La Nuova Sardegna

Il ritorno

Vinile che passione, nell’isola è boom di vendite di 33 giri

di Andrea Massidda
Vinile che passione, nell’isola è boom di vendite di 33 giri

La musica ritorna a correre sul microsolco

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Cagliari Il tramonto era iniziato alla fine degli anni Ottanta, quando insieme al Muro di Berlino si sgretolava piano piano anche l’oggetto più caro ai cultori di musica. All’epoca, la rivoluzione aveva un nome preciso: compact disc. Mese dopo mese, sempre di più, acquistare un long playing in vinile diventava un esercizio obsoleto, reazionario, roba da nostalgici o da snob. Erano i tempi in cui i discografici, incoraggiati dal crollo dei costi di produzione offerti dal supporto ottico, davano ormai per spacciato il classico 33 giri. E invece, ecco che a distanza di tre decenni da quella prognosi nefasta – e con in mezzo l’avvento di internet – il paziente in coma non soltanto si è risvegliato, ma ha cominciato a correre. Persino nelle hit parade.

Il sorpasso Gli attuali dati di vendita confermano questa rivincita: il “disco nero” sta riconquistando fette di mercato sempre più importanti, tanto che in Gran Bretagna c’è già stato il sorpasso: nel 2017, per la prima volta i vecchi album hanno fatto registrare incassi superiori a quelli dei download e dei cd. Stesso discorso per gli Stati Uniti, mentre in Italia ci siamo quasi.

Effetto lockdown Per quanto sembri incredibile, ad accelerare la ripresa del vinile è stato il Covid. «Durante il lockdown – spiegano dalla Fimi, la Federazione industria musicale italiana – molti fan hanno infatti compensato la tristezza legata alla mancanza di eventi dal vivo, riappropriandosi della dimensione fisica della musica grazie ai vinili acquistati attraverso l’e.commerce». Ma il dato più clamoroso è che la “vinylmania” ha contagiato pure i nativi digitali: il 19 per cento dei consumatori italiani tra i 13 e i 15 anni acquista musica incisa sul microsolco.

Mercato sardo Con queste premesse, non deve quindi stupire che anche in Sardegna siano nati in questi anni negozi specializzati nella vendita di long playing. Ce ne sono sicuramente a Cagliari, Sassari e Oristano, ma non è escluso che qualche altra realtà si attiva in luoghi meno popolosi.

A Cagliari, nel quartiere storico di Villanova, accanto al ritrovo hipster di piazza San Domenico, Andrea Pilleri, 43 anni e musicista, ha aperto da esattamente tre anni “Potente”, una rivendita specializzata in vinile, sia fresco di stampa sia “usato sicuro”. «Da quando ero piccolo ho sempre collezionato dischi – racconta – e non nascondo che per un periodo ho ceduto alla tentazione del cd. Poi, con l’avvento della musica liquida, sono tornato al vecchio amore e ora eccomi qua a gestire un negozio che mi sta dando grandi soddisfazioni, anche perché questo non è semplicemente un luogo dove si acquista merce, ma è quasi un presidio culturale».

La pensa così anche Giuseppe Carta, 42 anni, che per lavorare da “Alta Fedeltà”, il negozio di dischi di proprietà della sua amica Caterina Scano, ha lasciato un’avviata carriera da ricercatore universitario. «Fare questo lavoro mi piace moltissimo – conferma – ho a che fare tutti i giorni con clienti che vanno dai 12 ai 90 anni, ma uniti dalla passione per la musica. In più, devo ammettere che anche gli affari vanno molto bene. Durante queste feste c’è stato un vero e proprio boom di vendite che conferma un trend in costante crescita».

Il prezzo della passione Va detto infine che il collezionismo e la nostalgia possono costare cari. E a volte i sentimenti hanno un prezzo preciso: quello di un disco in vinile si aggira in media intorno ai 25 euro, ma ovviamente ci sono delle rarità da far tremare le gambe. E allora a parlare è il mercato. Senza limiti. «La vendita più costosa che ho fatto io – racconta Giuseppe Carta – è stato un album di Fela Kuti, dato via per 200 euro». Tetto simile anche per Andrea Pilleri, che a avverte: «Ognuno di noi potrebbe scoprire di avere in casa un disco che vale un tesoro».

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