Transizione digitale, nelle decisioni di Bruxelles c’è spazio per la Sardegna
Il Comitato delle Regioni approva il parere di Michele Pais. È la prima volta che l’isola incide su una decisione dell’Ue
Inviato a Bruxelles C’è la bandiera della Sardegna che sventola per la prima volta su una delle istituzioni continentali. C’è la firma del delegato sardo nel Comitato europeo delle Regioni nel documento sulla normativa per un’Europa interoperabile rivolto alla Commissione Ue.
Il parere stilato da Michele Pais, presidente del consiglio regionale della Sardegna, ieri a Bruxelles è stato approvato all’unanimità durante la seduta plenaria dell’assemblea dei rappresentanti regionali e locali di tutti i 27 Stati che fanno parte dell’Unione europea.
L’interoperabilità Il documento preparato da Pais e illustrato ieri pomeriggio nella sala “Alcide De Gasperi” del Palazzo Carlo Magno è lo strumento attraverso il quale i membri del Comitato europeo delle regioni rivolgono alla Commissione europea l’invito a utilizzare le risorse disponibili per aiutare città e comuni più piccoli a rendere interoperabili i servizi della pubblica amministrazione, così da garantire il successo della transizione digitale in ogni angolo d'Europa.
L'interoperabilità è la capacità di far "comunicare" fra di loro diversi settori della pubblica amministrazione, anche fra paesi differenti, particolarmente importante per gli enti locali e regionali.
Una giornata storica Al di là dell’importanza della materia in oggetto, quanto avvenuto ieri a Bruxelles è particolarmente rilevante per la Sardegna. «È la prima volta che la Sardegna è protagonista delle politiche di coesione digitale nell’ambito dell’Unione europea – ha sottolineato Michele Pais dopo avere incassato il voto unanime del Comitato delle regioni –. In questa sala io ho rappresentato la Sardegna e contemporaneamente anche tutte le regioni d’Europa. Trovo particolarmente significativo il fatto che non ci sia stato alcun emendamento rispetto alla proposta che abbiamo proposto. E dunque i nostri rilievi sono stati fatti propri dalla Commissione del Parlamento Europeo. Non è soltanto un traguardo simbolico: significa che per la prima volta la nostra isola ha potuto incidere in maniera reale e concreta sulle norme comunitarie. Che, come sappiamo, sono di rango superiore rispetto a quelle nazionali».
Rappresentanza «Il fatto di essere presenti all’interno delle istituzioni europee per troppo tempo non è stato valutato con il giusto peso – dice ancora il presidente del consiglio regionale della Sardegna –. È in questi palazzi che si può davvero incidere sul futuro dei nostri concittadini. In Europa il peso di un rappresentante regionale non è inferiore a quello di un ministro di un governo nazionale, ma per poter dare a un territorio un peso vero nelle istituzioni continentali serve un lavoro puntuale, lungo e faticoso. Nel caso specifico, con gli emendamenti che ho presentato al termine di un grande lavoro fatto con i rappresentanti di altre regioni, siamo riusciti a far sì che il Parlamento europeo preveda finanziamenti specifici per le amministrazioni regionali e locali. È un lavoro che è durato quasi due anni. Per la Sardegna la continuità territoriale digitale ha un peso esattamente uguale a quello della continuità aerea e marittima: ridurre gli svantaggi che derivano dall’insularità, dando la possibilità alle isole o a zone periferiche dell’Europa di avere le stesse possibilità di chi abita a Bruxelles è un grande risultato».
Come per i trasporti e per qualsiasi altro tema, intervenire “in itinere” è un elemento decisivo. «Essere presenti dove si prendono le decisioni, provare a modificarle o comunque proporre il punto di vista della nostra regione è fondamentale – conferma Pais –. Si va verso un’architettura istituzionale in cui le regioni e i governatori avranno un peso sempre più grande in Europa. Ma se si arriva quando le decisioni sono già state prese, a quel punto è davvero tardi per poter far valere le proprie istanze».
In questo caso la Sardegna è arrivata in tempo.