Gli animalisti sardi: «Basta torturare granchi, meduse e stelle marine in spiaggia»
Tornano i divertimenti del mare con secchielli e retini: «Ma sono veri e propri reati»
Sassari Granchi pescati col retino dallo stagno antistante alla spiaggia, meduse torturate in riva al mare, molluschi o piccoli pesci tenuti dentro il secchiello, stelle marine tirate fuori dall’acqua per una foto. Piccoli ma diffusi reati che tornano puntuali in estate. «E ogni anno la voglia di stare in spiaggia diminuisce, perché un posto di pace diventa luogo di tortura per gli animali marini»: la denuncia è di Annalisa Zirattu Reni, animalista volontaria di Olbia.
«Si tratta di scene all’ordine del giorno, con bambini armati di retino e secchiello e genitori eroi per un giorno che per un momento di svago sono ignari di compiere un reato». L’olbiese, che si fa megafono di un malessere diffuso tra animalisti del territorio, cita infatti l’articolo 544 ter del Codice penale che spiega come «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro».
«Anche nelle spiagge sarde il fenomeno è continuo: giusto ieri ho assistito alla lite tra una famiglia e un bagnino a Cala Banana perché, per alcun motivo, una medusa era stata tirata fuori dall’acqua una medusa».
Per semplice divertimento, giocare a catturare granchi e pesci tenendoli in un secchiello riempito di acqua equivale quasi sempre «alla morte di questi animali che non possono resistere tanto tempo fuori dall’ecosistema marino». Per loro è fatale, infatti, l’aumento veloce della temperatura dell’acqua nei contenitori e il contatto con l’aria. Sui social è diventato virale il trend di fotografarsi con una stella marina tenuta sul palmo della mano aperta. Anche qui, compromettendo la loro vita.