Baronia quasi senza acqua, i sindaci: «Pronti a chiudere i rubinetti»
Superata l’emergenza estiva, la situazione ora è ancora più drammatica. Salvatore Ruiu (Posada): «Chiediamo sacrifici», Gian Luigi Farris (Siniscola): «Serve l’esercito»
Sassari Non è ipotizzabile un controllo casa per casa, certo, perciò i sindaci dovranno affidarsi alla responsabilità dei concittadini. D’ora in poi poche docce, il minimo necessario, pochissime lavatrici e, finito di mangiare, i piatti andranno lavati usando meno acqua possibile. Incredibile, vero? Nonostante gli sforzi, chi vive a Posada, Siniscola, Torpè, Budoni e San Teodoro nei prossimi giorni potrebbe aprire il rubinetto e comunque non vedere scendere neanche una goccia. «Chiediamo sacrifici a tutti», sospira il primo cittadino di Posada, Salvatore Ruiu. «L’unica soluzione che vedo possibile è far arrivare l’esercito per aiutarci a portare l’acqua da altri invasi. Tra 15 giorni siamo costretti ad aprire i rubinetti un giorno sì e due no», azzarda Gian Luigi Farris, sindaco di Siniscola.
La situazione è questa: dall’ultimo aggiornamento dell’ente regionale Enas sullo stato di riempimento delle dighe, le quote sono preoccupanti. In media è presente appena il 41% della capienza idrica totale, ma il picco clamoroso è al nord-est. La diga di Maccheronis, in territorio di Torpè e che serve tutti i comuni limitrofi, al momento contiene solo il 7% di acqua. «Prevedo delle ordinanze ancora più restrittive di quelle adottate in questi mesi», spiega Ruiu. Eppure già l’estate 2024 si è fatta ricordare per quella della forte siccità e delle condizioni idriche quasi da terzo mondo.
«Il fatto è che siamo partiti da giugno con l’invaso che conteneva poco più di 8 milioni di metri cubi di acqua e adesso siamo a 1,3 milioni. Pochissimo». Non ingannino i numeri a sei cifre, si tratta di risorse ridotte al fondo del barile. Per capire subito la criticità della situazione, nel 2023 in questo stesso momento si facevano sonni più o meno tranquilli contando su una riserva «di circa 13 milioni di metri cubi». Per questo non si sente di esagerare Salvatore Ruiu nel dire che «stiamo vivendo l’anno più siccitoso degli ultimi cento».
L’aspetto da non trascurare «è che della scorta attualmente presente nel Maccheronis c’è una buona parte di acque morte». Ruiu prevede periodi di limitazioni «ma sarà difficile perché le nostre tubazioni non so se possano reggere delle chiusure e delle aperture a giorni alterni».
«Mi auguro che piova, altro non posso fare»: sente le mani legate Gian Luigi Farris. Naso all’insù e la speranza che le perturbazioni che stanno arrivando sull’isola passino sui monti della Baronia. «Penso che tra 15 giorni, se non ci saranno grandi piogge utili a riempire le fonti, bisognerà aprire l’acqua un giorno sì e due no», dichiara drastico. Sul milione e 300mila metri cubi di acqua nell’invaso di riferimento, Farris osserva: «Gran parte immagino sia fango». Ed è per questo che lo scenario più possibile che vede è l’arrivo dei soldati per trasportare grandi quantità idriche dal Liscia e dagli altri invasi. «Un esempio pratico – spiega il sindaco –, la scorsa settimana siamo rimasti senza acqua per quasi un giorno intero. Per rimediare avevo tre botti da diecimila litri l’una. Dopo appena un paio d’ore non c’era più una goccia».
Servono rinforzi esterni, «anche perché Siniscola non è un paesello, conta 12mila abitanti e quasi altrettanti turisti ancora nel territorio». Giusto lo scorso giovedì i sindaci nella zona hanno incontrato la presidente della Regione Alessandra Todde, chi direttamente a Cagliari e chi in collegamento. «Da parte suo l’interesse è grande, non lo nego», dice Farris. «L’obiettivo era superare l’estate e non intaccare il turismo, ora inizia la fase 2 – aggiunge Ruiu –. Metteremo in campo le restrizioni più ferree che ci possono essere, in attesa di grandi piogge».
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