Energia, rinnovabili: alla Regione 180 giorni per individuare le aree
Domani l’ok al decreto. Mercoledì la firma del ministro. Gli impianti dovranno comunque poter essere realizzati
Cagliari Sulle aree idonee e privilegiate per l’installazione delle rinnovabili c’è l’accordo tra governo e Regioni. Domani il testo definitivo, emendato dalle Regioni sarà approvato formalmente per poi arrivare entro mercoledì sul tavolo del ministro della sicurezza energetica e dell’ambiente Gilberto Pichetto-Fratin, che dovrebbe firmarlo subito.
Rispetto al testo proposto dal governo la nuova versione cambia registro in diversi punti, senza cambiare però la sostanza della norma: in un modo o nell’altro le Regioni devono fissare le regole per consentire comunque l’installazione di impianti per la produzione di energia dai rinnovabili. Adesso avranno un margine leggermente superiore di discrezionalità, e saranno più responsabilizzate, anche nel rapporto con i comuni, sostituendosi a loro in caso di ritardi o inadempienze. Sarà poi il governo a fare lo stesso in caso di analoghi ritardi, «inerzia accertata», è scritto nel decreto, delle Regioni.
Un elemento nuovo che però cambia di poco il perimetro di intervento sulle rinnovabili, riguarda il tetto minimo installabile. Si scenda da 80 gigawatt su tutto il territorio nazionale di nuova potenza installata da adesso al 2030 a 75 gigawatt. Per la Sardegna si scende da 6,2 giga a 5,8. Una differenza contenuta che non inciderà sugli impianti, per i quali il decreto, con le Regioni concordi, individua come prioritari le fonti fotovoltaico ed eolico.
Sbaglia però chi pensasse che l’idoneità riguarda la possibilità o meno di installare impianti. Riguarda invece una procedura autorizzativa accelerata, che non è detto comporti automaticamente l’assenso agli impianti. Viceversa le aree vincolate rimangono comunque fuori dal conteggio delle aree ordinarie, idonee e non idonee.
Le Regioni avranno 180 giorni per individuare le aree idonee e non idonee e come prima possono siglare accordi per trasferire “quote” di potenza da una Regione all’altra, senza intaccare la somma finale che deve comunque rimanere a 75 gigawatt di potenza nominale installata (quella reale sarà poco più di un terzo).
Le Regioni potranno però fare da arbitro sul fronte delle autorizzazioni. Il governo da loro la facoltà di sospendere autorizzazioni in taluni casi (sui terreni agricoli, ad esempio), ma «senza pregiudicare il raggiungimento dell’obiettivo intermedio e finale». Della serie, fate come volete, o quasi, ma quegli impianti vanno messi a terra.
E per ribadire la volontà del governo a non perdere tempo, ne va il successo del Pniec (il piano nazionale energia e clima riscritto e da definire entro la primavera) e dello stesso Pnrr, l’esecutivo conferma l’attivazione dei poteri sostitutivi dal 1 gennaio del 2026.
Sui criteri di base privilegiati per le rinnovabili, il governo ha accettato le richieste delle Regioni, eliminando indicazioni specifiche sulle singole aree, inserendo due principi. Sono i punti più importanti, per quanto generici che danno alle Regioni flessibilità, pur all’interno delle quote.
I due principi sono quelli della minimizzazione degli impatti sull'ambiente, sul territorio con particolare riferimento alle condizioni di stabilità ecologica, salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi, qualità dell’aria e dei suoli, patrimonio culturale-paesaggistico-agricolo-forestale, ambientale e potenziale produttivo agroalimentare. Il secondo principio è relativo allo sviluppo sostenibile. Il raggiungimento degli obiettivi «deve essere perseguito tenendo conto della sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle scelte effettuate, quali presupposti necessari per la transizione ecologica e per la crescita della competitività e dell'occupazione».