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Lingua blu, Coldiretti all’attacco della Regione: «Per i ristori servono almeno 35 milioni di euro»

Lingua blu, Coldiretti all’attacco della Regione: «Per i ristori servono almeno 35 milioni di euro»

L’epidemia ha spazzato via oltre 50mila capi ovini e 177mila non sono produttivi. L’associazione punta il dito contro la politica

06 novembre 2024
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Sassari «La lingua blu in Sardegna a novembre ha raggiunto livelli devastanti per le aziende di allevamento sarde, con una perdita lorda per minor fatturato delle imprese di settore che si aggira ormai a circa 85 milioni di euro». Comincia così la nota di Coldiretti Sardegna con la quale l’associazione lancia l’ennesimo grido d’allarme verso la politica, lamentando tra l’altro che la situazione ancora «fuori controllo».

«Sono cifre che portano oramai alla necessità del comparto di dover ottenere indennizzi per almeno 35 milioni di euro, necessari a coprire parte di queste gravi perdite. La situazione drammatica è acuita dalla mancanza ancora di una misura e strumenti all’orizzonte per arginare e ristorare il sistema».

I numeri Sono oltre 225mila gli animali che non genereranno reddito per le aziende di allevamento sarde, considerati i più di 176mila capi che saranno improduttivi di latte e agnelli a cui si sommano i 50mila animali morti (su 1,4 milioni di capi presenti - fonte ultimo bollettino Istituto Zooprofilattico della Sardegna). Cifre impressionanti che portano ad altre ripercussioni negative per il sistema economico. «A subire un contraccolpo della crisi legata alla lingua blu – spiegano ancora da Coldiretti – sono anche il mercato del lavoro (calo delle entrate per le aziende e minor numero di capi corrisponde a una minor offerta occupazionale); calo dei consumi; minor gettito fiscale per le casse regionali; minore offerta per il consumatore e per i mercati di formaggi e carni agnello; calo generalizzato del benessere locale».

La critica Per Coldiretti le proporzioni attuali del problema sono strettamente connesse «all’assenza di azioni efficaci di gestione del problema, tanto che l’emergenza sanitaria e finanziaria appare tutt’altro che risolta, nonostante i ripetuti allarmi lanciati dagli allevatori». Sempre secondo l’associazione, i provvedimenti adottati fin qui dalla Regione non solo non sono sufficienti a contenere il dramma in atto, ma all’orizzonte non si intravvede ancora una misura efficace. Il piano di contenimento dell’epidemia, mai decollato realmente, ha lasciato molte zone dell’isola senza interventi tempestivi e adeguati con le conseguenze sempre più gravi che si vedono ancora oggi.

«Risorse inadeguate» La fotografia scattata da Coldiretti racconta che non solo le risorse stanziate dalla Regione – pari a 13,5 milioni di euro – risultano del tutto inadeguate a fronteggiare l’escalation della situazione ma ormai serve il piano emergenziale per ristorare gli allevatori colpiti promesso e mai attuato. «Con il numero di capi morti in vertiginosa crescita – continua la nota – si rende indispensabile l’unità di crisi promessa ed è urgente un intervento finanziario massiccio, oltre alla creazione della task force regionale operativa e di un’unità di crisi, misure promesse ma non ancora concretizzate».

Un passo indietro La lingua blu ha iniziato a diffondersi capillarmente in Sardegna già dal mese giugno, raggiungendo i livelli preoccupanti di oggi. All’inizio di settembre si contavano già circa mille focolai, un numero che è aumentato in modo esponenziale nelle settimane successive fino a raggiungere i 3mila a fine mese. Particolarmente colpiti sono stati il Sulcis, il Campidano, Oristanese, il Nuorese, la Gallura e il Sassarese, con ripercussioni anche nel settore bovino, dove le restrizioni alla movimentazione del bestiame avevano messo in ginocchio gli allevatori e compromesso parte della stagione di vendita.

Il trend storico La gravità della situazione è evidenziata dallo storico delle precedenti epidemie che mette in luce l’inefficacia degli interventi adottati in passato come oggi. Negli anni 2003-2004, per esempio, la lingua blu colpì quasi un milione di capi (con 75.797 capi morti), mentre l’ondata 2013-2014 portò alla morte di 113.780 capi su oltre 1,7 milioni infetti. «La crisi attuale – conclude il comunicato di Coldiretti – richiede un approccio strutturale per evitare il ripetersi di emergenze simili, con l’attivazione di una task force dedicata e un piano finanziario adeguato».

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