La Nuova Sardegna

Le ricerche del corpo

Femminicidio a San Sperate, altre tracce di sangue sugli indumenti di Francesca Deidda

di Luciano Onnis
Femminicidio a San Sperate, altre tracce di sangue sugli indumenti di Francesca Deidda

San Vito, un nuovo brandello di stoffa rinvenuto sul greto del rio Piccoca

11 luglio 2024
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San Vito Alcuni indumenti femminili riconducibili alla persona cercata, più un brandello di stoffa sporco di quello che potrebbe anche essere sangue. È quanto trovato ieri nelle ricerche lungo il letto del Rio Piccoca e nella zona di San Priamo, lungo la vecchia statale 125 tra i territori di San Vito e Sinnai, del corpo di Francesca Deidda, la 42enne di San Sperate, che gli inquirenti ritengono morta per mano del marito Igor Sollai, 43 anni, da circa una settimana in carcere a Uta per l’ipotesi del reato di omicidio aggravato e occultamento di cadavere.

Le indagini Il femminicidio potrebbe essere avvenuto già il 10 maggio scorso – come ricostruito e ipotizzato dagli inquirenti –, il giorno in cui si sono perse le tracce della donna. I reperti che gli specialisti del Ris, intervenuti ieri a San Priamo quando è stata richiesta la loro presenza sul luogo delle ricerche, hanno recuperato e sigillato in buste di cellophane per poi essere esaminati in laboratorio. Le tracce di Dna potrebbero essersi cancellate nel tempo, ma gli indumenti e gli oggetti personali della scomparsa, recuperati fra mercoledì e ieri, saranno fatti vedere anche al fratello della donna e alle colleghe per un eventuale riconoscimento. Ieri mattina alle 8.30, una cinquantina e più fra carabinieri e Cacciatori di Sardegna, Soccorso alpino Sardegna, squadra Saf dei vigili del fuoco, volontari della protezione civile, diretti dal comandante la Compagnia carabinieri di Iglesias, maggiore Fabio Alfieri, e coordinati dal pubblico ministero Marco Cocco, hanno rastrellato una vasta zona in cui ritengono sia stato abbandonato il corpo della giovane donna. Procedendo “a pettine” verso valle nel letto del ruscello prosciugato dalla siccità, nella folta vegetazione e fra gli anfratti rocciosi, le ricerche sono partite dal punto, quella fra l’Arco dell’angelo e dell’antico ponte romano, in cui sarebbe stata agganciata per l’ultima volta la cella del telefonino di Francesca e dove risulterebbe presente, nello stesso momento, anche il marito Igor. Sono tutti elementi che – messi assieme meticolosamente dai carabinieri della Compagnia di Iglesias e dai colleghi del nucleo investigativo provinciale – hanno convinto il Pm Cocco delle responsabilità di Igor Sollai, portandolo a chiedere (e ottenere) alla gip Ermengarda Ferrarese la custodia cautelare in carcere per l’indagato. In sede di udienza di convalida , Igor Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, si è avvalso della facoltà di non rispondere, asserendo solamente di essere innocente. Per il prossimo 18 luglio – ma potrebbe essere anche prima se l’indagato chiedesse di parlare con il magistrato –, è fissata una nuova udienza. Intanto proseguiranno le ricerche del corpo di Francesca Deidda, data ormai per morta e probabilmente nascosta proprio nella zona finita sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti che continueranno le ricerche proprio nell’area in cui sono stati ritrovati gli oggetti di Francesca Deidda.

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