La Nuova Sardegna

Scuola

I presidi sardi: «Appena 25 euro a studente dalla Regione solo spiccioli per l’istruzione»

di Silvia Sanna
I presidi sardi: «Appena 25 euro a studente dalla Regione solo spiccioli per l’istruzione»

Massimo De Pau: «Deve diventare una priorità»

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Sassari Il primo sospetto da fugare è che dietro l’alta percentuale di non ammessi ci siano professori sardi particolarmente severi: «Non scherziamo, non è assolutamente così. Per spiegare quei numeri è fondamentale capire da dove provengono, cioè come è distribuita nell’isola la quota di non ammessi». Qualche indizio c’è già, dice Massimo De Pau, presidente regionale dell’Anp, Associazione nazionale dei presidi. Che in commissione regionale Cultura ha fatto un quadro dettagliato sul sistema scolastico dell’isola, soffermandosi proprio sulle disparità tra territori. «A Cagliari la percentuale di diplomati è superiore alla media nazionale, ma tutto il resto dell’isola è indietro. Anche il Sassarese, dove ci sono macro zone – come il Goceano e la Gallura interna – dove la percentuale di dispersione scolastica è altissima». E poi: «Negli ultimi dieci anni 86 Comuni dell’isola hanno avuto un decremento o sono rmasti vicino allo zero, nella percentuale di diplomati e laureati. Di questi solo 1 si trova in provincia di Cagliari, 18 sono nel Sud Sardegna,26 in provincia di Sassari, 21 in quella di Oristano e 20 in quella di Nuoro. È chiaro – ha aggiunto De Pau – che la priorità è intervenire nelle zone più fragili e disagiate». Come? «Con investimenti massicci, che coinvolgano trasporti, edilizia scolastica e che siano di supporto alle famiglie. Perché sinora è stato fatto poco, invece è fondamentale capire l’urgenza di fare delle scelte e le priorità, quando si stanziano risorse, dovrebbero essere la sanità e l’istruzione. Su questo la Sardegna, come tutto il Sud Italia è stata molto carente».

Nel dettaglio «l’investimento procapite per studente nell’isola ammonta a 25 euro. E cosa si può fare con questa somma? A mala pena pagare un’uscita didattica...In altre regioni il supporto alle famiglie è certamente più importante: per esempio nella provincia autonoma di Trento sino all’Università si usufruisce di rimborsi per gli affitti fuori sede, oppure si viaggia tutto l’anno sui mezzi pubblici della provincia con 50 euro e si usufruisce di bonus palestra e teatro. Sono presenti, nelle zone più virtuose, politiche di welfare che accompagnano la vita dello studente. Cosi come in altre nazioni, penso alla Francia, dove dopo il terzo figlio non si pagano più tasse e nelle regioni più depresse abbondano bonus babysitter e bonus pulizie per le giovani coppie al fine di non abbandonare quelle zone ed evitare lo spopolamento». De Pau evidenzia l’urgenza di un intervento legislativo per colmare un gap evidente «e accompagnare una nuova visione che deve comprendere più tempo scuola, più fondi per scuolabus e banda larga per tutti, così da non avere zone a marce diverse».

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