La Nuova Sardegna

Lotta allo spopolamento

Caffè, libri e serate di karaoke: Semestene non vuole arrendersi

di Roberto Sanna
Caffè, libri e serate di karaoke: Semestene non vuole arrendersi

Enzo Piu riapre l’unico bar del piccolo centro (140 residenti) del Meilogu

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inviato a Semestene Ci vediamo da Enzo, prima o poi: bar, negozio di alimentari, centro di incontri culturali, luogo di svago. La vita sociale ed economica di Semestene, uno dei paesi più piccoli della Sardegna (140 residenti ufficiali, 90 effettivi), passa per forza di cose nell’unica attività aperta, simbolo di resistenza e ostinazione. Perché quando in un paese della Sardegna chiude anche l’ultimo bar è un brutto segnale, è come se durante la battaglia il comandante fa ammainare la bandiera. Quando riapre, invece, è come se si sentisse il suono della tromba che conduce le truppe al contrattacco.

L’appello Nel luglio dell’anno scorso la sindaca Antonella Buda, eletta nel 2017 e riconfermata nel 2022, aveva lanciato un appello sulle pagine della “Nuova Sardegna” dopo aver pubblicato per l’ennesima volta il bando che metteva i locali e le attrezzature del Comune a disposizione a condizioni favorevoli (primo anno gratis, poi un canone calcolato in base ai ricavi) di chi volesse riavviare le attività commerciali chiuse sul finire della pandemia. Locali rimessi a nuovo a poche passi dal municipio e dalla chiesa. Parliamo dell’unico luogo di Semestene dove si compiono transazioni commerciali: della farmacia è rimasta l’insegna, poi c’è l’ufficio postale che apre solo due volte la settimana e offre un servizio insostituibile a una popolazione dall’età media avanzata. Così come insostituibile, è il servizio offerto dal piccolo bar-negozietto «per non sentirsi totalmente esclusi dal mondo».

La sfida Quello che per la sindaca era un appello, per gli altri è stata una grande sfida. Raccolta da Enzo Piu, 45 anni, di Pozzomaggiore, rientrato in paese dopo una vita lavorativa trascorsa in giro per il mondo: «Sono andato via di casa nel 1998 e tornato dopo il covid dopo aver accumulato tantissime esperienze – racconta con un sorriso contagioso –. Appena tornato ho lavorato al Marinedda, all’Isola Rossa, e al Gabbiano a Stintino. Negli anni mi sono specializzato nella gestione dei locali e rilanciarli. Alla fine mi sono detto: ho lavorato bene in tanti posti lontano, possibile che non si riesca a fare qualcosa di bello qui a casa? E ho accettato la sfida. All’inizio, come è normale, sono stato accolto con un po’ di diffidenza ma col tempo questa è svanita. Anche perché a un certo punto è venuto fuori che una mia bisnonna era di Semestene, addirittura si sono presentati per conoscermi parenti che non sapevo di avere. Ho aperto nel marzo di quest’anno e l’estate è andata bene, ho lavorato soprattutto per crearmi un primo giro di affari».

La vita quotidiana La serranda, in via Garibaldi, Enzo la solleva alle 7,30. Semestene è un paese piccolo, con un’età media avanzata, ci sono difficoltà con le linee telefoniche, però non è nemmeno troppo isolato, il bivio dalla 131 dista 3 chilometri è in mezzo a centri più grossi come Pozzomaggiore, Cossoine e Bonorva. È un centro curato, che mostra le tracce della sua storia, ha un bel parco, percorsi trekking, area camper, una piscina, c’è anche qualcuno che dalla penisola ha acquistato una casa e periodicamente si fa vedere. «La gente viene a fare colazione: prima chi va a lavorare, poi le signore che si ritrovano per chiacchierare – racconta –. Poi c’è chi si avvicina per qualche acquisto. In tanti non guidano e devono pagare qualcuno che vada a Bonorva a fargli la spesa. Ma perché tenere in frigo il pane congelato se da me lo trovano fresco? Al bar cerco di far trovare qualcosa di nuovo: che so, una birra particolare o un gin per un cocktail. Chiudo alle 14, aspetto che escano dagli uffici gli impiegati del Comune, riapro alle 17 e chiudo alle 21,30. E se c’è un evento, si va a oltranza».

La strategia «Non si può vivere di soli caffè – spiega Enzo –, l’offerta degli alimentari è fondamentale e devo stare attentissimo alle spese. Lavorare coi fornitori locali è troppo costoso, mi rifornisco da un rappresentante di Cagliari ogni due settimane guardando le offerte. E i miei prezzi sono in linea con quelli degli altri paesi e il caffè al banco costa un euro, il prezzo più basso di tutto il Meilogu. Non prendo nemmeno le paste congelate, il fornetto consumerebbe troppo, le ordino al forno del pane. La bolletta dell’energia pesa, in agosto è stata di 600 euro, anche mettere il frigo dei gelati non è stato semplice».

Eventi e progetti Col quotidiano, stando attenti, paghi le spese ma serve qualcosa in più per dare un senso alla sfida ed Enzo Piu lo ha trovato trasformando il suo bar in un centro di riferimento per gli eventi del territorio: presentazioni di libri, appuntamenti culturali e musicali, karaoke. Serate che hanno visto anche cento presenze, col pubblico che arrivava dai paesi vicini, e talvolta si sono concluse a notte fonda: «L’ultimo karaoke l’ho chiuso alle tre e mezza di notte, la gente voleva restare ma io qui lavoro da solo e la mattina mi alzo presto per aprire– sorride –. Ho attrezzato il cortile con una bella tettoia, un televisore grande, un impianto per la musica e l’estate è volata via».

Ora a piedi dell’altopiano di Campeda sta arrivando l’inverno ed Enzo sta pensando a una nuova soluzione: «Sto trattando un locale qui a fianco per organizzare eventi al chiuso. E un altro è pronto per diventare un laboratorio dove poter anche cucinare dei piatti, la gente me lo chiede». Alla fine, ne è valsa la pena? «Non posso lamentarmi, siamo solo all’inizio e si può migliorare». Poi saluta, lascia il bancone e aziona l’affettatrice dei salumi. È l’ora di pranzo, alcuni operai chiedono il panino per la pausa pranzo, a Semestene la vita continua.

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