La Nuova Sardegna

L’intervista

Dipendenti più felici con la settimana corta: in una azienda sarda è già realtà

di Serena Lullia
Dipendenti più felici con la settimana corta: in una azienda sarda è già realtà

I soci: «Collaboratori produttivi grazie al tempo in più per loro stessi e la famiglia»

13 novembre 2024
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Sassari Più felici con la settimana corta. Datore di lavoro e dipendenti. La formula è già realtà da un anno nel gruppo “Prossima isola” di cui fa parte anche “Mentefredda”, società di servizi digitali e marketing per il turismo, con base ad Alghero. I proprietari hanno dato una bella sforbiciata all’orario davanti al pc. «Da 40 a 35 ore alla settimana, lasciando invariati stipendi e giorni di ferie», sottolinea Marco Montalto che insieme a Marcello Orizi, Daniele Idini e Gabriele del Curto hanno creato Prossima isola nel 2008. E sebbene il format sia ancora sperimentale, si può parlare di doppio soddisfazione.

Marco Montalto, siete stati un po’ dei precursori con la settimana corta. Come è nata l’idea di introdurla nella vostra azienda?

Si veniva dagli anni del Covid, con carichi di lavoro importanti e durante il periodo della pandemia era emersa la necessità di avere più tempo per sé stessi. È stata un po’ questa la leva che ha fatto scattare l’idea di proporre la settimana corta. L’abbiamo sottoposta ai nostri ragazzi, l’abbiamo discussa e ci siamo trovati d’accordo sul fatto che in questo modo si potesse raggiungere un buon equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

Lavorare di meno, quindi, rende più produttivi e più felici?

Siamo fermamente convinti che dare la possibilità ai nostri collaboratori di avere più tempo per sé stessi o per la famiglia influisca positivamente sui processi aziendali. Possiamo confermare che, nonostante siamo ancora in una fase di sperimentazione, quello che viene fuori è una soddisfazione da parte dei nostri ragazzi, e nostra come soci. I nostri dipendenti lavorano bene, sono più felici perché hanno più tempo per loro stessi. Sono 13 e appartengono a fasce di età differenti, tra i 20 e i 50 anni, quindi con esigenze diverse. I più giovani hanno più tempo per lo sport o per gli hobby. Chi ha figli, piccoli o adolescenti, può dedicarsi di più alla loro crescita con una maggiore presenza in famiglia.

La settimana lavorativa è quindi passata da 40 a 35 ore.

Esattamente. Si lavora dalle 9 alle 17 ma gli stipendi e i giorni di ferie sono rimasti invariati. In questo modo non solo abbiamo dipendenti più felici, che hanno anche un entusiasmo diverso nell’affrontare la giornata lavorativa perché consapevoli che avranno più tempo per loro stessi. Ma aumentiamo anche l’appeal dell’ azienda per trovare nuovi talenti da inserire in organico.

Secondo lei la settimana corta può essere introdotta ovunque?

Nel settore privato dipende dai contesti, dal rapporto di fiducia costruito con i proprio collaboratori e anche dal livello di responsabilizzazione del dipendente nel garantire un lavoro di qualità a fronte del vantaggio legato al maggiore tempo libero.

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