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Elezioni / le interviste ai candidati governatori

Alessandra Todde: «Ho le competenze per far crescere questa terra»

di Luigi Soriga
Alessandra Todde: «Ho le competenze per far crescere questa terra»

Ambiente, innovazione, lavoro: le idee della candidata del centrosinistra. La sicurezza: «Salvini chiama l’esercito, io preferisco la mediazione culturale»

15 febbraio 2024
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Sassari L’isola palmo a palmo, attraversando strade, ma soprattutto incrociando problemi, persone, storie. È la lunga apnea della campagna elettorale, un mese tutto d’un fiato e un’immersione nella realtà di un’isola. Alessandra Todde, 55 anni, nuorese, manager, premiata nel 2014 come miglior imprenditrice dell’anno, riconosciuta come una delle donne italiane più influenti nel comparto tecnologico, ora è la candidata del Campo Largo centrosinistra, e alla fine di questo lungo cammino davanti ai suoi occhi c’è il traguardo di Villa Devoto. Le piace pensare in grande: prima governatrice sarda della storia.

In queste settimane avrà incontrato molte persone. Ci racconta una storia che l’ha colpita?
«Rientravo da Cagliari verso Nuoro, e in un autobus Arst ho conosciuto una coppia di anziani, di Aritzo. Avevano 86 e 84 anni, e il loro era il classico viaggio della speranza. Avevano bisogno di curarsi, ma non avevano nessuno che potesse accompagnarli all’ospedale di Cagliari. Così sono finiti su quell’autobus, nonostante l’età e gli acciacchi, come un pacco spedito chissà dove. È una storia di solitudine, di pazienti fragili in un contesto dove la sanità stenta a dare le giuste risposte».

Le è capitato anche di scoprire problematiche che non conosceva?
«A Cagliari ho incontrato gli studenti. Mi hanno raccontato che l’anno scorso non erano state pagate le borse di studio per 7 mesi. Questo significa che chi non ha mezzi familiari e non può permettersi di anticipare le spese dell’anno accademico, non riuscirà a pagare l’alloggio, a vivere fuori sede. Ci si riempie la bocca di parole come diritto allo studio, lotta alla dispersione scolastica, e poi un ragazzo che non ha i mezzi non può studiare».

C’è qualcosa che invece l’ha offesa?
«Mi hanno offeso i pregiudizi, l’attenzione spropositata verso le mie competenze e capacità. Se fossi stato un uomo, magari settantenne, tutto sarebbe stato in discesa. Essere donne è sempre più faticoso, l’avevo già sperimentato nel lavoro, e in politica è lo stesso».

La critica che le rivolgono è questa: ottima imprenditrice, ma della macchina amministrativa non sa nulla.
«E io rispondo così: ho partecipato a due governi, ho affrontato 149 tavoli di crisi, portandoli a 70, ho salvato migliaia di posti di lavoro. Se poi la capacità amministrativa si traduce nel non saper spendere 3 miliardi di avanzo di cassa, allora dico a Solinas e anche a Truzzu che preferisco di gran lunga il mio approccio e la mia onestà».

Cosa pensa di Truzzu e di Soru?
«Credo che Paolo Truzzu abbia certificato il suo fallimento come sindaco. Il malcontento dei suoi concittadini ne è la prova. Basti pensare che Cagliari è diventata una delle città italiane con la peggiore qualità dell’aria, e siamo in Sardegna. Quanto a Renato Soru, la sua è la decima lista di Truzzu. Si prenderà la responsabilità di questa sua scelta. Abbiamo costruito un’alternativa di centrosinistra con unità e fatica, le sue motivazioni di correre da solo evidentemente sono legate ad altro».

Ultimamente proprio con Soru c’è tensione. Soprattutto sui temi dell’energia e dell’ambiente.
«Racconta menzogne, non è che le menzogne, a furia di ripeterle, poi diventano verità. La sua sensibilità ambientalista è rimasta silente per anni, poi in campagna elettorale si è risvegliato dal letargo. Il problema vero è che una regione che non fa una mappa delle aree idonee, è cieca. E bisognava anche regolamentare gli investimenti sulle rinnovabili, per non prestare il fianco alle speculazioni e all’assalto delle multinazionali. Soru fa riferimento a direttive europee, ma dimentica che tutto è avvenuto quando lui era parlamentare e assenteista. Chissà, magari non si è reso conto, forse proprio perché assente, che queste decisioni sono state prese durante il suo mandato. Poi mi deve spiegare cosa ha da spartire con uno come Calenda, che porterebbe il nucleare in Sardegna. Quanto a Truzzu e al suo Fdi, non gli perdonerò mai il sì al decreto sullo stoccaggio delle scorie nucleari».

Altro tema caldo: la sicurezza. Salvini, in visita nel centro storico di Sassari, ha invocato l’intervento della Brigata Sassari per ripulirlo dagli spacciatori nigeriani. Lei che ne pensa?«La sicurezza si conquista con soluzioni abitative, con l’integrazione, con la mediazione culturale, con l’educazione giovanile, con la scuola che funziona. Non sicuramente con l’esercito. Salvini e Truzzu ragionano per slogan. Mirano a gestire l’effetto, ma le cause non vengono affrontate».

Perché una imprenditrice si è buttata in politica? Cosa votava e come è finita nel Movimento 5 Stelle?
«Vengo da una famiglia democristiana, nonno sardista, antifascista. Cresciuta respirando valori cattolici, e poi eguaglianza, solidarietà, senso di giustizia. Con un’attenzione particolare all’autonomia e all’autodeterminazione della mia terra. Votavo sardista. Per questo sono indignata e mi fa impressione vedere la bandiera dei 4 mori svilita a Pontida. Quanto alla politica, nel 2019 avevo compiuto 50 anni, e dopo tante esperienze professionali volevo impegnarmi anche nell’ambito pubblico. Volevo trasferire la mia competenza in politica. La società civile deve impegnarsi, non delegare sempre».

Lei è ingegnere, esperta di tecnologia. Siamo nel pieno sviluppo delle Ai. La Sardegna può diventare un polo di innovazione digitale?
«Da marzo possiamo contare su una grande infrastruttura a Golfo Aranci: un’autostrada digitale di 4 cavi da un terabyte l’uno. Se utilizzata correttamente potrà attrarre investimenti. La tecnologia deve aiutare lo sviluppo, e bisogna investire in connessione. Le applicazioni sono molteplici: agricoltura di precisione, gestione dell’acqua, la Sardegna come un modello internazionale per le bonifiche, gli scarti minerali trasformati in materie prime. Ma soprattutto credo che la tecnologia debba servire per snellire la burocrazia».

Che rapporto ha con i social?
«Per me sono solo uno strumento di lavoro. Condivido quello che faccio e coinvolgo le persone per creare comunità. Ma tengo la mia vita personale riservata. Non amo parlarne pubblicamente. L’unica eccezione è il mio amore per i cavalli, che sono un’estensione della mia famiglia. Ogni tanto posto delle foto. Andare in scuderia è la mia medicina per mantenere l’equilibrio».

Ha girato mezzo mondo: perché ha deciso di tornare nell’isola?
«In Sardegna c’è bisogno di sardi di ritorno. Bisogna riportare indietro ricchezza e conoscenza. Abbiamo vissuto in paesi dove le cose funzionano, arriva il momento di restituire le proprie esperienze per migliorare la propria terra».

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