La Nuova Sardegna

Senza asilo, scuole e medici: la lente agonia dei piccoli comuni della Sardegna

Senza asilo, scuole e medici: la lente agonia dei piccoli comuni della Sardegna

La sindaca di Bidonì: «Se non si programmano i servizi impossibile invertire la tendenza»

21 ottobre 2024
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Sassari Probabilmente, a causa della sua particolarità, è uno dei paesi più conosciuti dell’isola. La popolarità, però, non basta quando si deve fare i conti con una comunità che conta appena 75 residenti, peraltro in calo rispetto agli ultimi anni. «Non esistono magie che si possono fare per invertire la tendenza in tempi brevi, non è così che funziona – spiega la sindaca, Maria Anna Camedda –. Per salvare la nostra comunità è necessario cercare di programmare lo sviluppo dei servizi di base, ragionando su un orizzonte temporale e una programmazione a medio e lungo termine. Invece, quello a cui assistiamo nella realtà è un progressivo smantellamento dei servizi essenziali». Il mondo al contrario, insomma. Entrando nel dettaglio, non si fa fatica a comprendere il punto di vista della sindaca: «Prendiamo il dimensionamento scolastico, noi siamo sottoposti a criteri uguali a quelli del resto d’Italia quando abbiamo già numeri in deroga. Il risultato è che rischiamo di perdere la scuola come presidio formativo e di crescita sociale dei territori».

La difesa, poi, sembra quasi fuori tempo massimo. Perché gli studenti di Baradili non hanno alcuna alternativa al pendolarismo, peraltro anche piuttosto spinto: «In paese non abbiamo plessi scolastici – continua la sindaca –. Nell’Unione dell’Alta Marmilla, invece, ci sono 11 plessi per 19 comuni e ovviamente raccolgono i bambini e i ragazzi di diversi paesi. Da Baradili si viaggia verso Sini per la scuola dell’infanzia, la primaria è a Baressa mentre la secondaria di primo grado è a Usellus. In altre parole, sono tanti chilometri di viaggio che si traducono in un grande disagi con cui i bambini e i ragazzi imparano a convivere. Per arrivare all’asilo, i bimbi di 3 anni viaggiano sullo scuolabus».

Un altro problema arcinoto è la sanità: «Dire che non ci sono medici è sicuramente giusto, non si discute. Io però credo che avere più medici non risolva i problemi, piuttosto sarebbe necessario potenziare la sanità territoriale, in modo da avere servizi a livello locale che, ad esempio, impedirebbero la saturazione dei pronto soccorso». La piste da seguire, tuttavia, non mancano: «L’Alta Marmilla è un’area prototipo per la strategia nazionale per la aree interne, però attualmente risulta bloccata. A livello regionale, invece, si procede con la nuova programmazione per le aree interne ma non dobbiamo dimenticarci della vecchia, che dovrebbe essere messa nelle condizioni di essere attuata».

Come detto, le idee non mancano e a volte si superano tra loro riuscendo a non lasciare tracce. Ma tra le storie di ordinario spopolamento, ce ne sono alcune davvero singolari. Una la racconta Ilaria Sedda, sindaca di Bidonì, paese con 120 residenti: «La nostra attrazione turistica? Un laboratorio in cui si produce formaggio vegano. Quando organizzano le degustazioni, qualche turista arriva sempre». Meglio di niente, verrebbe da dire. (c.z.)
 

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