La Nuova Sardegna

Salute

Una rete contro le nuove epidemie, osservati speciali gli insetti “alieni”

di Federico Spano
Una rete contro le nuove epidemie, osservati speciali gli insetti “alieni”

A Stintino si è svolto un workshop con esperti arrivati da 20 nazioni diverse. Individuato per la prima volta in Corsica in una zecca il virus della Crimea-Congo

15 giugno 2024
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Sassari Arrivano trasportati dai venti, oppure sugli aerei o a bordo delle navi, percorrono anche migliaia di chilometri con il loro carico di virus, batteri e parassiti, e approdano in territori lontanissimi, dove possono trasmettere malattie pericolose per gli animali o per gli esseri umani. Questo piccolo esercito è formato dai flebotomi o pappataci, ossia insetti alati che si nutrono di sangue, zanzare e zecche, che possono anche viaggiare trasportate dagli uccelli migratori, secondo gli esperti possono essere la causa di nuove epidemie o addirittura di pandemie. A rendere ancora più complesso il quadro ci sono i cambiamenti climatici e la tropicalizzazione del sud dell’Europa, con la diffusione, anche in Italia, di specie di insetti, come la zanzara tigre, arrivata nel 1990 dall’Asia e ora divenuta una delle specie più diffuse e nefaste.

È possibile che si verifichino altre pandemie? C’è un modo per prevenirle? In quale maniera deve lavorare la ricerca per trovare soluzioni per i problemi sanitari che riguardano gli animali domestici e che possono avere serie ripercussioni sull’economia di regioni come la Sardegna a forte vocazione zootecnica? Sono queste alcune delle domande a cui hanno cercato di rispondere i 20 esperti internazionali di zoonosi, ovvero malattie degli animali potenzialmente trasmissibili all’uomo, che si sono ritrovati a Stintino all’inizio di giugno per un workshop intensivo.

Gli esperti, provenienti da dieci nazioni (Algeria, Colombia, Francia, Italia, Pakistan, Irlanda del Nord, Inghilterra, Egitto, Israele, Sud Africa, e Senegal), hanno convenuto in modo unanime dell’esistenza di un impatto prodotto dai cambiamenti climatici sui vettori (termine tecnico con cui si indicano insetti come zanzare, pappataci ma anche zecche). Molte delle malattie di cui si sta parlando in ambito zootecnico in Sardegna, come la Blue Tongue, la malattia emorragica del cervo o la febbre del Nilo, sono infatti malattie trasmesse da vettori.

In che modo il clima sta influenzando queste malattie? Il cambio delle temperature medie sta rendendo molti habitat di questi insetti inospitali, provocandone quindi uno spostamento, ma in altri casi sta rendendo più favorevoli per loro habitat che prima potevano essere definiti temperati e che invece ora si stanno “tropicalizzando”. Insomma avere le zanzare a dicembre è un qualcosa di insolito, ma sapere che oltre alle punture può aumentare la possibilità di trasmissione malattie è sicuramente un problema molto più serio.

Cosa si sta già facendo e invece cosa si può fare, per prevenire e contrastare questi fenomeni? «La cosa più importante è fare una sorveglianza attiva - spiega il Antonio Varcasia, docente del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’università di Sassari -, in Sardegna e in Italia abbiamo già un sistema di sorveglianza attiva molto importante, grazie al lavoro dell’istituto Zooprofilattico della Sardegna, con oltre cento stazioni di cattura di insetti distribuite nell’isola. Si tratta di trappole che vengono messe in punti strategici per monitorare questi insetti. I ricercatori analizzano gli insetti catturati nel territorio, sia per valutare specie invasive sia per vedere se possono essere vettori di patogeni per gli animali e per l’uomo».

La prevenzione e la capacità di risposta da parte di veterinari, medici e ricercatori sono fondamentali. «È importante informare chi lavora nel sistema sanitario sapendo che la salute dell’uomo è legata a quella dell’ambiente e degli animali - prosegue Varcasia -. Anche i cittadini possono dare una mano a prevenire la diffusione di questi vettori con piccole pratiche quotidiane, per esempio evitando i ristagni d’acqua nei giardini o nei sottovasi che sono ambienti ottimali per lo sviluppo della zanzara tigre».

L’altro discorso fondamentale che è stato affrontato nel workshop è quello di creare un sistema di comunicazione tra regioni e tra paesi vicini. Così, come nel caso del virus della malattia della Crimea-Congo trovato per la prima volta in Corsica (e trasmesso dalle zecche) da Alessandra Falchi, ricercatrice sarda dell’Università di Corsica: la comunicazione fra ricercatori e il personale addetto alla sorveglianza sul campo consentirà di attivare i sistemi di prevenzione e di controllo anche per questa malattia.

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