Cabras, robot sottomarini e droni per svelare i segreti dei giganti
Presentato il progetto di esplorazione dello stagno di Mar’e Pontis Spano, Università di Sassari: «Su Mont’e Prama ci aspettiamo grandi cose»
Cabras Partirà in autunno e potrebbe restituire reperti di epoche storiche diverse e fornire nuove conoscenze, in alcuni casi inedite, sulla storia del territorio. È il grande progetto di ricerca intrapreso dalla Fondazione Mont’e Prama, che prevede la prospezione dello Stagno di Cabras ed è stato presentato domenica sera nel corso del Festival internazionale dell’Archeologia. «Riportare la ricerca in un luogo interdisciplinare come lo stagno, epicentrico nel parco archeologico naturale del Sinis, significa riprendere una delle principali mission della Fondazione: attivare la ricerca e riportare le grandi istituzioni di ricerca, come Cnr e Università sul territorio, e fare il modo che il territorio riprenda a parlare, a comunicare, riprenda il suo ruolo di importanza a livello mediterraneo», afferma Giorgio Murru, direttore scientifico della Fondazione Mont’e Prama. «La laguna – prosegue l’archeologo – è un contenitore straordinario di storie, di attività antropiche, nel periodo lunghissimo che inizia dalla preistoria, passa per il Medioevo pieno, e giunge all’attualità. È un elemento di ricchezza, di produzione, basti pensare alla bottarga, ma anche un luogo epicentrico rispetto al mare e rispetto al Montiferru, un altro grande contenitore di ricchezze».
Nel progetto di ricerca nello Stagno di Cabras saranno diversi i soggetti coinvolti: «Oltre all’Università di Sassari, ci saranno l’Università di Lecce, il Politecnico di Torino e l’Università di Cagliari – sottolinea Piergiorgio Spano, docente dell’ateneo sassarese – e ognuno avrà diverse competenze, proprio per raccogliere tutti i dati storici, archeologici e naturali disponibili, che permettano di ricostruire i paesaggi antichi. Vorremmo aggiungere numerosi tasselli alla storia di questo territorio».
Per lo Stagno di Mar’e Pontis sarà una prima volta. Ma come si svolgerà l’indagine e quale sarà l’obiettivo? «Il nostro progetto prevede di ricostruire l’alternanza di paesaggi, la successione di paesaggi del territorio – dichiara Spano -. Questa bellissima laguna non è sempre stata così, sia dal punto di vista geografico o geomorfologico, sia dal punto di vista degli insediamenti umani, che sono cambiati nei secoli. L’indagine che faremo, con la quale prevediamo di partire in autunno, mira a individuare gli indicatori archeologici e geomorfologici che ci consentiranno di ricostruire questa successione di paesaggi».
Il progetto dovrebbe avere durata triennale: «Ci aspettiamo grandi cose, anche in rapporto all’insediamento di Mont’e Prama – dice Spano –. Quest’indagine potrebbe aiutarci a capire meglio quale società ha prodotto quel contesto. Nell’operare partiremo dal paesaggio attuale e andremo a ritroso nel tempo. La prospettiva è diacronica. Ci saranno dei focus relativi a determinati periodi storici che hanno visto grandi trasformazioni dei paesaggi, ma partendo dal paesaggio attuale e sfogliando questo libro a ritroso, proveremo a ricostruire tutto. La fase preistorica è importante, ma ci sono anche la fase romana e quella medioevale, in cui la laguna ebbe un ruolo importante a livello difensivo. Puntiamo perciò ad avere un quadro quanto più preciso possibile sulla storia del territorio».
Per un’indagine così ampia storicamente e su un’area tanto vasta, si opererà anche con mezzi e strumenti di ultima generazione, dai droni ai robot subacquei.