Il canto a tenore sbarca in Australia per la Festa italiana a Melbourne
Formazione inedita (Nuoro, Fonni, Orune, Oliena e Cossoine) protagonista al Royal exhibition building grazie al circolo degli emigrati Sardinian cultural association
Melbourne Dall’isola dei nuraghi alla terra dei canguri, il “salto” non è poi così lungo sulle ali del canto a tenore. Che poi sia a ballu lestru o a ballu seriu, a sa moda orunessa o honnesa o ulianesa, poco importa. Così anche la chitarra logudoresa. È la potenza della musica che abbatte ogni frontiera, è la musica che azzera anche gli oltre 16mila chilometri di distanza in linea d’aria tra la Sardegna e l’Australia sud-orientale. Due mondi a confronto, legati, intrecciati l’uno con l’altro a dispetto dei mari che li tengono lontani. Complice la Sardinian cultural association di Melbourne, il circolo dei sardi emigrati nella capitale dello Stato del Victoria, la seconda città più popolosa dell’Australia, con i suoi 5 milioni e passa di abitanti, dopo Sydney.
«Una scommessa vinta, sembrava impossibile riuscire a combinare tutto, invece alla fine ce l’abbiamo fatta» esulta Mauro Sanna, nuorese, vice presidente del sodalizio sardo nella “città più vivibile del mondo” (così dice The Economist). Classe 1987, Sanna vive e lavora in Australia da dodici anni a questa parte. È nato a Nuoro lo stesso anno che a Melbourne veniva fondata la Sca, la Sardinian cultural association che nei giorni scorsi ha chiamato una formazione inedita di voci sarde: Davide Mureddu, di Fonni; Marco Chessa, di Nuoro; Fabio Zizi, di Orune; Giuseppe Massaiu, di Oliena; e Nicola Saba, di Cossoine, suonatore.
Sono loro, ognuno con il proprio costume tradizionale di provenienza, ognuno con il proprio timbro vocale, che hanno calamitato il grande pubblico presente nel prestigioso Royal exhibition building di Melbourne in occasione della recente Festa italiana, seconda edizione. Chessa era in trasferta insieme alla moglie Antonia Fenu: la coppia ha portato con sé persino il figlioletto di appena tre mesi e mezzo, il piccolo Giuseppe (anche lui con indosso il costume nuorese), diventato subito la mascotte dell’intero evento.
Un evento che ha contato circa 100.000 visitatori. «La festa è stata una splendida occasione per celebrare e promuovere la ricchezza culturale e turistica dell’Italia, grazie al sostegno del progetto Turismo delle radici del ministero degli Esteri, tramite il programma Italea, finanziato da NextGenerationEU» sottolinea Paul Lostia, storico presidente della Sardinian cultural association. Sempre in prima fila quando si tratta di promuovere la Sardegna in Australia, Lostia è cresciuto a Cagliari ma vive nell’Oceania da oltre 50 anni. Con lui, oltre a Mauro Sanna, c’è anche il consigliere Giovanni Chighine, originario di Bessude, un altro pilastro dell’associazione emigrati sardi a Melbourne, trecento membri “simpatizzanti”.
Ad organizzare l’evento tricolore è stato il Co.as.it, il Comitato assistenza italiani di Melbourne, in collaborazione con il Consolato generale d’Italia di Melbourne, l’Istituto italiano di cultura, il Com.it.es Victoria e Tasmania, il Globo, la Camera di commercio e industria italiana e con il sostegno dell'associazione Carlton inc. Un intero padiglione è stato dedicato alla promozione delle diverse regioni italiane, tra cui anche la Sardegna. Immancabile la bandiera dei Quattro mori. Grazie all’impegno del Circolo sardo della grande città australiana e al contributo della Regione autonoma della Sardegna, il tenore “improvvisato” (esattamente così come succede nell’isola quando quattro, cinque amici si incontrano “per caso” e cantano all’occasione), ha così rappresentato un’ampia varietà di modas e colori della Sardegna. Mureddu, Chessa, Zizi, Massaiu e Saba sono andati persino oltre: hanno cantato a tenore, infatti, ma anche a chiterra logudoresa, lasciando il pubblico del Royal exhibition building a bocca aperta, suscitando forti emozioni, e qualche lacrima, tra gli emigrati sardi presenti all’appuntamento internazionale.
«È stato toccante scorgere nei loro occhi, velati di commozione, la sardità autentica, quell’amore per la propria terra che non svanisce neanche dopo sessant’anni di lontananza» dice Davide Mureddu, sa boche del tenore. «Abbiamo cercato di dare il massimo nell’interpretazione dei vari stili dei nostri paesi, compito non semplice per un gruppo “improvvisato” e non stabile». «Porteremo per sempre nel cuore questa esperienza – giura Mureddu –, fieri di aver rappresentato, speriamo al meglio, la nostra tradizione unica».
La formazione di canto a tenore “improvvisata”, non a caso ha l’ambizione di portare le tradizioni isolane anche in altri luoghi del mondo, «ispirati sempre da eventi analoghi che celebrano le radici culturali in contesti internazionali». «Il successo di questa edizione della Festa italiana di Melbourne – sottolinea Mauro Sanna – dimostra il forte legame tra la comunità italiana in Australia e le proprie origini, offrendo un punto di riferimento culturale importante per gli italiani all’estero e un trampolino di lancio per ulteriori celebrazioni delle tradizioni italiane nel mondo». «L’evento non è solo un richiamo turistico e culturale – aggiunge Paul Lostia –, ma anche un momento di connessione per gli italiani all’estero, che trovano, anche lontano da casa, un modo per riscoprire le melodie, i sapori e le atmosfere della propria terra natale».
«Esistono esperienze che lasciano impronte indelebili nell’anima, e che custodirai per sempre nei cassetti della memoria – evidenzia ancora Davide Mureddu –. Visitare un luogo come l’Australia così distante dalla nostra terra, con l’onore di diffondere il patrimonio culturale sardo nei più remoti angoli del mondo, è stato per me motivo di profondo orgoglio. Siamo approdati in Australia con questa formazione inedita di canto a tenore, non per rappresentare un paese o un gruppo specifico, ma per celebrare il canto a tenore come emblema di unione e appartenenza – ribadisce ancora il cantore di Fonni –. Tutto ciò è stato possibile grazie al Circolo dei sardi di Melbourne Sardinian cultural association che ringraziamo per l’impegno profuso e per la calorosa accoglienza che ci hanno riservato».