo sostenibile significa anche tutelarle in quantità e soprattutto qualità. E la sfida è anche ridurre la competizione tra usi agricoli, civili e industriali innescata dai cambiamenti climatici. Agraria è la scelta giusta per chi vuole combattere la desertificazione e la siccità nelle terre aride, attraverso tecnologie basate su risorse naturali locali».
Suolo. «L’Ue sta per adottare per la prima volta una direttiva sulla salute del suolo – sottolinea Roggero – dalla cui fertilità dipende non solo la produzione alimentare ma anche la qualità dell’acqua che beviamo e dell’aria che respiriamo. La gestione della fertilità del suolo a lungo termine è la chiave della biodiversità e dello sviluppo sostenibile, anche per riportare per sempre al terreno la CO2 emessa dai combustibili fossili. Il Nucleo di ricerca sulla desertificazione Uniss è punto di riferimento internazionale su questo tema e collabora con Ispra alla definizione di strategie nazionali».
Foreste. «Scienze forestali e ambientali a Nuoro è la scelta giusta per chi vuole progettare la gestione forestale sostenibile, contribuendo alla mitigazione del cambiamento climatico e alla prevenzione delle catastrofi naturali generando economia per le comunità» rileva Roggero. «Negli ultimi 30-40 anni in Sardegna è aumentata la superficie forestata, anche a causa dell’abbandono di coltivazioni e pascoli nelle zone interne, e la gestione sostenibile di queste aree significa prevenire il dissesto idrogeologico e gli incendi, aspetti che solo una attività agrosilvopastorale ben gestita può capillarmente garantire, risparmiando così i costi di protezione civile».
Energia. Agraria è lo sbocco per chi è interessato a progettare sistemi produttivi capaci di ridurre le emissioni di gas climalteranti per la produzione di energia: «Molte aziende sono diventate produttrici di rinnovabili, valorizzando biomasse di scarto, fotovoltaico sui tetti dei capannoni o delle stalle, agrivoltaico che integra fotovoltaico e coltivazioni, senza sottrarre terreni alle coltivazioni e ai pascoli».
Innovazione. «Siamo poi la scelta giusta per chi è interessato alle applicazioni hi-tech “green” – dice Roggero – perché, contrariamente alla percezione diffusa, l’agricoltura è uno dei settori più vivaci nell’innovazione tecnologica. Si scopre che aziende agricole apparentemente legate alla tradizione, utilizzano in realtà tecnologie avanzate, come quelle digitali, che consentono di produrre di più consumando di meno, rispettando gli ecosistemi naturali e garantendo il benessere degli animali di allevamento grazie a robot, droni, satelliti, sensori».
Città e sociale. «La pianificazione urbanistica moderna in tempi di cambiamento climatico non può fare a meno di un’accurata progettazione del verde urbano, che contribuisce a mitigare gli impatti delle cosiddette “isole di calore”, causa di malessere fisico e psichico nelle città. Stiamo anche affrontando il tema dell’agricoltura sociale, nella riabilitazione di persone che hanno subito traumi, per quella di detenuti, o di persone con disturbi psichici. Oggi attività agricola non significa solo produzione ma soprattutto servizi alla società (come l’utilizzo di asinelli per scopi terapeutici), ambientali, di riciclo (il compost prodotto dai rifiuti organici delle città è un ottimo fertilizzante).
Biodiversità. Qui ci si occupa sia di miglioramento genetico per una maggiore produzione, che della conservazione delle risorse genetiche cioè mantenimento delle vecchie varietà – spiega Roggero – e di acquacoltura, dell’impatto dell’allevamento sui cambiamenti climatici, con progressi importanti perché esso cambia a seconda della razza, ma anche della dieta che può esser modulata per abbattere le emissioni».
La comunità. il mondo del dipartimento di Agraria è composto da circa mille tra studenti e studentesse (800 circa), docenti (90), una cinquantina di amministrativi e tecnici, e oltre cento tra Postdoc, borsisti, assegnisti, personale di ricerca di altissima specializzazione. «Siamo una comunità abbastanza multietnica, molti giovani ricercatori sono di nazionalità estera. Abbiamo 120 progetti attivi al momento e con il Pnrr arriviamo a oltre 40 milioni di euro di finanziamenti per la ricerca e il trasferimento tecnologico. Agraria gestisce circa un terzo dei finanziamenti per la ricerca di tutto l’Ateneo. Studenti e studentesse dopo la laurea hanno tante possibilità di fare splendide esperienze con le borse di studio grazie a centinaia di convenzioni attive dall’isola all’estero. Offriamo percorsi formativi tecnici ma anche scientifico-culturali per chi vuole acquisire con una visione ampia, che favorisce l’assunzione di ruoli dirigenziali». Per il futuro? Stiamo progettando percorsi post laurea magistrale per formare project manager, capaci di trasformare una buona idea in un progetto vincente, ottenere e gestire i finanziamenti, figure sempre più richieste».
Diversità e accoglienza. «Il clima è informale, c’è molta coesione tra studenti e docenti, li conosciamo tutti per nome – dice Roggero – . Decentrare i percorsi formativi nelle sedi di Nuoro e Oristano per noi è importante: è l’università che va nei territori, per offrire ai giovani che vogliono investire sulla loro terra un futuro migliore. Uno degli obiettivi dello sviluppo sostenibile è quello della parità di genere: abbiamo costituito una commissione, Diva, acronimo che sta per diversità e accoglienza, che offre un servizio di counseling per affrontare efficacemente le difficoltà che studenti e studentesse possono incontrare nei rapporti con colleghi o docenti. O quelle legate alla specificità di alcune diversità, come lo stato di detenuto (partecipiamo al Polo penitenziario dell’Ateneo). Abbiamo già risolto positivamente diversi casi e per noi è motivo di grande soddisfazione».(di Antonello Palmas)