La Nuova Sardegna

Chiesa

Don Fernando Maria Cornet scomunicato: «Ma i casi sardi sono tanti»

di Andrea Sini
Don Fernando Maria Cornet scomunicato: «Ma i casi sardi sono tanti»

Parla lo storico Monsignor Tonino Cabizzosu: «L’ultima volta fu cento anni fa»

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Sassari Un secolo dopo, c’è di nuovo un sacerdote sardo al centro di una contestazione con conseguente scomunica da parte del capo della Chiesa cattolica. Il caso del prete sassarese Fernando Maria Cornet, dimesso dallo stato clericale da Papa Francesco perché ritenuto colpevole di scisma, richiama alla memoria precedenti ormai quasi perduti nel tempo. «Tra l’altro in circostanze e con accuse abbastanza differenti rispetto al caso odierno».

A parlare è Monsignor Tonino Cabizzosu, vicario episcopale per la Cultura della Diocesi di Ozieri, studioso e grande conoscitore della storia della chiesa, non solo quella isolana. «La contestazione al magistero pontificio costituisce una costante nella storia della Chiesa – dice il prete-professore –. Per quanto riguarda la chiesa sarda, ne cito solo tre: la “fuga” da Roma del vescovo iglesiente Montixi senza firmare il testo finale della “Pastor Aeternus” (18 luglio 1870), sull’infallibilità del Papa: firmerà il documento soltanto tre mesi dopo. Poi la contestazione del Vicario Capitolare Tommaso Muzzetto il quale, in dissonanza con il pensiero della gerarchia, fece sventolare il tricolore sul campanile della cattedrale di Tempio, in occasione della breccia di Porta Pia (20 settembre 1870)». Infine il caso più recente, che risale al periodo a cavallo tra gli anni Dieci e Venti del Novecento. Cent’anni fa, appunto.

«In tempi di accesa lotta “antimodernistica” è infatti da ricordare la posizione contestatrice riguardo alcune interpretazioni ecclesiologiche e scritturistiche di don Bacchisio Raimondo Motzo di Bolotana». Quest’ultimo, dopo un primo richiamo da parte di Papa Benedetto XV e ulteriori attriti col successore Pio XI, nel 1924 preferì dismettere l’abito ecclesiastico e ritirarsi in silenzio. Quali sono le differenze tra questi episodi e quanto avvenuto all’ex parroco di San Donato, una delle storiche parrocchie della città di Sassari?

«La differenza tra il “caso” di Sassari e quelli appena citati – sottolinea ancora lo studioso ecclesiastico – sta nel fatto che il primo è guidato da una netta opposizione all’ecclesiologia del Vaticano II e alle aperture di Papa Francesco; gli altri esprimono una sensibilità ecclesiale diametralmente opposta e lottano per una Chiesa in sintonia con i tempi. La severità della disposizione pontificia adottata non deve meravigliare sia per la gravità oggettiva delle accuse rivolte al pontefice come anche per la metodologia posta in essere da Francesco in varie parti del mondo con la destituzione di vescovi responsabili di aver insabbiato responsabilità circa l’abuso di minori». Nel caso specifico ciò che sorprende è la radicalità di contenuti del libro – conclude Monsignor Cabizzosu –, più enunciati che dimostrati razionalmente. Questo fatto è nuovo nella storia della Chiesa sarda e si distingue da eventi similari precedenti.

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