Connessioni, le sfide future dell’isola: il secondo appuntamento in diretta streaming
Tra i relatori Maria Chiara Di Guardo, responsabile del Crea. «Costruire ponti tra ricerca e impresa, con attenzione alla sostenibilità»
Sassari “Connessioni” è un ciclo di cinque incontri per affrontare le sfide future della Sardegna su capitale umano, ricerca e innovazione, infrastrutture e trasporti, energia e turismo. Promosso da Sae Sardegna, l’editore della Nuova Sardegna, con il patrocinio della Fondazione di Sardegna, oggi vivrà la sua seconda tappa a Cagliari, dopo l’esordio a Sassari, per poi proseguire toccando anche Olbia, Milano e Roma. L’appuntamento è al la Ex Manifattura Tabacchi in viale Regina Margherita, a partire dalle 16.30.
Il tema principale di questa sessione è come promuovere e governare la ricerca e i processi di innovazione. Dopo i saluti di Giacomo Spissu, presidente della Fondazione di Sardegna, Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari, e Giacomo Bedeschi, direttore de La Nuova Sardegna, interverranno Massimo Cerofolini, conduttore, autore e sceneggiatore; Filippo Bosco, del Fondo technology transfer - CDP Venture Capital SGR; Maria Chiara Di Guardo, docente di Organizzazione aziendale dell’Università di Cagliari; Giacomo Cao amministratore del CRS4 e del Distretto aerospaziale; Michele Punturo dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e soprattutto coordinatore internazionale della cooperazione scientifica alla base dell’Einstein Telescope; Ivan Blecic docente ad Architettura dell’Università di Cagliari, Carlo Mochi Sismondi fondatore del ForumPA e Pierluigi Sacco docente dell’Economia della Cultura presso lo Iulm di Milano.
Uno degli esperti chiamati a intervenire oggi all’appuntamento di Cagliari con “Connessioni” è Maria Chiara Di Guardo, professore ordinario di Organizzazione aziendale presso il dipartimento di Scienze economiche ed aziendali e pro rettore delegato per il territorio e l’innovazione dell’Università di Cagliari.
La professoressa Di Guardo è anche responsabile del Crea, il Centro servizi di ateneo per l’innovazione e l’imprenditorialità, direttore scientifico e responsabile formazione del CLab UniCa e a capo del Network nazionale dei Contamination Lab degli atenei italiani. Di cosa parlerà al pubblico di “Connessioni”? «Parlerò delle cose di cui mi occupo, ovvero aiutare a trasformare la ricerca in innovazione reale per le imprese. È quello che facciamo nel Crea, il Centro servizi di ateneo per l’innovazione e l’imprenditorialità e attraverso gli studenti. L’obiettivo è quello di utilizzare l’innovazione per creare startup che si inseriscano in un mercato competitivo e attento. Lo facciamo ormai da 10 anni e abbiamo anche ottenuto dei riconoscimenti importanti. Il modello sviluppato da noi è diventato un riferimento per l’università italiana. Siamo diventati coordinatori dei progetti di 24 atenei. Questo indubbiamente ci fa piacere. Lavoriamo per costruire un ponte tra ricerca e imprese, organizziamo dei bootcamp, corsi intensivi di 4 giorni dove mettiamo a confronto imprese, ricercatori e startupper per un progetto di innovazione. È il passaggio più delicato e su questo l’Ateneo ha investito tanto. La finalità è quella di essere un drive per l’innovazione dell’impresa».
Una direzione chiara deve probabilmente ancora essere individuata: «Di sicuro l’innovazione passa attraverso le nuove tecnologie digitali. Ma un tema dal quale non si potrà prescindere è quello della sostenibilità. Tutta l’attività di ricerca deve tenere conto della sostenibilità. Ho parlato da poco con dei colleghi della facoltà di Chimica: stanno mettendo a punto una pellicola per alimenti completamente biodegradabile. Ecco, tutte le azioni sono fortemente caratterizzate in questo nuovo contesto. E questo è valido soprattutto in Sardegna. C’è un intero dipartimento che sviluppa questi temi, le ricerche di moltissimi colleghi vanno verso questi temi che non sono più prescindibili». Sacrosanto pensare alla sostenibilità, ma è anche vero che le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, comportano un enorme consumo di energia: «Infatti il tema dell’energia è il vero tema del futuro: oggi ChatGPT è stata addestrata su una piccolissima percentuale di dati presenti in rete, perché l’addestramento ha un enorme costo in termini di energia. Per questo su questo tema serve una grandissima riflessione. Se vogliamo che l’Ai sia alla portata di tutti, avremo problemi di energia. A maggior ragione dobbiamo prestare attenzione a questo aspetto in Italia, dove c’è grande possibilità di fare ricorso a fonti energetiche sostenibili. Le nuove sfide comportano una riflessione socioeconomica e politica».
Le nuove tecnologie comportano però anche dei rischi: «Le tecnologie vanno in qualche modo adattate alle esigenze specifiche. Per questo sempre di più saranno importanti competenze trasversali. I rischi ci sono. I rischi di perdite di lavoro sono reali, ma a differenza del passato, in cui sono stati intaccati processi a basso valore aggiunto, ora saranno colpiti quelli a alto valore». L’alternativa? «Credo che sia molto più pericoloso non abbracciare queste novità. In futuro la differenza sarà tra chi le usa e chi non le usa. Bisogna farsi affiancare dalla tecnologia come fosse un copilota. Ma non resistiamo alle novità: quello sì che sarebbe autodistruttivo. Servono però delle riflessioni: non siamo più abituati a parlare di etica, di morale, di filosofia. È urgente mettere insieme le competenze, anche di tipo umanistico e non solo scientifico».
E la Sardegna come risponde alle novità? È reattiva o potrebbe fare meglio? «Si può sempre fare meglio, ma la mia sensazione è positiva. Sin da quando abbiamo iniziato, ormai dieci anni fa, abbiamo trovato una risposta più che entusiasta da parte dei ragazzi. Sono stati coinvolti più di 1000 studenti. La Sardegna mostra un terreno molto fertile, i ragazzi sono aperti alle nuovo opportunità. La sensazione è dunque positiva, c’è un ecosistema dinamico. Forse manca un visione comune che ci spinga in unica direzione. Con buone iniziative che vanno a formare rivoli diversi si sprecano le opportunità. Ma la Sardegna, a livello nazionale, ha una buona reputazione. C’è una buona qualità della vita e diverse aziende si stanno trasferendo qui».
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