Autonomia differenziata, Roberto Calderoli: «Lo Statuto speciale della Sardegna non sarà spazzato via»
Il ministro in missione a Cagliari per la riforma delle Regioni
Cagliari Qui soffia aria di tempesta, almeno così pare, sulla «mia riforma». La Sardegna potrebbe essere un osso più duro di altri, nonostante sia governata dal «mio caro, stimato, amico Christian Solinas» e dal centrodestra. Da queste parti gli oppositori all’autonomia differenziata, è la sua legge, sembrano essere più cattivi che altrove, forse perché si sentono fin troppo diversi, unici, speciali, per via dello Statuto straordinario della Sardegna. Allora, è la domanda, che fare? «Devo rassicurarli prima e spronarli poi, i sardi». Così ha fatto, Roberto Calderoli, ora ministro agli affari regionali, leghista della prima ora, però poi anche capace di essere meno aggressivo, meno bullo, rispetto agli esordi, quando diceva: «Non sono xenofobo, ma dico cose xenofobe». E infatti, a Cagliari, ancor prima d’incontrare i consiglieri regionali, in sala comunque c’era solo il centrodestra, le opposizioni hanno disertato, partecipando invece al sit-in organizzato dal Comitato contro «la sua legge», il ministro s’è lasciato subito andare a un rassicurante: «Potete star tranquilli, finché ci sarò io, mai l’Autonomia della Sardegna verrà messa in discussione». Nell’orazione successiva, s’è spinto anche oltre, cercando di stimolare la platea: «Con il nuovo regionalismo, addirittura la Sardegna potrà aspettarsi, anzi pretendere, molto di più dallo Stato, ma dovete sbrigarvi a bussare al portone dei ministeri. A disposizione delle Regioni ci sono già una novantina di miliardi, più quelli, anche questi saranno tanti, del Piano di ripresa e resilienza. Però, a Roma, bisogna presentarsi, è il consiglio che vi do, con progetti per azzerare in fretta il vero problema della Sardegna: avete pochissime infrastrutture».
Operazione verità Calderoli è entrato in Consiglio proprio con l’intento di fugare gran parte dei dubbi della gente su una riforma – come sostengono i contestatori – che finirebbe invece per annullare, mortificare, la solidarietà nazionale fra le Regioni. C’è riuscito? Sì, per chi l’ha sostenuto sin dall’inizio e a gran voce, come Michele Pais, presidente del Consiglio regionale e coordinatore della Lega. Ma anche per il governatore Christian Solinas, che, in un colloquio privato a Villa Devoto, poco prima gli aveva sollecitato l’appoggio incondizionato del Governo, per far retrocedere a ragionamenti più miti «un’Europa che finora e speso non s’è dimostrata dalla nostra parte», ricevendo poco dopo in cambio – da Calderoli – la frase-dono: «Per l’amicizia che esiste fra noi, spero sia ancora lui il nostro candidato-presidente nel 2024». Ci sarebbe invece solo quasi riuscito per i dubbiosi sugli effetti futuri della riforma. È il caso di Michele Cossa, che da presidente della commissione per l’insularità, gli dirà: «Ministro, il Governo ha cominciato male, malissimo, per quanto riguarda proprio il rispetto dei diritti costituzionali della Sardegna nelle vostre ultime leggi».
Il dettaglio Nella spiegazione articolo per articolo, Calderoli però ha sottolineato che «alla Sardegna non sarà portato via neanche uno euro di contributi statali». Poi ribadito che i «livelli essenziali delle prestazioni sociali saranno calcolati in base al reale fabbisogno standard di ciascun territorio, dalla scuola alla sanità, perché solo così miglioreranno quantità e qualità dei servizi». Ancora: «La solidarietà fra le Regioni non sarà spazzata via, continuerà a esistere, ma modulata meglio. La spesa pubblica rimarrà la stessa, indipendentemente da chi erogherà i finanziamenti e semmai lo farà in base alle future intese fra lo Stato e le Regioni». Infine, ha detto che «la Sardegna ha sempre più bisogno di un piano strategico dedicato alle infrastrutture, e col ministro per gli affari europei, Raffaele Fitto, abbiamo allo studio un fondo unico fra finanziamenti nazionali e comunitari da girare alle Regioni, con in testa il Mezzogiorno». Sui titoli di coda, ha aggiunto: «Siate comunque più decisi nel sollecitare maggiori investimenti pubblici. Vi ricordo però che dal 2008 esiste un fondo speciale da 4 miliardi a favore delle Grandi Isole, tra l’altro anche quella legge porta il mio nome, ma mai utilizzato, perché mai nessuno ha chiesto che fosse speso in Sardegna».