La Nuova Sardegna

La denuncia

Allarme femminicidi in Sardegna: «Nel 2024 sono aumentati del 200%»

Allarme femminicidi in Sardegna: «Nel 2024 sono aumentati del 200%»

Carla Puligheddu, Garante regionale per infanzia e l’adolescenza: «Le istituzioni devono intervenire»

04 novembre 2024
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Cagliari «Nel 2024 nell’isola i femminicidi sono aumentati del 200% rispetto all’anno precedente». A dare l’allarme la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Carla Puligheddu che auspica un intervento urgente da parte delle Istituzioni regionali per arginare questo fenomeno di violenza contro le bambine, le adolescenti e tutte le donne di qualsiasi età coinvolte, loro malgrado, in una spirale di violenza senza fine. 
«Il trend  – ha detto la Garante – è in continua crescita. Negli ultimi sette anni nell’isola si sono registrati 28 femminicidi e ogni anno il numero è sempre maggiore». 
Dati allarmanti illustrati anche negli  Stati Generali dell’infanzia che si sono svolti a Sassari il  25 e 26 ottobre.
La manifestazione, organizzata dalla Garante  regionale per l’infanzia e l’adolescenza per provare a costruire insieme una visione del futuro migliore partendo dall’infanzia ha coinvolto professionisti, amministratori, intellettuali, poeti, scrittori, musicisti, studenti e studentesse. 
«Insieme – ha affermato Carla Puligheddu – abbiamo confermato la necessità di un cambiamento culturale  contra a sa volèntzia a sas fèminas .Questo progetto istituzionale, culturale e politico, unico in Sardegna, mai realizzato prima, deve avere però il pieno appoggio di tutti. La sfida di contrasto e di prevenzione della violenza di genere per essere efficace deve essere corale». 

 La Garante si appella a uomini e donne, Istituzioni, partiti politici: «E’ il momento di passare dallo studio del fenomeno ai fatti. In Su Manifestu,  il documento elaborato dal comitato scientifico al termine degli Stati generali abbiamo evidenziato  le fragilità dei servizi, i bisogni silenziosi dell’infanzia, le difficoltà delle famiglie, le inquietudini delle comunità. Ora è necessario tradurre tutto questo in politiche attive di ampio respiro dicendo basta a interventi parziali e disorganici».

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