Addio a Joe Bryant, il padre di Kobe: l’estate del 1984 in cui stregarono Alghero
Il grande cestista, papà della leggenda dei Lakers, è scomparso per un infarto a 69 anni. Il racconto della lunga vacanza in Sardegna tra mare e campetto
Sassari Joe Bryant al tempo era la stella, suo figlio Kobe era solo un “mocciosetto” allegro e iperattivo che già adorava il basket e trascorreva tutto il suo tempo libero al campetto. Erano un famiglia in vacanza come tante, ma ad Alghero non potevano passare inosservati. Era l’estate del 1984 e tutto quello che sarebbe successo dopo rende in qualche modo incredibile il ricordo di quelle settimane.
Essere il padre di Kobe Bryant gli assicurerà una fama imperitura, ma Joe Bryant, scomparso all’età di 69 anni a causa di un infarto, merita di essere ricordato anche e soprattutto per ciò che è stato: un grandissimo giocatore di pallacanestro. “Jellybean”, come era soprannominato, era nato a Filadelfia nel 1954 e dopo l’esperienza al college con La Salle, aveva militato per quattro stagioni con i Philadelphia 76ers, raggiungendo le finali Nba. Nella seconda parte della sua carriera militò in Italia, passando tra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia, segnando così in maniera indelebile l’infanzia di suo figlio Kobe, che lo aveva seguito con tutta la famiglia nell’esperienza italiana.
Proprio a quel periodo risale la vacanza in Sardegna durante la quale nacque una duratura amicizia con una famiglia algherese. La storia, sconosciuta ai più, emerse dopo la morte di Kobe (avvenuta tragicamente nel 2020) attraverso i racconti di prima mano, le fotografie e le cartoline custodite dalla famiglia De Santis.
Nel 1984 i Bryant al gran completo arrivarono infatti ad Alghero per trascorrere una settimana di ferie e in pochissimo tempo legarono con proprio con i De Santis, che al tempo gestivano il ristorante-pizzeria la Piconia. «Un giorno mio padre vide entrare questo ragazzo altissimo – racconta Nadia De Santis – accompagnato da una donna bellissima e dai loro tre bambini. Uno dei tre era Kobe Bryant, che aveva più o meno 6 anni. In pochissimo tempo facemmo amicizia e mentre i grandi trascorrevano il tempo insieme, con mio mio padre che aveva insegnato a Joe a fare la pizza, noi bambini passavamo le giornate tra il mare e il campetto della Mercede: insieme ai miei fratelli Maurilio e Marcello e ai tre piccoli Bryant, andavo a fare lunghissime partite di basket. Ce la spassavamo liberamente per strada come facevano i bambini di quel tempo. Ma spesso veniva anche Joe, stava con noi a lungo e provava a insegnarci qualcosa come un vero allenatore».
I Bryant si trovarono talmente bene nella Riviera del Corallo che decisero di prolungare la vacanza, continuando a frequentare la famiglia De Santis, con la quale il rapporto sarebbe continuato per molti anni.
«Mio fratello Marcello qualche tempo prima aveva ricevuto in dono da un viaggio una canotta dei Los Angeles Lakers. Quando loro ripartirono – aggiunge Nadia De Santis -, regalò la maglia al piccolo Kobe, rendendolo il bambino più felice del mondo. Abbiamo ancora le foto». Quasi un segno del destino: nessuno poteva sapere che molti anni più tardi Kobe Bryant sarebbe diventato una leggenda del basket e dello sport mondiale proprio con i colori dei Lakers.