Emergenza nell’isola: «Donate, il sangue è vita per tante persone»
Oggi è la Giornata mondiale del donatore: l’appello dei centri trasfusionali, Pietro Manca, responsabile di Sassari: «In Sardegna mancano 25mila sacche l’anno»
Sassari Nell’isola l’emergenza sangue è una condizione congenita. La Sardegna infatti deve fare i conti con la Talassemia, una patologia che da sola risucchia circa 50mila unità di sangue. Per questo motivo, anche oggi, il giorno della giornata mondiale del donatore, istituita dall’Oms nel 2005, è più che mai importante «regalare un della propria salute a chi sta male».
Il dottor Pietro Manca, responsabile del Centro trasfusionale di Sassari, pesa le parole, prima di lasciarle andare. Sa che devono sfiorare la sensibilità delle persone come carezze, perché solo toccando le corde giuste, e con delicatezza, si può convincere qualcuno a fare del bene. «Donare è un gesto straordinario – dice – bello per se stessi, e vitale per gli altri. Completamente indolore, e utile a tenere sempre sotto controllo i parametri della propria salute. Chi dona, viene visitato, e riceve a casa il report con i valori del sangue. E quando andrà a letto, dormirà più leggero, sicuro di aver fatto la cosa giusta: cioè regalato un pezzetto di futuro a chi non sta bene». Nell’isola nascono dai 6 ai 10 nuovi talassemici ogni anno. Ma non sono tanto le nuove generazioni a innescare l’emergenza.
«Purtroppo il 48 per cento dei talassemici sono adulti. E necessitano il doppio delle sacche rispetto a quelle richieste per un bambino. Questo ci allontana dalla autosufficienza: da Friuli, Piemonte, Lombardia e Veneto dobbiamo importare circa 25mila unità di sangue all’anno». Non basta: «La popolazione progressivamente invecchia, e questo si traduce in un incremento delle patologie oncoematologiche, o di altre malattie che hanno bisogno delle trasfusioni. In più, e in questo caso parlo per Sassari, noi facciamo parte di un Hub di primo livello nel quale vengono trattati i pazienti acuti, e il numero di interventi chirurgici è elevato. Perciò anche la richiesta di sangue è altissima e la situazione risulta critica. Noi riusciamo a far fronte a questo scenario con l’uso del buon senso, adottando delle terapie sagge che evitino il più possibile anche il più piccolo spreco». Però ci sono momenti in cui, anche la parsimonia non basta: «Nei mesi estivi – spiega il dottor Pietro Manca – la popolazione raddoppia, e tantissimi pazienti, tra i quali i politraumi, si riversano su Sassari. Talvolta il fabbisogno di sangue può diventare insostenibile e superare le nostre scorte. In questi casi si mette a rischio la possibilità di effettuare un intervento chirurgico».
Quindi occorre uno sforzo in più, alzare ancora un po’ l’asticella dell’altruismo: «Io non smetterò mai di ringraziare tutte le Avis e le associazioni che collaborano con il nostro centro trasfusionale. E trovo che il lavoro svolto dai tutti i volontari non abbia prezzo – conclude il responsabile del centro trasfusionale di Sassari – però in Sardegna l’esercito dei donatori deve per forza allargarsi. Non devono essere più dei gesti occasionali, ma periodici. Chi ha dai 18 ai 70 anni dovrebbe andare a donare con regolarità, come fosse una buona abitudine: 2 volte all’anno le donne, e 4 volte gli uomini. Lo ribadisco ancora: è un gesto nobile, un personale arricchimento, e uno slancio di solidarietà e altruismo. Il sangue vuol dire vita per troppe persone».