Olbia, vent’anni fa l’inaugurazione del parco Fausto Noce
Il polmone verde ha guidato l’evoluzione della città in chiave sostenibile e sportiva
Olbia. Le rivoluzioni sono fulminee. Qualcosa che succede subito. Le evoluzioni invece sono lente, hanno bisogno di tempo per maturare e per essere metabolizzate. Così è per questa idea tutta nuova di città attenta al verde e all’ambiente che però, in realtà, nuova non lo è. A voler guardare il suo punto di nascita, la lancetta del tempo torna indietro addirittura di vent’anni. Sì, il parco Fausto Noce è stato il primo, significativo, passo verso una nuova concezione di vivere la città. L’inaugurazione del parco come lo vediamo oggi è datata 31 luglio 2004. Un polmone verde – come si usa dire – nel mezzo di un’urbanizzazione in continuo dinamismo. Il parco oggi è luogo di vita e incontro e dove si uniscono i mondi. Diciotto ettari di strutture sportive, attività all’aperto, prati, una piccola cascata, percorsi a piedi e in bicicletta, area per i cani, un parco giochi.
La cittadella sportiva. La quotidianità degli sportivi cadenza le giornate al parco Fausto Noce. Racchiuse tra gli ampi prati verdi, si trovano quelle che di fatto sono le strutture più rilevanti della città, fatta eccezione per lo stadio Bruno Nespoli. Il Tennis club Terranova è una realtà conclamata con i campi all’aperto e quelli al chiuso. Lo scorso anno ha ospitato per la prima volta un torneo inserito nel circuito Atp, l’Olbia challenger, con stelle della racchetta come gli italiani Fabio Fognini, Flavio Cobolli e altri campioni tra i migliori cento del ranking mondiale. Un evento che ha portato numerosi olbiesi a rivivere il parco. Di fronte alle tribune tra gli alberi, a pochi metri di distanza c’è un’altra importante struttura sportiva, che però da qualche anno vive ai margini della vita del parco. Il PalaDeiana, casa per alcune stagioni della Pallavolo Olbia, cerca una nuova utilità e una riapertura definitiva. Il palazzetto potrebbe essere ripensato per ospitare diversi eventi. Nell’arco di poco spazio, tutto è raggiungibile a piedi in pochi secondi: la fascia centrale del parco – quella che dà sugli ingressi di via Galvani da un lato e sulla piazzetta Maria Lai dall’altro – è una piccola cittadella sportiva che si completa con l’impianto del campo Caocci. Un campo nato per le partite di calcio ma che si è sviluppato anche come area di atletica, con una pista nuova di zecca tutta intorno. Pista dove si allenano le associazioni come l’Atletica Olbia. Pista dove da anni si allena il velocista della nazionale italiana Filippo Tortu. Quello è il suo posto del cuore per gli allenamenti importanti, in vista di Olimpiadi e mondiali di atletica leggera. L’impianto “Angelo Caocci” al momento ha i cerotti. Fino alla scorsa stagione sede delle partite casalinghe del Porto Rotondo e delle attività della sua Academy, ora al posto del campo in erba ci sono ruspe e cumuli di terreno. Sono in atto i lavori di riqualificazione che restituiranno rettangolo di gioco e spalti con una veste rinnovata.
L’intitolazione. Eroe delle altezze, classe 1896, Fausto Noce fu un abile aviatore morto troppo presto, a soli 24 anni, in un incidente aereo alle porte di Varese. La sua tragica fine colpì profondamente la sua Sardegna, tanto che nell’allora Terranova, pochi mesi dopo la sua morte, le autorità militari decisero di intitolargli il primitivo campo di volo che un tempo sorgeva al posto dell’attuale parco cittadino. Una storia recentemente riportata alla luce e della quale resta ancora qualche traccia. La famiglia di Fausto Noce era originaria di Porto Torres. Ma lui nacque a Tempio nel giorno di Natale del 1896. Il futuro aviatore, come ricostruito dalla studiosa Eugenia Tognotti, partì al fronte nel 1916 per combattere la prima guerra mondiale sul Carso, come sottotenente nella Brigata Catanzaro. Nel 1918 Fausto Noce entrò nell’aviazione e prese parte a delicate e pericolose operazioni. Nell’estate del 1920 venne così spedito in Albania, ai tempi un protettorato italiano, dove rischiò anche di morire nel corso di un incidente aereo. Morte che arrivò però pochi mesi più tardi, a Varese, quando il giovane aviatore si schiantò al suolo, il 5 ottobre del 1920, mentre era impegnato nel collaudo di un aereo Br 9020 con motore Fiat. L’anno dopo gli venne intitolata la grande area che non era ancora un parco.
Prima del parco. Sì perché Olbia, che ai tempi si chiamava ancora Terranova, venne inaugurato nel 1921 un campo di volo, polveroso, tra i canali San Nicola e Zozò, ancora oggi i confini naturali del Fausto Noce. Il perimetro era pressoché lo stesso. Del vecchio campo di volo resta ancora la casa dell’aviazione: un rudere che verrà prima o poi ristrutturato dal Comune, magari per dare vita a un museo dedicato alla storia dell’aviazione in città. Ma la storia di quell’area è ancora più lunga. Indietro nel tempo, andando oltre il secolo da quando si porta dietro il nome di Fausto Noce, la zona era nota come Sos Salineddas. A riportare in vita il suo toponimo, gli studi recenti dell’esperto in materia Simplicio Usai. Prima delle grandi bonifiche di inizio Novecento, tutti quegli ettari infatti erano occupati da un grande stagno, un periodo utilizzato come salina. Non era il fulcro della città che è oggi, questo è chiaro. Anche perché il piccolo centro di Olbia, oltre un secolo fa, fermava i suoi confini geografici molto prima. Poi invece è arrivata la crescita demografica costante, l’urbanizzazione recente, e un campo di volo non più utile, alle spalle di via Escrivà dove invece atterravano gli idrovolanti. La città ha visto nascere un porto e un aeroporto, si è dotata di servizi, e all’inizio degli anni Duemila si è data forma al parco Fausto Noce. Il polmone verde, unicum nell’intera isola, protagonista della vita cittadina. E prima pietra posta nell’evoluzione di Olbia che guarda attenta all’ambiente.