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La scommessa per l’isola dell’Asinara, il futuro è coniugare tutela e sviluppo

di Giuseppe Centore
La scommessa per l’isola dell’Asinara, il futuro è coniugare tutela e sviluppo

Mercoledì 25 ottobre a Porto Torres un convegno per pianificare la crescita dell’area

23 ottobre 2023
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Porto Torres Un tempo “Cayenna” sarda, poi, con la chiusura del Supercarcere, area da tutelare vista la sua unicità ambientale. Adesso sull’isola dell’Asinara incombe però un grande punto interrogativo. Che fare di questo gioiello? Chi deve decidere sul suo futuro? Mercoledì, come nel programma illustrato sotto nel dettaglio, Sae Sardegna la società editrice di questo giornale, e il Comune di Porto Torres hanno chiamato a riflettere le istituzioni, rappresentate ai massimi livelli dal ministro per le politiche del Mare Nello Musumeci, su come coniugare due modelli in apparenza inconciliabili: la tutela, rigorosa, intelligente, ma non rigida e apodittica dell’ambiente in tutte le sue declinazioni, e una idea di sviluppo che valorizzi l’isola portando ricchezza soprattutto per l’ente locale che ha in carico i 52 chilometri quadrati dell’isola: Porto Torres. Per adesso l’amministrazione turritana non beneficia di come dovrebbe e potrebbe della presenza, sul suo territorio, dell’Asinara. Le ragioni sono molteplici, ma la prima, che comporta poi una serie di intoppi, è la pluralità di soggetti che insistono sull’isola, sistema erede del passato a cui non si è voluto o potuto porre rimedio con un taglio netto.

E così, come un tesoro di cui non ci si vuol privare, sull’Asinara insistono direttamente una giungla di soggetti, ciascuno col suo pezzettino di responsabilità.

L’anno cardine è il 2000, pochi mesi dopo la chiusura del carcere di massima sicurezza. Lo stato, come da Statuto regionale, trasferisce alla Regione le aree e gli immobili. Lascia però alcuni spicchi di isola, per “usi governativi”, affidandoli a ben sette ministeri: Difesa, Comunicazioni, Ambiente, Beni Culturali, Economia e Finanze, Giustizia e Interno. E già qui si ha a che fare con una anomali: l’Asinara non è, non può essere gestita nella sua interezza, qualsiasi progetto si voglia perseguire, perchè rimangono vincoli. La Regione, proprietaria, nominalmente alle fine del 95 per cento di terreni e immobili, interviene sull’isola con la Conservatoria delle Coste, agenzia nata nel 2007 sul modello dell’analogo ente francese. Il suo compito è in linea teorica avviare un «processo dinamico di tutela, gestione e valorizzazione».

Ma l’Asinara oggi non è una area neutra. Nel 1997, quasi in contemporanea con la partenza degli ultimi detenuti, nasce il Parco Nazionale dell’Asinara, a cui dopo qualche anno segue la fondazione dell’Area Marina Protetta, entrambi di pertinenza di un unico organo, l’Ente Parco Nazionale e Area Marina protetta “Isola dell’Asinara”. Anche questo parco nazionale è gestito, come tutti gli altri, dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ha un proprio Piano del Parco e gli altri strumenti regolatori e di cornice come tutti gli altri parchi nazionali. Logica e buon senso hanno fatto dialogare, ma non dieci anni fa, solo l’anno scorso, i due enti con le responsabilità maggiori sull’isola: Comune ed ente Parco. È dello scorso anno un accordo quadro per azioni di sviluppo, progetti strategici, salvaguardia, tutela e promozione. Concetti ampi che si possono realizzare in diversissimi modi, ma che hanno bisogno, a meno di non voler rinchiudere l’isola in una metaforica campana di vetro, di finanziamenti consistenti. Ma non è il capitolo risorse il vero ostacolo ad un futuro sostenibile per l’Asinara, ma quello molto più complesso delle competenze. Se l’espropriazione, figurata, di piccoli pezzi dell’isola dai tanti soggetti che vi insistono sembra in salita, per non dire impraticabile, c’è comunque una altra strada da percorrere, ed è quella di riunire, in un unico soggetto, le diverse responsabilità oggi presenti. Un soggetto con poteri veri, che rappresenta, Governo, Regione, e soprattutto gli enti locali che sono comunque legati all’isola: la comunità degli enti locali presenti, dalla Provincia alla città metropolitana. Tutti vogliono avere voce in capitolo, ma tutti insieme possono produrre un risultato non invidiabile: l’immobilismo. Anche in questo ambito, uno sguardo ad altre realtà simili, con caratteristiche istituzionali analoghe e con tesori ambientali altrettanto unici, ma molto più antropizzati, può forse fornire interessanti spunti di riflessione.

La Sicilia, regione autonoma come la Sardegna, ma con ben altri poteri e risorse, ha nelle Eolie un paradiso famoso in tutto il mondo. Le differenze tra le due realtà sono chiare: le Eolie, sette isole in tutto, messe insieme sono estese 122 chilometri quadra, poco meno della metà dellasola Asinara, ma ospitano 15mila persone, distribuiti in misura disomogenea, dai 10mila residenti di Lipari ai 100 di Alicudi. La Regione Sicilia ha un piano di gestione delle isole che è quasi una enciclopedia. C’è tutto quello che si deve sapere e fare nell’arcipelago. Senza doppioni, sovrapposizioni e conflitti , sotterranei o palesi, di competenze.

 

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