Turismo, esempio per la Sardegna il modello Baleari: isole più green e digitali
In Spagna raccolta dati e promozioni mirate. Tanti voli, marketing imponente e cultura: così si destagionalizza
Sassari La Sardegna, in ottica turistica, ha ancora molto da imparare. A metà nella classifica nazionale come numero di presenze (12esimo posto) zoppica anche come produzione di Pil (8% contro la media italiana del 12%). Con una campagna promozionale ancora ben poco efficace, che enfatizza principalmente un prodotto che già si vende da solo, senza bisogno di alcuna pubblicità: il pacchetto estate-mare. Altri competitors sono avanti di molte pagine sul capitolo turismo, e i risultati si vedono. Le Baleari in prima battuta, che come coste e paesaggio per molti versi assomigliano alla Sardegna. Ma come presenze siamo in una galassia lontana. Basti pensare che nell’aeroporto di Palma di Maiorca ogni anno transitano circa 29 milioni di passeggeri, contro gli appena 6 che scelgono la nostra isola. Però in Spagna parliamo di uno scalo che offre tratte verso oltre 150 destinazioni in tutto il mondo, operano 80 compagnie aeree tra le quali Iberia, Ryanair, easyJet e Vueling. Insomma, sul fronte collegamenti le Baleari lavorano sul velluto, incrementando sempre la concorrenza dei vettori e favorendo una politica di prezzi al ribasso.
Le compagnie però non scelgono le basi a caso, ma si tuffano a capofitto dove c’è movimento e flusso di passeggeri. Tra ottobre 2022 e maggio 2023, le quattro isole hanno accolto, complessivamente, circa 1,2 milioni di viaggiatori, pari al +24 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In pratica un turista su cinque che si reca in Spagna sceglie le Isole Baleari come sua meta. E questo è anche frutto di una costante strategia che attragga visitatori fuori dell’alta stagione, quando possono godersi il lato più tranquillo e autentico delle isole. Una chimera che la Sardegna insegue da decenni, con scarsissimi risultati. Però l’esperienza sul campo della promozione turistica, nelle Baleari, è lunga oltre un secolo, e consente presenze costanti nonostante una vacanza che costa cara. Si sviluppa sfruttando tutti i canali possibili, dalle fiere, alla tv, ai giornali, all’universo on-line e alle piattaforme social. Basta digitare Baleari su Google per essere investiti da una miriade di offerte. Uno dei punti di forza di chi gestisce il brand Baleari, è proprio la capacità di reazione immediata alle tendenze di mercato. Per capirsi: c’è una flessione di un viaggiatore europeo che tradisce l’arcipelago per un’altra destinazione? Gli enti di promozione sono capaci di mettere in campo delle campagne calamita rapide ed efficaci, con offerte multicanali convenienti e mirate su quel preciso target sfuggente. E questo attraverso un Osservatorio del turismo svelto nel raccogliere ed elaborare molteplici informazioni sui viaggiatori. Quella profilazione chirurgica che l’assessore al Turismo Franco Cuccureddu vorrebbe avere a disposizione entro il 2025, potenziando i data base dell’Osservatorio turistico della Sardegna. Questo sarebbe un enorme passo avanti, ma nel frattempo il vantaggio delle Baleari è di anni luce.
L’ultima tendenza è quella di proporsi al mondo come una destinazione d’avanguardia, orientata verso la sostenibilità e l’ecocompatibilità. Il nuovo Governo delle Baleari investirà 350 milioni delle entrate generate dalla tassa di soggiorno in nuove infrastrutture e in progetti green. Si cavalca l’onda della componente emotiva che muove i viaggiatori più attenti all’etica, alla sostenibilità e alla responsabilità. I turisti mostrano maggior apprezzamento per gli spazi ben curati, con la natura come priorità in termini di godimento e conservazione. Le Baleari da decenni punta sul turismo esperienziale: gastronomia del luogo, pietanze tipiche e come cucinarle, praticare gli sport locali, godersi gli eventi e gli spazi culturali. La promozione è sempre più orientata sul digitale e sui social media, per prenotazioni concentrate su smartphone. Ma anche per strizzare l’occhio al turista digitale, esigente nelle fasi di organizzazione e fruizione del viaggio. Si incentivano i soggiorni brevi, le vacanze si fanno più frammentate durante l’anno. E la destagionalizzazione si concretizza offrendo alternative alle spiagge, come Palma di Maiorca diventata destinazione urbana per lo shopping, o Ibiza meta per il divertimento notturno.