La Nuova Sardegna

La grande sete

Anche l’Ogliastra è a secco: fronte comune contro la siccità

di Claudia Carta
Anche l’Ogliastra è a secco: fronte comune contro la siccità

I sindaci si uniscono: un cambio di rotta sull’uso dell’acqua

23 giugno 2024
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Ussassai Non è solo la Baronia a soffrire la grande sete. Un altro grido d’allarme arriva dall’Ogliastra, anch’essa alle prese con il dramma della siccità. Un’emergenza a cui sindaci, agricoltori e allevatori chiedono di rispondere con atti immediati. La Regione, tramite l’assessore Gian Franco Satta, si è detta pronta ad attivare una task force e a mettere sul piatto 12 milioni di euro: la delibera arriverà in giunta entro mercoledì. Ma intanto, proprio per il perdurare di questa situazione che sta mettendo in ginocchio campagne e aziende e con la stagione turistica ormai nel vivo, alcuni sindaci hanno deciso di fare fronte comune contro la grande sete che non molla la presa. Ussassai, Gairo, Seui, Sadali, Seulo, Esterzili. Non esistono confini comunali o provinciali per prendere consapevolezza dell’emergenza idrica in atto e trovare soluzioni concrete a breve e lungo termine. Un sodalizio che unisce sei Comuni montani, tra Ogliastra e Barbagia di Seulo, al fine di predisporre un piano locale che argini e prevenga gli effetti, anche economici, della siccità e che entro dicembre verrà presentato in Regione. Un progetto - cofinanziato dai sei Comuni, con Seui capofila - incentrato sul contrasto alla siccità in ambito agricolo e urbano, ma che in generale mira a un cambio di rotta tra i comportamenti e le scelte dei cittadini nell’impiego dell’acqua e nella salvaguardia ambientale: «Non possiamo certo fare la danza della pioggia – commenta Francesco Usai, sindaco di Ussassai –, ma possiamo capire cosa migliorare e cosa evitare, a partire dallo spreco della risorsa idrica, studiando come trattenerla il più possibile e non disperderla, specialmente nelle condotte obsolete e danneggiate. Nel nostro territorio, il rio San Girolamo regge ancora, ma se andasse in secca sarebbe la fine. È un paradosso, dal momento che forniamo acqua in quantità al lago Maxia nei pressi di Villanova Tulo: noi piccoli centri diamo sempre tutto e non riceviamo mai nulla. La speranza è questo primo passo dei Comuni montani che hanno esigenze totalmente diverse, ma che si sono uniti con un progetto comune».

Nemmeno a Gairo, paese ricco d’acqua e sorgenti, dormono sonni tranquilli e già nella serata di oggi, a partire dalle 19, nella sala polifunzionale di piazza Melis, assemblea pubblica per discutere delle difficoltà che le aziende agricole e zootecniche del territorio stanno affrontando: «Attualmente non abbiamo restrizioni – commenta Sergio Lorrai, primo cittadino gairese –, tuttavia i livelli, che sto tenendo sotto controllo, stanno calando con tutte le conseguenze che ne derivano per agricoltori e allevatori». Al primo incontro di presentazione del progetto, svoltosi a Seui nei giorni scorsi, seguiranno numerose iniziative, convegni e tavoli tecnici con gli esperti del settore, incontri pubblici con i cittadini per sensibilizzare quel cambiamento di mentalità che solo può condurre a un futuro più sereno: «Un inizio che ci rende orgogliosi – aggiunge Lorrai –: spero diventi un modello da seguire e che, dallo studio e dall'analisi, seguano idee concrete in grado di agevolare le nostre comunità per superare momenti emergenziali come quello attuale o delle alluvioni dovute alle piogge concentrate. Nel breve periodo mi aspetto progetti, idee e risorse, per esempio, per la raccolta delle acque e l'ottimizzazione delle condotte idriche». «Occorre anticipare le mosse e mettere qualche pezza alle tante falle createsi nella gestione della risorsa idrica – è il commento di Renato Melis, sindaco di Esterzili – e più in generale nel sistema economico di queste realtà che nel tempo è profondamente cambiato. Con questo progetto si mettono sul tavolo tutte le problematiche e le concause. Quello della risorsa idrica è specifico, ma sfocerà nell’affrontare un problema molto più ampio di economia di sussistenza delle popolazioni di questi territori, dunque allargato anche allo spopolamento: se non ci sono le condizioni di sostentamento, una persona decide di non restare qui».

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