La Nuova Sardegna

L’emergenza

Ortopedie chiuse: tutti i pazienti si riversano nei pronto soccorso di Sassari e Cagliari

di Luigi Soriga
Ortopedie chiuse: tutti i pazienti si riversano nei pronto soccorso di Sassari e Cagliari

I due poli sono al collasso: più 25% di accessi. Negli altri ospedali impossibili i ricoveri

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Sassari I pronto soccorso dell’isola sono una bomba a orologeria. Il numero degli accessi a Sassari e a Cagliari sta aumentando mediamente del 25%, e anche i tempi di attesa per i pazienti non gravi si stanno dilatando a dismisura. Le difficoltà che attraversano gli ospedali minori, compresi quelli di Nuoro e Oristano, si ripercuotono sugli hub principali, che vedono allargare il proprio bacino di utenza. «Rispetto al 2022 – spiega il responsabile del Pronto soccorso dell’Aou di Sassari Paolo Pinna Parpaglia - stiamo registrando mille accessi in più al mese. Siamo passati da 3200 a 4200, con una media di 35 utenti in più al giorno. Questa situazione ci costringe a un enorme sforzo organizzativo, a potenziare i turni, a ricorrere a ore di straordinario, perché la nostra struttura deve comunque garantire standard di alto livello». Il problema è questo: l’organico del pronto soccorso è dimensionato su un bacino di utenza calibrato sulla popolazione del nord Sardegna. Nel momento in cui si riversano anche i pazienti che provengono dagli altri territori, tra i quali Nuoro, Olbia e Oristano, la coperta diventa cortissima e gli equilibri saltano. «Le difficoltà maggiori sono dovute alla chiusura delle Ortopedie – prosegue Pinna Parpaglia _ la traumatologia che Nuoro e Oristano non riescono a gestire, perché i reparti sono chiusi, arriva a Sassari, e ingolfa sia il pronto soccorso che le Ortopedie delle Cliniche e del Santissima Annunziata». Basti pensare cosa significhi dover trattare un anziano con una frattura al femore, che passa dal pronto soccorso, poi va in Ortopedia, magari ha bisogno di un intervento chirurgico, e occupa il letto del reparto per alcune settimane, dal momento che si tratta di un paziente a lunga degenza. «L’anno scorso - dice Pinna Parpaglia - con grandissimi sacrifici eravamo riusciti a dimezzare i tempi di attesa, e anche la percentuale di rinuncia alla prestazione da parte degli utenti, dal 14% si era ridotta al 7%. Ora questa mole insostenibile di nuovi accessi, sta vanificando tutti gli sforzi fatti in passato».

Sull’altro versante dell’isola, cioè nei tre pronto soccorso di Cagliari, lo scenario è speculare. Anche il Santissima Trinità dell’Asl di Cagliari deve fare i conti con le Ortopedie chiuse di Carbonia e Iglesias, e con le difficoltà del presidio di San Gavino nel gestire le emergenze: «Nelle ultime due settimane gli accessi sono aumentati del 23 per cento – dice la responsabile del pronto soccorso Anna Laura Alimonda – mentre per i primi quattro mesi del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023, l’incremento degli utenti che si rivolgono a noi è del 9,4%. Il mancato filtro delle Ortopedie del territorio, di recente chiuse o per mancanza di medici o per problemi tecnici, ha un impatto evidente. Non dimentichiamo che la traumatologia rappresenta il 25% degli accessi in un pronto soccorso. Al Santissima Trinità la percentuale dei ricoveri in Ortopedia nel primo trimestre del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023, è aumentata del 10%. E nell’area vasta di Cagliari mancano diversi posti letto, rispetto al bacino di utenza».

In effetti, durante la pandemia, l’ospedale Marino di Cagliari, che ospitava le ortopedie, era stato convertito in avamposto covid. Ma nel 2023 non ha potuto riaprire come struttura per acuti per mancanza di requisiti strutturali, e il suo destino è quello di rinascere come ospedale di comunità. Ma senza i suoi 54 letti ormai dismessi, i posti di Ortopedia previsti nell’area vasta di Cagliari da 132 sono scesi a 78. Un numero del tutto insufficiente, con ricadute negative sui principali ospedali. Al pronto soccorso del Brotzu la percentuale di incremento degli accessi dal 2020 al 2024 è stato del 40%. La chiusura dei reparti di ortopedia nel territorio, ha determinato una ricaduta sull'Arnas con una percentuale di incremento nel primo trimestre del 2024 del 15% in più rispetto al primo trimestre del 2023.

Il trend è simile anche al Policlinico di Monserrato dell’Aou. La giunta precedente aveva stanziato quasi 3 milioni di euro per pagare le prestazioni aggiuntive su base volontaria agli ortopedici dell’area vasta di Cagliari. In pratica 100 euro lordi l’ora per svolgere gli straordinari nel reparto di Carbonia (ora chiuso per carenza di personale), in modo da portare i 18 letti a 30. Ma al momento questa manovra tampone è stata congelata dall’amministrazione Todde. Allo stato attuale, quindi, la fotografia è la seguente: ortopedie di Carbonia, Iglesias, Nuoro chiuse, Oristano, Lanusei e Tempio che operano a mezzo servizio, i presìdi di Cagliari (con i posti letto saturi) che hanno grosse difficoltà a ricoverare. Risultato: spesso il fratturato del Brotzu arriva a Sassari, e Alghero si trasforma nel terminale per i pazienti di Nuoro. La porta di ingresso per i malati, naturalmente resta il pronto soccorso, che continua a ingolfarsi.

«Sono molto preoccupato – dice il professor Pinna Parpaglia – perché finora riusciamo a reggere, ma cosa accadrà in estate, quando 10 milioni di turisti arriveranno nell’isola, e i due terzi si distribuiranno tra Nuoro e Olbia, in un momento così critico per queste strutture? Significa che 7 milioni di turisti rischiano di convergere su Sassari, che già opera al limite delle possibilità. Io posso potenziare i turni e motivare il mio staff, ma lo stress diventa insostenibile. Temo l’effetto domino: basta che crolli un solo medico, e il filo si spezza».

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