La maturità di Geppi Cucciari: «Ero vestita di rosa»
Il ricordo dell’attrice e conduttrice
Sassari «Non ero una studentessa modello, e neppure modella. Però a scuola me la cavavo. E la maturità me la sono goduta a fondo, dall’esame sino all’estate che stava iniziando. Mettendoci in mezzo anche un torneo di basket».
Molto prima di diventare una conduttrice televisiva e una comica apprezzatissima a livello nazionale, Geppi Cucciari è stata un’alunna che sapeva farsi rispettare sia tra i banchi di scuola che in ambito sportivo. «Frequentavo il liceo scientifico di Macomer, ero anziana dentro e percepivo con chiarezza che quelli sarebbero stati gli ultimi anni di felicità totale, con estati lunghe e nessun pensiero. Tutto cose non sarebbero mai più tornate, perché già lo step successivo, all’università, per me non fu altrettanto felice».
Di quelle giornate Geppi ricorda tutto, o quasi. «Certamente ricordo come ero vestita all’esame: indossavo inspiegabilmente un paio di pantaloni bianchi e una camicia rosa – dice – di certo non scelti da me ma da mia madre. A casa ripassavo con Lucia, la mia amica del cuore. In quell’epoca si poteva ancora scegliere quali materie portare, e io scelsi italiano e francese, che è ancora oggi una lingua alla quale sono molto legata. C’era la suspense legata all’estrazione della lettera per l’orale, ma poi anche una grande sensazione di leggerezza. Semmai un minimo di ansia lo metteva quello che al tempo era un altro rito: cioè andare a vedere “i quadri”, per scoprire il tuo voto».
E qual è stato il voto di Geppi Cucciari? «Ricordo anche quello – risponde con sicurezza la conduttrice di Un giorno da pecora, fortunata trasmissione di Radio1–. Presi 58 e fu un voto giusto, non recriminai per il fatto di non avere preso 60: in un’altra quinta c’era una ragazza più brava di me, che durante l’anno aveva preso voti più alti e che meritò il 60». C’è però qualcosa che Geppi fece in più degli altri: «Dai 5 anni giocavo a basket, che era la mia grande passione, e tra lo scritto e l’orale venni convocata dalla mia squadra per un torneo che si sarebbe svolto a Gorizia. Un bel dilemma. Mia madre mi disse: se ti senti già pronta per l’esame, vai pure. Alla fine andai e fu un’esperienza bellissima ma anche molto forte: era il 1991 e oltre il confine con la Jugoslavia, a pochi chilometri da noi, era già iniziata la guerra. Un ricordo che mi porto ancora dentro».