Bonassai, il regno degli animali selvatici
Nel centro Forestas cure e riabilitazione per mammiferi, uccelli e rettili. Alcuni tornano in libertà, altri no perché hanno lesioni gravi o sono diventati domestici
Sassari C’è un luogo silenzioso, immerso in quattro ettari di verde, dove il confine tra speranza e resilienza si sfuma delicatamente. È il Centro di recupero della Fauna selvatica di Bonassai. Qui ogni animale racconta episodi di lotta e sopravvivenza. Storie che tessono insieme la trama complessa della natura e dell’interazione umana. Qui, aquile e grifoni con ali spezzate rinunciano al cielo infinito che una volta dominavano, mentre gheppi e poiane affrontano il destino con una nuova dignità, trovando rifugio e cura in mani compassionevoli. Ma non è tutto un racconto di perdita e malinconia. È anche una celebrazione della vita e della possibilità di un nuovo inizio. Cinghiali, mufloni e volpi, strappati troppo presto dall’abbraccio selvaggio della natura e indeboliti dal contatto umano, scoprono un ponte verso la libertà o, a volte, un nuovo modo di vivere. E poi ci sono quelli davvero fortunati, che attraverso la paziente arte della riabilitazione, ritroveranno il cammino verso casa, verso l’immensità aperta da cui sono venuti. Come un fiero esemplare di giovane grifone, destinato a riappropriarsi a breve della sua fetta di cielo.
Rapaci folgorati I falchi di palude, i gheppi, le poiane e un’aquila all’ingresso del percorso didattico del Centro sono classificati come “irrecuperabili”. Quasi tutti sono stati ricoverati a causa di incidenti con le linee elettriche. Folgorati. Hanno perso l’uso di parti delle ali e non potranno più tornare a volare. L’istinto li spinge però a provarci. E a riprovarci. Talvolta le loro straordinarie capacità di recupero ribaltano casi clinici “impossibili”. Completa il campionario di ospiti una colonia di volpoche sopravvissute a un investimento stradale tra Porto Torres e Stintino. Una parte di questi uccelli rari, simili alle anatre, è tornata in libertà. Quattro hanno riportato lesioni tali da non renderle in grado di affrontare la vita selvatica.
La volpe Titou Titou è una splendida volpe giocherellona. Ama le carezze e la voglia di libertà non se l’è scrollata di dosso. È arrivata al rifugio dopo essere stata trovata con una frattura esposta alla zampa. Il suo atteggiamento docile ha fatto intuire che prima di quell’incidente vivesse a contatto con gli uomini. Forse in una casa di campagna, cresciuta come fosse un cane.
Tina la mufla C’è poi una giovane femmina di muflone. Tina è il tenero diminutivo di fiocchettina. Quando arrivò a Bonassai era una cucciola e le era stato messo un fiocchetto. Era stata trovata al fianco della mamma morta. È stata nutrita con il biberon. Una pratica necessaria per farla sopravvivere ma che l’ha resa domestica. Imprintata. Riconosce la voce della sua mamma adottiva, Flavia Pudda, la responsabile del Centro. E quando ne ha voglia, da lei si fa fare anche le coccole. Vive in un grande doppio recinto con altri simili. Splendidi mufloni e mufle che sull’uomo hanno parecchie riserve. Restano in disparte, schivi e guardinghi come gli animali selvatici.
Miss Piggy È una anziana cinghialessa. Gli anni hanno reso il suo mantello biondo chiaro. Miss Piggy è stata portata a Bonassai cucciola. Docile come un cagnolino, intelligente, cerca il contatto umano. Il suo dna selvatico non ha mai avuto modo di venire fuori. Le cure per farla sopravvivere hanno creato un legame speciale con i suoi soccorritori. Come succede spesso con i mammiferi. Guarda attraverso la rete con i suoi occhietti vispi. E alla prima occasione cerca di uscire per andarsene a passeggio. Miss Piggy divide le giornate con un’altra femmina di cinghiale. Meno docile e con un vistoso problema al naso. Arrivata dopo un incidente si è salvata, ma la frattura al setto nasale si è saldata storta.
Colbu il corvo Colbu è un corvo gallurese, allevato in casa sin da piccolissimo come un animale domestico. La legge vieta di tenere animali selvatici. Colbu è un simpatico egocentrico. Adora le persone, si pavoneggia per attirare l’attenzione e sa imitare i versi degli altri uccelli. Ma il pezzo forte del suo repertorio è il ciao con voce maschile e femminile.