La Nuova Sardegna

Una città e le sue storie
Una città e le sue storie – Olbia

Olbia, la città sostenibile è un’eredità per il futuro

di Marco Bittau

	Il faro di Isola Bocca in una foto di Vanna Sanna
Il faro di Isola Bocca in una foto di Vanna Sanna

Dall’inaugurazione del parco Fausto Noce al nuovo lungomare di via Redipuglia

29 luglio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Olbia. La grande sfida della sostenibilità per Olbia comincia esattamente 20 anni fa con l’inaugurazione del parco Fausto Noce – dedicato a un valoroso aviatore nato a Tempio nel giorno di Natale del 1896 – che porta una folata di verde nel cuore di cemento e mattoni della città. È il più grande parco urbano della Sardegna, costa un botto mantenerlo e coccolarlo, ma ne vale la pena perché stimola gli olbiesi a vivere e pensare green. Una rivoluzione epocale, un balzo culturale da cui non torneranno mai più indietro. Come se da quel momento sia diventato progressivamente prioritario soddisfare i bisogni del presente senza compromettere quelli delle generazioni future. Vale a dire la definizione esatta dello sviluppo sostenibile.

Per la città il grande parco Fausto Noce è il simbolo di una svolta. Prima c’erano le spiagge bellissime e l’isola di Tavolara, ma il rapporto tra la città e l’ambiente, il paesaggio, era tutt’altro che sostenibile. Al contrario, la prima esigenza era il consumo del territorio per offrire case e strade a quell’enorme flusso migratorio in movimento alla scoperta dell’Eldorado in Gallura. Un miracolo di cemento, lavoro per tutti e benessere più o meno diffuso. Alle generazioni successive rischiavano di restare appena le briciole e nulla di più, invece e per fortuna di tutti la storia ha preso decisamente un’altra piega. Oggi Olbia è una città moderna che conserva un’anima antica, di profilo internazionale ma di inossidabile tradizione popolare. Una città in costante crescita che ha scelto liberamente di diventare migliore di prima. Sicuramente più accogliente, più inclusiva, più green, più a misura d’uomo, meglio se pedone, ciclista o fruitore del trasporto pubblico. In vent’anni Olbia ha costruito il progetto di una città diversa.

La parte già realizzata è poco o nulla rispetto a quella rimasta ancora sulla carta, ma il cambiamento è evidente e per scoprirlo basta passeggiare o pedalare sul nuovo lungomare affacciato sulla vecchia darsena di via Redipuglia. Non sfugge il diverso rapporto con il mare e con l’ambiente in generale, lo stesso vale per i tappeti rossi omaggio alla mobilità alternativa che significa ridotte emissioni inquinanti nell’atmosfera e minore occupazione del suolo pubblico. E non sfugge soprattutto il nuovo e diverso rapporto tra l’olbiese e le regole da rispettare (tante, forse anche troppe) che demolisce definitivamente il luogo comune della città che lascia fare. Su queste cose si misura la sostenibilità, quella ambientale con i suoi fondamenti, quella economica e quella sociale. Così la città del futuro in realtà diventa la città “per” il futuro, nel senso del lascito alle nuove generazioni. Si chiama qualità della vita ed è la più grande eredità che i padri possono lasciare ai loro figli.

Primo piano
La sentenza

Golfo Aranci, sparò alla vicina con il fucile da sub: assolto

Le nostre iniziative