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Lo scontro

L’isola capofila per il referendum contro l’Autonomia differenziata

L’isola capofila per il referendum contro l’Autonomia differenziata

Alessandra Todde scelta dai colleghi governatori. Cinque Regioni pronte alla battaglia

30 giugno 2024
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Sassari L’isola capofila nella battaglia per abbattere l’Autonomia differenziata targata Roberto Calderoli con un referendum. È l’orientamento emerso nelle ultime ore nelle consultazioni intercorse tra le regioni Toscana, Emilia-Romagna, Puglia, Campania e Sardegna. In settimana i vertici delle quattro amministrazioni dovrebbero avviare un coordinamento per iniziare a mettere nero su bianco un testo condiviso da sottoporre agli elettori. L’obiettivo è demolire la norma votata dal parlamento, ma per farlo bisognerà prima di tutto limare con attenzione un testo che risulti inattaccabile davanti alla Corte Costituzionale.

A guidare questa cordata referendaria sarà la governatrice Alessandra Todde. Tra le varie ragioni soprattutto quella che l’isola è una regione a statuto speciale. E per questo motivo la Sardegna è stata individuata dal gruppo delle regioni come quella più adatta per impugnare la norma nazionale davanti ai giudici della Consulta. L’Autonomia differenziata, infatti, ha molte più probabilità di impattare negativamente su una regione a statuto speciale.

Per ora le cinque regioni coinvolte in questo movimento “anti autonomia differenziata” sono tutte a guida centrosinistra, ma il progetto sarà allargato anche ai colleghi di centrodestra. Pare che ci siano già stati contatti con i governatori di Calabria e Basilicata, guidate entrambe da Forza Italia. E potrebbe essere proprio questa “inclusività” allargata a tutte le forze politiche a fare il “peso” necessario al progetto. Tra l’altro, il testo della legge preoccupa amministratori regionali di ogni colore.

Il coordinamento delle regioni ha una decina di giorni di tempo per trovare la quadra. Questo perché intorno a metà luglio il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, dovrebbe firmare le dimissioni dalla carica di governatore così da poter volare a Bruxelles per l’insediamento da parlamentare europeo. E questo dettaglio pesa come un macigno sul progetto di referendum promosso attraverso la strada dei consigli regionali (che è l’alternativa alla raccolta di 500mila firme tra i cittadini).

In ogni caso, in parallelo alle cinque regioni di centrosinistra, si è insediato un comitato referendario capeggiato in maniera compatta da buona parte dei partiti di opposizione in parlamento (Pd, M5S, Avs, Psi e +Europa). Ma i partiti non sono soli: per la raccolta firme si sono mossi anche i sindacati di Cgil e Uil, insieme ad associazioni come Anpi, Arci, Acli e Libera. Come detto, serviranno 500mila firme, che dovranno essere raccolte entro settembre se si vuole indire il referendum nel 2025. E anche in questo caso il tempo a disposizione è decisamente striminzito.

Ieri un appello a fermare l’Autonomia differenziata è arrivato via social dall’ex ministro della Salute ed esponente del Pd, Roberto Speranza. «L’autonomia differenziata si può ancora fermare – ha scritto in un post su facebook –. È importante che nascano comitati territoriali, aperti e plurali, contro l’Autonomia differenziata in ogni angolo del Paese. Dopo le forzature della destra in Parlamento la strada che resta contro questo progetto scellerato che spacca l’Italia è quella della mobilitazione popolare per arrivare al referendum. Forza!». (s.sant.)

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