Sassari, Sergio Babudieri: «Il covid? Sappiamo che esiste solo perché ci sono i tamponi»
Il responsabile dell’unità di Malattie Infettive dell’Aou: «Nei soggetti sani si risolve con qualche starnuto». La nuova polmonite: «I bimbi cinesi hanno meno anticorpi dei nostri»
Sassari Forse il nome fa ancora un certo effetto. Dire ho il covid, è diverso dal dire ho l’influenza. Ma è solo una suggestione dettata dalla paura, perché in fondo covid e influenza ormai si risolvono nello stesso modo: qualche linea di febbre, tachipirina, starnuti, spossatezza, e dopo alcuni giorni si guarisce. «Il covid esiste perché ancora ci sono i tamponi – dice il professor Sergio Babubieri, responsabile dell’unità di Malattie Infettive dell’Aou di Sassari – senza i test nessuno saprebbe di averlo, e non ci sarebbe differenza con le altre forme influenzali».
Perché i contagi in Italia stanno nuovamente aumentando?
«Perché il Covid non è mai scomparso, dovremo continuare a conviverci per chissà quanto, e continuerà a comportarsi esattamente come le normali forme influenzali. Quando comincia il freddo, le vie aeree si irritano, e i virus sguazzano tra le mucose infiammate. Perciò è fisiologico che ai primi sbalzi di temperatura si registri un aumento dei contagi sia di influenza che dei coronavirus».
In queste settimane c’è allarme per questa nuova forma di polmonite che colpisce i bambini. Moltissimi casi in Cina, e adesso anche in Francia. Qualcuno addirittura parla di pandemia. Arriverà anche in Italia? Il fenomeno la preoccupa?
«Sinceramente no. E sono tranquillo per diversi motivi. Il primo è che si tratta di un batterio intracellulare già conosciuto da tempo. Non parliamo di nuovi agenti patogeni bensì di infezioni da Mycoplasma pneumonia. Non ci troviamo perciò in quella situazione di totale incertezza e panico che aveva caratterizzato la prima fase del Covid. Sappiamo bene le terapie da adottare. Il secondo motivo è che l’incremento anomalo dei casi di polmonite pediatrica si è registrato a novembre in Cina. E questo è da ricondurre alla fine delle restrizioni del lock-down. Mi viene da pensare che i bambini cinesi hanno un sistema immunitario meno sviluppato e rodato dei bambini europei. Continuamente chiusi in casa e isolati durante la pandemia, non hanno avuto la possibilità di “corazzarsi” contro i virus. Una volta riprese le normali interazioni, la scuola, la vita sociale, i bambini si sono scoperti estremamente vulnerabili, e sono venuti a contatto con una serie concomitanti di virus tutti in una volta».
Però ci sono dei casi di polmonite interstiziale gravi anche in Francia.
«Credo che le infezioni da Mycoplasma pneumonia arriveranno, e forse sono già arrivate ma senza grossi sintomi, anche in Italia, ma da noi i bambini sono più attrezzati per contrastare i batteri».
È sempre favorevole alla “vaccinazione naturale”, cioè prendersi il virus e autoimmunizzarsi? Era stato uno dei primi ad augurarsi che il Covid, cessata la fase più aggressiva, cominciasse a circolare liberamente. E il suo parere all’epoca aveva destato scalpore.
«Per arrivare a una immunizzazione di massa, il virus deve circolare e contagiare tante persone. Ma con una assoluta precauzione: fare in modo che le persone fragili, immunodepresse, pazienti oncologici, over 65, diabetici e chiunque soffra di patologie gravi o debilitanti, siano protette. I soggetti fragili e gli anziani devono assolutamente vaccinarsi. Perché solo in questo modo il Covid o l’influenza si risolverà con un paio di starnuti. Altrimenti si rischia ancora la vita».
I bambini devono vaccinarsi contro l’influenza?
«Stesso discorso: se hanno problemi di salute sì. Ma altrimenti perché evitare a tutti i costi una febbre o un raffreddore? Ben vengano gli asili pieni di bimbi con il moccio che cola dal naso: sono l’apoteosi dei virus, ma anche la migliore palestra per formare gli anticorpi».